domenica 28 maggio 2023

Ultima tappa del Giro d'Italia (28-05-2023)

 Quest'anno il Giro d'Italia arriva a Roma. Mi sono chiesto a lungo se valesse la pena andarlo a vedere: presumibilmente avrei visto un massimo di 6 passaggi di un gruppo compatto (erano 6 giri di un circuito) ogni 17-18 minuti, sperando poi di avere uno schermo per vedere quelli che succede tra un passaggio e l'altro, e poi l'arrivo. Quando il Giro finiva a Milano e io abitavo in zona non avevo mai pensato di andarlo a vedere: finora la mia unica corsa ciclistica su strada dal vivo era stata una di cicloamatori, di cui avevo visto un passaggio in montagna, naturalmente mentre ero lì per altri motivi.

Alla fine decido di andare a vedere gli ultimi due passaggi. Ma dove? Scarto subito l'idea di andare all'arrivo, o comunque negli ultimi 1-2 chilometri, sia temendo di trovare troppa ressa, sia temendo che sarebbero stati difficili da raggiungere, considerato che a Roma vige la consuetudine di chiudere le stazioni della metro quando servono di più. scelgo Piazza del Popolo, sia perché è l'unico punto del percorso vicino a una fermata della metro A, sia perché c'è il villaggio e quindi è più probabile vi sia uno schermo.

Arrivo a Piazza del Popolo intorno alle 18, e scopro che  il Giro non passa di lì. Del resto, guardando la strada, mi rendo conto che sarebbe stata una versione mediterranea della Parigi-Roubaix, anche se nel percorso qualche tratto di sampietrini c'era. C'è almeno lo schermo, e vedo che mancano 24 km. Devo andarmi a riguardare il percorso sul sito, e scopro che il punto più vicino del percorso è sul Lungotevere, dove svolta sul Ponte Regina Margherita. Mi posiziono sulla svolta, pensando che sia il punto dove riuscirò a vedere il tratto più lungo di gara. C'è poca gente, e non ci sono transenne, per cui mi viene il timore che al momento del passaggio ci manderanno via: invece si limiteranno a farci indietreggiare. 

Sul ponte c'è lo striscione dei 10 km all'arrivo: pensavo mancasse di meno. Capisco quindi che vedrò un solo passaggio: sarei appena riuscito a vedere il penultimo se fossi andato subito qui. Passano diverse auto e moto: a un certo punto passa un'auto con la scritta "inizio corsa", quindi dovrebbe mancare poco al passaggio. Accanto a me c'è un signore con accento emiliano, che filma e fa la radiocronaca. Passa ancora un po' prima del passaggio dei corridori: come preannunciato, gruppo compatto, e nella massa non sono certo in grado di riconoscere nessuno. Poi svoltano davanti a me, a una velocità impressionante: viene un po' di paura che qualcuno cada e mi venga addosso. Non si capisce se debba passare ancora qualcuno: io, a vedere il gruppo, non avrei mai detto che erano 125, ma presumibilmente, se non lo erano, ci mancava poco. Passano altre auto e moto e alla fine c'è un c'è un corridore staccato, uno solo. Subito dopo passa l'auto col cartello "fine corsa". 



Torno a Piazza del Popolo a vedere il finale: noto che fino alle ultime centinaia di metri, sui Fori Imperiali, non c'era mai molta gente, si sarebbe potuto tranquillamente seguire la gara dappertutto, ma penso comunque di aver fatto bene a venire qui. Vedo l'arrivo, con la vittoria di Cavendish e l'ennesima caduta, poi, prima di andare do un'occhiata agli stand del villaggio. In particolare guardo le maglie rosa d'epoca: da quella di Magni del 1948, a quella del primo anno di Merckx, che era anche il mio primo anno di vita (1968), fino a quelle che di giri che ricordo bene, 1986 (Visentini) e 1988 (Hampsten). Anche le più recenti sono diverse da come me le immaginavo: le pensavo simili a maglie da calcio, invece erano tessute a maglia e dall'aspetto pesante. Mi ripasso poi l'albo d'oro, notando che siamo al decimo vincitore diverso in 10 anni.





Ero arrivato a 55 anni senza mai aver visto passare il Giro d'Italia: era una lacuna di cui un po' mi vergognavo. Adesso ho messo le cose a posto

mercoledì 17 maggio 2023

Internazionali d'Italia di tennis (16-05-2023)

 Mi parto prima del solito per accompagnare mia figlia, che va a vedere gli Internazionali con la scuola (e avrebbe dovuto essere lì alle 10), tanto che penso che dovrò cercarmi qualcosa da fare in attesa dell'inizio delle partite, previsto per le 11. Sempre poi che inizino, visto che piove. Invece il traffico è allucinante, ben oltre quello a cui uno è abituato in una città come Roma: sono già le 11 quando lascio mia figlia e mi metto a cercare parcheggio, mettendoci un'altra mezz'ora a trovarlo (non tutta nella ricerca in sé: buona parte è servita solo per arrivare in zona).

