giovedì 18 settembre 2025

Mondiali di Atletica a Tokyo - 6^ giornata (18-09-2025)

 Oggi giornata di decantazione, dopo le emozioni di ieri. Mi preparo a una serata senza italiani protagonisti: ci sono quattro finali, tutte senza italiani (e in una sola, il triplo femminile c'era qualche speranza che ce ne fossero) e tre semifinali, di cui una sola con italiani. Penso comunque alle sessioni in cui di italiani non ce n'erano proprio, caso che si ripeterà domenica mattina, visto che è dedicata interamente al decathlon. Durante il giorno, passeggiando per il quartiere di Shibuya (che non è lontano dallo stadio) incontro tanti membri delle squadre, tra cui anche un paio di italiani (non atleti).

Per l'arrivo allo stadio stavolta ho un po' di flessibilità: nella prima gara c'è un'italiana, ma sono le batterie dei 5000, quindi pazienza se la vedo cominciata. Sulla metro incontro tanta gente che va allo stadio, anche qualche australiano: si sentono sempre quando annunciano i loro atleti, ma finora non ne avevo mai visti. Non avevo mai visto tanta gente entrare contemporaneamente: ai controlli si fa ancora presto, ma poi c'è coda sulle scale mobili (oggi torno al terzo anello) e non c'è l'alternativa delle scale. Arrivo al mio posto che la batteria è al quarto chilometro. Il mio settore è pieno, come quasi tutto lo stadio, ci sono solo alcuni settori semivuoti: non capisco la differenza così grande coi due giorni precedenti. Attorno a me vedo solo giapponesi (o comunque asiatici). Quando annunceranno la Rojas, scoprirò che qualche fila dietro ci sono dei venezuelani.

Il pubblico incita l'atleta di casa che è nel gruppo di testa, anche quando, nell'ultimo giro, i giochi saranno già fatti perché rimangono in 8, quante sono le qualificate. Nel rettilineo finale sprinta la Chebet e la Battocletti la segue a una certa distanza, arrivando seconda. Fuori l'etiope Haylom. Nella seconda batteria il pubblico sarà ancora più entusiasta con la giapponese che va in fuga al primo giro e ci rimane fino a un chilometro dalla fine, ma poi rimane staccata. La Maiori si stacca a 3 giri dalla fine, la Del Buono all'inizio dell'ultimo giro, anche qui a 200 metri dalla fine rimangono in 8 e quindi non c'è volata.



Sono in corso anche le qualificazioni dell'alto donne. Vedo la Tavernini sbagliare il primo tentativo a 1,83, ma non so cos'abbia fatto la Pieroni: sul tabellone non lo mostrano e il sito non funziona. Lo capisco solo quando la vedo al secondo tentativo, che sbaglia. Entrambe passano poi al terzo. Escono già in 7. Progressione folle, che se non in un Mondiale almeno in un europeo potrebbe essere della finale: 1,83-1,88-1,92-1,95-1,97. A 1,88 le italiane non danno mai l'impressione di potercela fare (e fanno anche un "salto sincronizzato", il terzo per la Pieroni, il secondo per la Tavernini). Escono in 5, la Tavernini è l'unica del suo gruppo. A 1,92, però rimangono in 11 e al 12° posto, a 1,88 ci sono 5 a pari merito: il risultato di questa progressione così rapida è quindi di avere 16 finaliste! Cunningham e l'ucraina Tabashnik sono le uniche eliminate di un certo nome.


Parte presto anche la finale del giavellotto maschile, che non desterà un grandissimo interesse nel pubblico. Si parte con Weber, Peters e Chopra di poco sotto gli 85 metri, superati invece a sorpresa dall'americano Thompson e dall'indiano Yadav. Al secondo turno Peters spara 87,38, ma viene superato da Walcott che fa 87,83. I primi due turni fanno pensare a gara equilibrata e combattuta, invece praticamente finisce qui: dal terzo turno in poi solo in tre si miglioreranno, tra cui lo stesso Walcott, e di pochissimo, le posizioni rimarranno immutate. E così Walcott vince anche un Mondiale, a 13 anni dalle Olimpiadi vinte grazie al fatto di non essere italiano (perché se lo fosse stato non sarebbe stato convocato, in base alle regole che ci eravamo dati). Podio Trinidad e Tobago-Grenada-USA: a leggerlo, chi direbbe mai si tratta di giavellotto? A Budapest e a Parigi, peraltro, era stata una delle poche gare senza americani in finale.


