mercoledì 9 ottobre 2019

Mondiali di atletica a Doha - 9^ giornata (05-10-2019)

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Rieccomi, tornato a casa, a descrivere la giornata di sabato, quella dell'epica finale del peso e di una Maratona per pochi intimi, ma in cui proprio per questo mi sono divertito come non mai in una gara su strada. Ma anche qui, cominciamo dall'inizio.

Arrivo in taxi con un gruppo di bahamensi, che insistono per pagare loro. All'ingresso c'è un po' di coda, ma molto meno di ieri. Stavolta ho un posto non numerato, all'inizio del rettilineo opposto. Quando arrivo ho un'ampia scelta di posti, ma già una mezz'ora dopo non ce ne saranno più tanti liberi. Rimarrà più vuota la zona dell'arrivo, ma anch'essa si riempirà la sera. Rimarranno molti posti vuoti solo nella seconda curva e nel settore famiglie. Sono vicino alla "curva" etiope, che canterà tantissimo, anche prima degli spari, causando problemi alle partenze. Si vedono anche bandire del Costarica, poi scoprirò il perché: hanno un'ostacolista fortissima, che non conoscevo. Essendo giornata di giavellotto, c'è un buon numero di finlandesi e durante il secondo gruppo delle qualificazioni si sentiranno anche i tifosi pakistani.


Cominciano le gare su pista con le batterie dei 100hs: la Bogliolo vince la sua, approfittando delle squalifica della McNeal, ma nell'ultima batteria sarebbe arrivata 5^. Partono anche le qualificazioni del lungo femminile: sono di spalle, non sono in grado di valutare i salti: In queste qualificazioni c'è sempre il problema di capire quale sia il gruppo A e quale il B: stavolta bisogna aspettare il secondo salto, visto che le prime a saltare sono dello stesso paese (Francia). Disastro le italiane, che a un certo punto sono agli ultimi due posti, poi chiudono ultima e quartultima. Anche la Reese si piazza al 12° posto con l'ultimo salto, ma poi viene di nuovo scavalcata e rimane fuori.


C'è anche il gruppo B del giavellotto: all'inizio rimangono tutti lontani dalla qualificazione, sembra che le condizioni siano peggiori rispetto al gruppo A, poi Walcott sarà il primo a qualificarsi e alla fine ci saranno 5 finalisti dal gruppo B. Tra questi però non ci saranno i due tedeschi, che rimangono lontanissimi: nella fila davanti a me arriva un po' di gente a discutere del disastro, tra cui la giavellottista Fuchs. I finlandesi riescono invece a piazzare un lanciatore in finale, con l'ultima misura.

C'è di nuovo una pausa di un ora, quindi vado per l'ultima volta alla fan zone. Al negozio mi compro una borsa, come dicevo le magliette non mi piacciono: sono più Asics che dei mondiali. Incontro anche la triplista portoghese Costa, che sarebbe stata in gara se so fosse qualificata. Al banco informazioni hanno il programma, ma solo dei giorni precedenti, quello di oggi l'hanno finito: prendo quello di venerdì, tanto per averne uno (e non l'ho ancora aperto).

Momento di panico al rientro: non trovo più il mio posto (e di conseguenza nemmeno lo zaino con cui lo tenevo occupato)! Poi scopro che era un corridoio più in là di dove lo cercavo. Davanti a me si è seduto il giavellottiata Hoffmann, con la sua compagna. Fatica a stare nel seggiolino: da lontano i giavellottisti non sembrano così enormi, specie se confrontati coi pesisti, ma da vicino lo sono. Non lo voglio disturbare, dato il risultato, ma altri gli chiedono la foto e lui la fa, sorridendo anche.