Finisce che entro nel recinto verso le 11,45, dal lato dello stadio di calcio, quindi opposto a quello del Centrale. Ha smesso di piovere e :gli incontri sono cominciati regolarmente. Non si vede tantissima gente nei viali. Anche quest'anno, poi, per arrivare al mio posto devo fare tutto il giro attorno al Centrale, in quando la via diretta è interrotta dal corridoio d'ingresso dei giocatori. Il primo incontro è quello tra Djokovic e Norrie: arrivo che Djokovic è già in vantaggio di un set e di un break nel secondo, ma mentre aspetto che mi facciano entrare perde il break: entro sul 3-2 per Norrie. Mentre aspetto scopro anche che il programma è cambiato rispetto a quello che avevo letto: hanno aggiunto degli incontri rinviati ieri e quello di Sinner non è più il terzo, ma il quarto.



C'è tanta gente che entra e scopro pure che il mio posto è a una rampa di distanza. Quando il cambio di campo sta per finire, mi siedo al primo posto disponibile. Penso che al prossimo cambio mi sposterò al mio posto, ma poi considero che non farò mai in tempo e rimango dove sono fino alla fine. Ho un impegno e devo andare verso le 16,30-16,45: l'obiettivo e riuscire a vedere almeno parte dell'incontro di Sinner. Sono quindi combattuto tra la mia avversione per Djokovic per il suo comportamento durante la pandemia e il desiderio che la partita finisca prima possibile. Si sente che Djokovic ha ancora molti fan, tra cui alcuni serbi (o almeno con bandiera serba), ma non è più l'idolo indiscusso: anche Norrie ha i suoi sostenitori. Il serbo fa e disfa: qualche bel colpo, ma anche molti errori.  All'ottavo game Morrie ha due palle break (non consecutive), ma al nono fa il break Djokovic, che al game successivo chiude. Me ne vado subito, sia per non sentire le sue dichiarazioni sia perché ho fame.



Sono fortunato, l'unico stand gastronomico senza coda è sarebbe stato comunque la mia prima scelta: è uno che fa i classici panini dell'Autogrill. Mangio una Rustichella e torno sul Centrale, dove Sonego e Tsitsipas sono ai palleggi prima di riprendere la loro partita, sospesa ieri dopo il primo set, vinto dal greco. Stavolta cerco di andare al mio posto, ma mi accorgo che ho fatto di nuovo l'errore di prendere un posto al limite del settore, senza rendermi conto che non era vicino a un corridoio, ma a una barriera. Arrivato alla mia fila (la 19^, una delle ultime), vedo che è quasi vuota e quindi non vado fino in fondo, mi fermo verso la metà. Noto che ci sono parecchi vuoti, molti più dei posti che erano rimasti liberi quando avevo preso il biglietto un mese fa. Va detto che molti posti erano riservati ai "players' guests", ed era difficile pensare che i giocatori avessero così tanti ospiti. Nella tribuna opposta alla mia c'è un gruppo di 11 tifosi greci, con bandiere e magliette che compongono la scritta "tsitsimania".



La partita è una sequenza di servizi potentissimi, spesso sopra i 210 km/h o anche sopra i 190 angolati. Ricordo che quando ho cominciato ad andare a vedere il tennis, i servizi di Ivanisevic che sembravano missili raramente raggiungevano i 200. Dopo tre game consecutivi con palle break, due per Tsitsipas e uno per Sonego, sia arriva al tie break seguendo i servizi. Anche qui equilibrio con pochi mini-break, ma alla fine Tsitsipas vince.

Il programma sul Centrale adesso prevede l'incontro di singolare femminile Swiantek-Vekic: decido di fare un giro sugli altri campi prima di tornare a vederlo, magari un po' cominciato. Vedo una grande folla sul Pietrangeli, dove si gioca l'incontro di doppio tra Bolelli/Fognini e Koolhof/Skupski, che solo dopo scoprirò essere la testa di serie n.1. Penso di dare solo una rapida occhiata, immaginando che non si riuscirà mai a sedersi, invece al primo cambio di campo trovo posto anche molto vicino, come forse non ero mai stato sul Pietrangeli: l'unico inconveniente e che non si vede il tabellone. Siamo sul 2-1 per gli italiani nel secondo set, dopo che hanno perso il primo: all'inizio penso di fermarmi solo qualche game, poi considero che tanto l'incontro non può durare ancora tantissimo (visto che non c'è il terzo set, ma il tie break lungo) e decido di fermarmi fino alla fine.

