giovedì 25 giugno 2020

Campionati italiani di tennis a Todi (23-06-2020)

Sono andato a vedere il primo turno dei campionati italiani di tennis. Dire che non ci sarei mai andato senza la pandemia è dire un'ovvietà: sappiamo che senza la pandemia questa manifestazione non sarebbe mai esistita. Gli "Assoluti" di tennis si erano estinti nel 2004, dopo una lunga agonia, fatta di partecipazione sempre più scarsa, e anche in questa nuova edizione il cast, soprattutto maschile è stato inferiore alle attese. Ma dopo mesi di niente ci si può accontentare.

Per assistere era necessario acquistare i biglietti on-line, su un sito mai sentito, che per registrarsi richiede un codice via SMS e una conferma via mail, che tarda ad arrivare. Una volta acquistato il biglietto, poi, bisogna aspettare l'e-mail di conferma, che arriva dopo tre quarti d'ora, e solo dopo che ho chiamato il call center (gentilissimi). Parto quindi dopo le 14,30, ormai sicuro che vedrò la sessione pomeridiana un bel po' cominciata (l'inizio era previsto alle 14,45).

Da casa mia a Todi sono circa 150 chilometri. Man mano che la meta indicata dal navigatore si avvicina comincio a temere che sia sbagliata, e infatti nel punto indicato c'è il deserto: scopro che il Tennis Club in realtà è a 7 km., ma almeno sulla stessa strada. Una volta arrivati, si capisce che il posto è quello perché è l'unico nel giro di qualche chilometro abbastanza grande per contenere campi da tennis, ma non c'è nessun cartello "Tennis Club Todi", né tanto meno "Campionati Italiani Assoluti".

Mascherina, misurazione della temperatura e si entra. C'era anche un'autocertificazione (di 4 pagine) a stampare, ma nessuno la chiede. Dopo tre mesi di blocco totale, devo dire che l'insegna dei Campionati Italiani Assoluti mi dà un'emozione simile a quella del Roland Garros. Il campo centrale è in fondo: mi fanno entrare subito, ma mentre mi avvio verso il mio posto mi ricordo che nel tennis non ci si può muovere a partita in corso. Io continuo ad avere molti dubbi sul fatto che il tennis richieda più concentrazione di tanti altri sport che si svolgono nel chiasso assordante, ma per adesso le regole sono queste. Mi fermo in un angolo, dal quale si vede comunque il campo.



I posti disponibili sono a scacchiera: posti alterni, sfalsati da una fila all'altra. Mantenere il distanziamento non è certo un problema; a un certo punto gli spettatori comuni saranno soltanto 4. Più affollata l'altra tribuna, quella degli accreditati. Speravo di vedere in campo Sonego o Fabbiano, invece ci sono due che non ho mai sentito, tali Rondoni e Gaio. Non so neanche chi dei due sia il favorito: a un primo sguardo Gaio sembra più forte, ha più varietà di colpi. Controllo, e scopro che Gaio è la testa di serie n. 2 e 130 del mondo (ha fatto anche qualche slam, non me lo ricordavo proprio), Rondoni un lucky loser. Il divario non sembra così netto: nel primo set Gaio fa il break decisivo all'8° gioco e vince 6-3. Avrà anche un servizio misurato a 228 km/h, ma non sembra realistico.


Il secondo set va per le lunghe: ci sono molti game combattuti. Gaio fa il break al terzo game, poi va più volte vicino a fare il secondo, ma Rondoni gioca meglio che nel primo set e resiste. Il caldo si fa sentire, temo anche di scottarmi. La mascherina (che credo di non mai aver tenuto così tento tempo di fila) all'inizio dà fastidio, ma poi non ci faccio più caso. Per i giocatori, una novità legata all'emergenza è che nel cambio di campo siedono uno di fronte all'altro, per non doversi incrociare.


Gaio vince anche il secondo set 6-3. Il saluto finale avviene per contatto di racchette. Usciti i giocatori arriva un addetto in tenuta da ghostbuster per la sanificazione, soprattutto delle sedie. Si è fatto tardi e capisco che dell'incontro successivo, tra Fabbiano e Gigante, potrò vedere al massimo l'inizio. Nell'intervallo intervistano qualcuno in campo, troppo anziano per essere un giocatore: quando mi viene vicino riconosco, credo, Nargiso. Gigante, nonostante il nome, è un diciottenne esile, n. 1100 del mondo, che ha giocato all'Australian pen juniores. Vedo giusto i primi due game, che seguono i servizi, poi vado.


                                   

In definitiva, ho fatto 300 km, tra andata e ritorno, per stare due ore sotto il sole a vedere un incontro tra due tennisti sconosciuti. Ma dopo tre mesi passati a vedere incontri del passato ed e-sports, ne è valsa la pena.






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