sabato 12 agosto 2017

Mondiali di atletica a Londra -8^ giornata (11-8-2017)

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Anche stavolta arrivo allo stadio all'ultimo momento. Sulla strada tanti volontari danno il cinque: a me lo danno tre volte. Non c'è quasi coda, ma un volontario sadico ci ricorda che rischiamo di perderci l'inizio e che non vorrebbe essere nei nostri panni. Alla fine mi perdo la prima batteria dei 100 del decathlon e arrivo appena in tempo per la seconda.

Stavolta il pubblico è quello di una normale sessione mattutina: lo stadio è talmente vuoto che per la prima volta noto che i seggiolini hanno i colori del West Ham. Sono in settima fila, a metà del rettilineo finale, quindi in ottima posizione per 100 del decathlon e 100hs. Per la prima volta incontro degli italiani, che si fanno vedere solo verso le 11, per la gara di Tamberi: altri ne incontrerò nel pomeriggio.

Nei 100hs vedo molto da vicino la caduta rovinosa dell'ostacolista di Trinidad, che rimane parecchi minuti a terra, prima di essere portata via in barella (sembra che adesso stia bene, comunque). Ciò nonostante, nel primo ordine d'arrivo comparso sul tabellone risultava al quarto posto, con 13.01. Vedo anche il dato del vento, che non comunicano mai. Vedo bene anche il podio, ma la mattina non ci sono premiazioni. Vedo abbastanza bene anche il disco donne, ma con qualche difficoltà a vedere partire l'attrezzo, che si confonde con la gabbia.

Si vede senza problemi anche la gara che stava più a cuore a tutti noi: le qualificazioni dell'alto maschile. Nella presentazione iniziale, lo speaker non nomina Tamberi e quando salta a volte lo chiama Tàmberi. La pronuncia dello speaker è orribile, chiama tutti all'inglese: es. l'astista Lisek diventava "Laisek" e oggi il decatleta spagnolo Urena diventava "Iurena". Tamberi comunque supera i 2,17 alla prima, poi 2,22, 2,26 e 2,,29 tutti alla seconda, ma sempre facendo tremare l'asticella. A 2,29 si inginocchia come verso la Mecca, pensando di avercela fatta, invece risulta 13°. Servono proprio i 2,31, e non ce la fa. Esce dal campo per ultimo, sconsolato. Almeno ha fatto lo stagionale, ed è solo il quarto italiano a farlo in questi Mondiali. Ho letto tanti commenti orribili su di lui, ma bisogna solo dirgli grazie. Domenica, quindi, mi toccherà andare allo stadio rasato normalmente (e non a metà).

Rimane il peso del decathlon, dove hanno messo le fettucce più lontane (14 e 16 metri, contro 12 e 14) nel gruppo dei peggiori. Si è quindi avuto un gruppo con più di metà dei lanci oltre la seconda fettuccia ed uno in cui il 90% non arrivava alla prima. All'uscita incontro dei tifosi australiani (di un'ostacolista) dotati di canguro gonfiabile. Mi attardo ed esco quando stanno cominciando a chiudere i cancelli.

Il programma pomeridiano comincia alle 17, ma fino alle 19 c'è solo l'alto del decathlon. Io arrivo verso le 17,40 e trovo lo stadio già piuttosto pieno: verso le 18 tre quarti delle tribune saranno piene quasi del tutto (rimane un po' vuota la zona sopra il rettilineo finale). Sono al secondo anello, all'altezza della partenza dei 200. Vedo tutto bene: l'unico problema è che nell'alto sono allineato all'asticella e quindi non la vedo, se non quando cade. Lo svantaggio del secondo anello però è che per ogni necessità bisogna scendere le scale e poi risalirle: in alto non ci sono né bar, né bagni.

Finalmente posso godermi una gara di salti in estensione, e il lungo donne merita davvero, sempre combattuto sul filo dei centimetri. Peccato solo che il salto vincente della Reese avvenga durante una semifinale degli 800 e quindi me lo perda. E' equilibrato anche il martello: anche quando Fajdek prende il largo alterzo lancio, rimangono le posizioni dalla 2^ alla 7^ in meno di un metro. Peccato solo che Lingua non sia della partita: dopo 3 lanci è 10° e quindi si ferma.

Non ce la suò certo prendere con lui, ha fatto il suo, ma rischiamo seriamente di finire le prove da stadio con zero finalisti: vale il detto di Freak Antoni "non è vero che quando si tocca il fondo si può solo risalire. A volte si comincia a scavare".

Nel finale di serata, spicca la finale dei 3000 siepi donne, con la sorprendente doppietta americana e la comica del secondo giro, quando una keniana crede di essere ancora nel primo e prosegue sulla pista invece di deviare verso la riviera.





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