A un certo punto l'arbitro richiama il pubblico,  invitandolo a non fischiare, che non è rispettoso per i giocatori: io non avevo sentito niente. Qualche game dopo si sente qualche fischio dal lato opposto al mio e il giocatore al servizio (uno degli avversari degli italiani: non ho neanche capito che fosse l'uno e chi l'altro) si interrompe. Il pubblico insulta i fischiatori, facendo molto più rumore di loro, al che l'arbitro ringrazia, ma li prega di smettere. Peraltro, io continuo a non capire perché, tanto per dire, un rigore del calcio, un field goal del rugby o del football americano o un servizio della pallavolo si possano fare nel chiasso assordante, mente per un servizio del tennis serve il silenzio assoluto, ma naturalmente, finché le regole saranno queste, andranno fatte rispettare. So anche che un tentativo di cambiarle era stato fatto negli anni '70 e non aveva avuto successo, ma ci si potrebbe riprovare: tante cose che 50 anni fa erano impensabili oggi sono normali. Gli italiani perdono il servizio sul 5-5, ma lo recuperano nel game successivo. Il pubblico si scalda, molto più di quanto avesse fatto per Sonego, e urla il nome di Fognini, dandomi una certa emozione, visto che coincide col mio. Si arriva al tie break, che rimane equilibrato fino al 4.3 per gli anglo-olandesi, quando,  gli italiani perdono entrambi i punti sul loro servizio con un errore banale e un doppio fallo: finisce 7-4.




Nel frattempo sul Centrale sono già nel secondo set inoltrato: la Swiantek ha vinto il primo, ma sembra che la Vekic sia in vantaggio di un break nel secondo (probabilmente era una segnalazione errata), per cui si rischia anche il terzo: le chance di vedere almeno un po' di Sinner si riducono. Quando cerco di entrare, hanno pure appena ripreso dopo un cambio di campo: mi tocca quindi aspettare due game, nei quali avviene il break decisivo. Alla fine vedo solo tre game, dal 4-3 al 6-4. Noto la presenza di un buon numero di polacchi.



Mi prendo qualcosa da mangiare in attesa dell'incontro di Sinner, ma si è fatta quasi ora di andare: mi rendo conto che vedrò solo pochi games, spero tre, ma il primo (nel quale Sinner fa il break) è molto lungo, per cui finisco per vedere solo quello. Visto come andrà la partita, è stato anche meglio.




sabato 6 maggio 2023

Open d'Italia di golf (05-05-2023)

Edizione 2021 

Edizione 2022

Arrivo al parcheggio, dopo aver faticato ancora una volta a trovarlo (c'erano dei cartelli, ma solo nell'ultimo tratto: il problema è sempre prima). Trovo posto molto più lontano degli altri anni: penso che ci sia molta più gente, ma poi mi accorgerò che non è così, forse era solo diversa la disposizione delle auto. La navetta parte dopo pochi minuti: siamo in tutto in sei, c'è anche una coppia con una bambina di un mese. Nessuna coda all'ingresso, stavolta non danno mappa e ordine di partenza, ma solo QR code per scaricarli. L'ordine di partenza me l'ero portato da casa, della mappa decido di fare a meno e guardare i cartelli, ma mi avrebbe fatto comodo. Per arrivare al campo, si passa da una fila di stand commerciali: ti invitano a provare la realtà virtuale, che sarebbe interessante, ma non sono qui per questo (eppure qualcuno che lo fa c'è: mi meraviglio sempre della gente che va a vedere un evento sportivo e poi fa tutt'altro). C'è anche un area multisport per bambini, a cura del CONI, dove si possono provare, tra gli altri, scherma, arrampicata e tiro a segno.




Arrivo al campo intorno alle 11,30. Comincio dando un'occhiata al primo punto che si incontra, il green della 9. Per capire chi sono i giocatori bisogna leggere i nomi sui caddie, non c'è l'omino che porta il cartello col punteggio, e dalla mia distanza si fa fatica (non ho portato il binocolo): alla fine si ricostruiscono abbinandoli con l'ordine di partenza. Poi, come sempre, bisogna aspettare che il caddie si avvicini al giocatore per capire chi è l'uno e chi l'altro, e a volte rimane il dubbio per un po'.