Su pista si va avanti con le batterie degli 800 donne. Nella terza la Coiro rimane a lungo in coda, si fa largo a fatica nell'ultima curva e nel rettilineo finale esce dal gruppo e arriva terza (passano in tre). Nella quinta, corsa a un ritmo elevatissimo, Nagaayi e Reekie rimangono fuori dalle tre: ce la fanno ad essere ripescate, ma la britannica per soli 2/100. Nell'ultima la Bellò non è mai in gara e arriva ultima.




L'altra finale dei concorsi è il triplo donne. Già al secondo turno rimarrà l'unico concorso, e quindi tutti e 5 i tabelloni sulla pista segneranno i suoi risultati. Sono in ottima posizione per vederlo, in linea con la buca (più o meno come ieri, ma due piani sopra). Il primo salto stavolta non ammazza proprio la gara, ma mette comunque un'ipoteca: 14,85 della Perez Hernandez. La Rojas risponde con 14,76. La venezuelana dà l'impressione di fare step cortissimi, leggendo i dati vedo che un po' è così (soprattutto in questo primo salto, ma meno di quanto sembrava). Al secondo turno, la Lafond fa anche lei 14,76 e passa al secondo posto per la seconda misura. La Perez allunga: 14,90 al terzo (e me lo perdo), poi 14,94 al quarto. Si arriva all'ultimo turno: il salto della Lafond si vede che è molto lungo e potrebbe passare in testa, invece rimane dietro di 5 cm: 14,89. Leggerò poi che sarebbe stata l'impronta dei capelli. Quello della Rojas sembra un po' più corto e infatti è 14,71. Oro alla Perez Hernandez, sperando che domani un altro Hernandez lo imiti.





Nel frattempo in pista c'erano state le semifinali dei 200, prima maschili, poi femminili. Solo adesso mi accorgo che nei 200 è in gara anche Van Niekerk, che arriva quarto nella prima semifinale. Nella seconda il giamaicano Levell spara 19.78 rallentando anche leggermente nel finale e battendo Tebogo, ma nella terza Lyles risponde con 19.51! Si entra in finale con 19.98.



Tra le semifinali maschili e quelle femminili scopro di aver sbagliato posto: a due terzi del programma arriva la titolare del mio posto e scopro che il mio è tre file sotto (avevo letto male). Il nuovo è decisamente meglio: oltre ad essere un po' più basso, ha anche più spazio per le gambe (è all'altezza dell'ingresso) ed è di corridoio. Prima batteria in cui la Jackson fa 21.99 e con 22.13 si arriva terza, nella seconda la Jefferson risponde con 22.00.



E si arriva all'unica semifinale con italiani, gli 800 maschili. Pernici gareggia nella seconda: fa gara di testa e quando nel finale partono McPhillips (per l'entusiasmo degli irlandesi presenti) e Burgin per un attimo sembra poterli rimontare, invece Brazier rimonta su di lui e probabilmente lo supera. Vedendo però il tempo del primo, 1:43.18 penso che potrebbe aver battuto il record italiano e comunque è in buona posizione per i ripescaggi. Invece il record è ancora mancato di poco: è quarto con 1:43.84. Nella terza, vedendo che il primo fa 1:43.18 e che in tanti sono vicini, temo sia rimasto fuori, ed è così: non solo il terzo, ma anche il quarto hanno fatto meglio di lui. Questo toglie un po' di rimpianti, ma rimane pur sempre fuori per 4/100.


Rimangono le attesissime finali dei 400. In quella maschile, già nella seconda curva è nettamente in testa Kebinatshipi, ma nel finale il trinidegno Richards avanza fino a quasi a raggiungerlo, ma rimane secondo. Tempo buono, ma non eccezionale: 43.53, bronzo anch'esso al Botswana con un "normale" 44.20. Nella gara femminile: McLaughlin, Paulino e Naser si staccano subito dalle altre, ma il vantaggio dell'americana non è enorme, anche se lo incrementerà un po' nel finale. Vedendo le altre starle attaccate penso che stia andando meno bene del previsto, invece guardo il tempo: 47.80, poi corretto a 47.78. Paulino 47.98, Naser 48.19. Le prime due fanno la seconda e la terza miglior prestazione di sempre, la terza fa meglio della miglior seconda di sempre. Il pubblico si affretta a uscire, ma lo speaker avvisa che i giudici stanno controllando qualcosa, e infatti le medagliate non festeggiano. Quando passano all'intervista al vincitore della gara maschile vado anch'io, e infatti la classifica sarà confermata.







All'uscita solita coda per la scala. Un volontario dà indicazioni solo in giapponese, ma a gesti fa capire di andare in un altra scala. Esco e ci metto un attimo a ritrovarmi, perché esco in un punto diverso dal solito. C'era un volontario col un cartello con (suppongo) le direzioni delle stazioni metro, ma anche questo solo in giapponese. Immagino i commenti se una cosa del genere fosse successa in Italia.

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