Finita la partita al green della 9, vado alla ricerca del leader della classifica, il francese Pavon, che ho visto che sta per concludere il giro (ed era partito dalla 10): lo incontro al tee della 8. Ha poca gente al seguito, per essere il primo in classifica: si notano alcuni francesi. Come al solito, nei colpi lunghi mi perdo la pallina dopo poco: qualche rara volta riesco poi a vedere dove atterra, ma solo in qualche colpo molto alto riesco a seguire tutta la traiettoria. Il più delle volte, per scoprire dov'è finita la palla, devo aspettare che si avvicini il giocatore. Mi viene il dubbio se la 8 sia un par 4 o un par 5, visto che nessuno va in green in due colpi: controllo che è un par 4. Alla 9 mi accorgo che i giocatori tolgono la pallina dal percorso anche sul fairway, pensavo si potesse solo sul green.


Pavon chiude il suo giro con un birdie alla 9. Io decido di seguire un altro dei primi in classifica, lo spagnolo Otaegui. che dovrebbe essere a 4-5 buche dalla fine (anche lui partendo dalla 10). Prima di raggiungerlo, mi devo però fermare al tee della 1, dove sta partendo una partita (una delle prime del pomeriggio) , con lo speaker che annuncia i giocatori. Al tee della 1 c'è anche un'enorme tribuna per la Ryder Cup, qui inutilizzata. Lo raggiungo al secondo colpo della 6: con lui c'è l'inglese Baldwin, anche lui ben piazzato. e il sudafricano Lombard, dal fisico non molto atletico e che svapa tra un colpo e l'altro. Ha però un braccio molto potente: alla 9 (par 5) sfiorerà l'eagle e il birdie sarà quello che alla fine gli consentirà di passare il taglio. Anche Otaegui chiuderà con un birdie.




Conclusa questa partita, all'inizio perso di fermarmi un po' al green della 9: tra due partite c'è Zenner il migliore degli italiani, e tra quattro un altro dei primi in classifica, il tedesco Kieffer. Poi però vedo che sono quasi le 14 e decido di andare a mangiare, per poi vedere un po' anche i giocatori partiti il pomeriggio: non oso fermarmi fino a tardi per via dell'allergia.

Di passaggio mi fermo a guardare il merchandising della Ryder Cup, che è anche bello, ma i prezzi sono un po' alti: 109 euro una cintura (in tela), 45 un cappellino, 33 un mini asciugamano. Per mangiare, l'unico posto a sedere è in pieno sole: certo, non fa caldissimo, anche se è sicuramente la giornata più calda dall'inizio dell'anno, ma alla fine le ore sotto il sole lasceranno il segno. Alla fine il peggior contraccolpo di questa giornata sulla mia salute non sarà l'allergia (anche se anche quella si sente, nonostante gli antistaminici extra), ma le scottature, soprattutto sul collo.

Per il pomeriggio decido di seguire il cinese Wu, che vedo si sta avvicinando alla vetta della classifica e che anche lui è partito dalla 10, in modo da vedere anche un po' di buche  della seconda parte: penso di seguirlo fino alla 18. Lo incrocio alla 15, dopo aver visto un colpo del francese Guerrier, altro giocatore di alta classifica, che chiuderà secondo, anche lui con un fisico non propriamente atletico. Quanto meno non c'è il problema di distinguere Wu dai suoi compagni di partita, un austriaco e un finlandese, entrambi sotto il par. Come previsto, seguo questa (bella) partita fino alla 18, a volte perdendo il conto dei colpi: mi era sembrato che Wu avesse fatto birdie alla 17 e par alla 18, invece era il contrario. Anche loro non hanno il cartello del punteggio, a differenza di altre partite, come la precedente (quella di Guerrier) e la successiva. Il pubblico al seguito non è molto, ma già più che nelle partite che avevo seguito al mattino.




Lascio Wu a -5: nella seconda parte crollerà e chiuderà in par. Mi fermo a vedere l'arrivo della partita successiva, con l'italiano Canonica che era a +2 e ci resta. Assisto anche al dramma del francese Dubuisson, che manda la palla in acqua due volte di fila e si ritira. Accanto a me, due giocatori di club commentano che è una consolazione vedere anche i professionisti fare queste figure. Mentre me ne sto andando, vedo che al tee della 10, lì di fronte, arriva la partita di Dodo Molinari (l'unico in gara dei due), che è già a +6. Vedo giusto il primo colpo (senza capire il risultato), poi vado.



Sono le 16,30 e decido di chiudere qui la mia giornata golfistica, soprattutto per il rischio allergia. Ho camminato "solo" 9 km, contro i 15 degli anni precedenti. Il cartello all'uscita stavolta dice soltanto "goodbye" senza specificare a quando, ma per me l'appuntamento è per la prima giornata della Ryder Cup, il 29 settembre.