Le gare su pista riprendono con la 4X400 femminile: dopo la prima batteria, all'Italia basta arrivare 4^ con 3'28" o 5^ con 3'27 per passare, sembra fattibile. Invece la Trevisan urta una della frazione precedente, il Belgio fa una grande gara e noi rimaniamo fuori per 17/100. Nel frattempo è cominciata la gara per cui questa giornata sarà ricordata nei secoli: la finale del peso maschile, che si svolge dal lato opposto rispetto a quella femminile, così che entrambe sono state dal lato opposto rispetto al mio. Apre Crouser: 22,36! Ancora l'anno scorso avremmo pensato a una gara già finita, invece è appena cominciata: già al primo lancio Walsh fa 22,90! Al secondo Romani fa 22,53: già sembra incredibile che con 22,36 si vinca solo il bronzo. Tanti lanci superano di molto i 22, a un ceto puto sembra debba arrivare il record del mondo, ma molti sono nulli. Al quarto Crouser fa 22,71 e si porta al secondo posto, ma all'ultimo Kovacs fa 22,91! Crouser risponde con 22,90, per cui Walsh con la stessa misura si ritrova terzo, e ci rimane perché chiude con un nullo.

Intanto le gare su pista proseguono con la 4X400 maschile: l'Italia dopo la prima frazione è staccata, dopo la seconda è ancora ultima, ma in gruppo, dopo la terza è sesta, nell'ultima Re rimonta fino al terzo posto: qualificati. Prima della seconda ci sarà una lunga pausa, perché devono fare la presentazione del triplo femminile e montano dei pannelli in mezzo alla pista. Il triplo sarà dominato dalla Rojas fin dal primo salto, con la Ibarguen che, salto dopo salto, risalirà fino al terzo posto.

Dopo le finali dei 1500 e dei 5000 femminili, rispettivamente con la doppietta della Hasan e la corsa di testa della Obiri dall'inizio alla fine, si chiude con le staffette 4X100. Soliti giochi di luce, per quella maschile suonano "Bella ciao": nessun italiano gli farà presente che non è una canzone da stadio? Tra le donne, Italia ultima, ma abbastanza vicina: solo dopo l'arrivo mi accorgerò che siamo settime, perché la Cina ha pasticciato al primo cambio. Tra gli uomini, sia arriva terzi con 37.43 e quinti con 37.73.


Finito il programma allo stadio, ho un'ora e mezza per arrivare alla Corniche per la Maratona, ma con questi trasporti non si sa mai. Dopo lunga attesa, prendo prima il 32, dove ritrovo il coach australiano di lanci e un gruppo di inglesi, tra cui una molto anziana, poi un taxi. So che dovrò camminare un po', ma la vigilanza non mi lascia avvicinare alla Corniche nel punto più vicino, facendomi allungare di almeno 1 km. Arrivo che la Maratona è partita da circa 3 minuti, e mi trovo a 1 km e 195 metri dall'arrivo (è un circuito di 7 km. Di schermi neanche l'ombra, per cui rimanendo lì non vedrei mai come va a finire: dopo il primo passaggio mi avvicino gradualmente all'arrivo, attraversando anche la zona dove mi avevano bloccato prima. Più si va verso il traguardo e più il pubblico aumenta, anche se non c'è certo una folla da Mondiale: ci sono sia spettatori comuni, sia atleti, tra i quali riconosco il siepista Carro (beninteso: riconosco solo perché vedo il cartellino).



Verso i 100 metri dall'arrivo c'è il gruppo di tifosi più numeroso: quello keniano. C'è uno che intervista tutti, usando una bottiglietta d'acqua come microfono: naturalmente tutti, compreso io, dicono che sostengono i keniani. Vicini gli etiopi, ma meno numerosi. La zona della tribuna stavolta è completamente off limits per gli spettatori comuni. Quest'ambiente intimo crea però un clima di festa che difficilmente si sarebbe avuto in una gara più affollata, da Mondiale normale.


Faniel si stacca quasi subito, Meucci poco dopo, ma per un po' rimane vicino. Rachik rimane nel gruppo fino a quando rimangono una quindicina, poi si stacca anche lui. Raccatterà qualcuno per strada, tanto da far sperare a un arrivo negli 8, ma poi in 3 recupereranno su di lui e chiuderà 12°. Anche Meucci per un po' recupera, ma poi si ritirerà. Continuerà a rimontare fino alla fine invece Faniel (naturalmente continuo a chiamarlo così: non fatemi scrivere l'altro cognome!), tanto che quando arriverà, 15°, me ne accorgerò solo all'ultimo momento perché non l'aspettavo così presto.

A 5-6 km dalla fine rimangono in 4: 2 etiopi, 1 keniano e 1 sudafricano. A un certo punto quest'ultimo sembra poterli beffare tutti: io mi avvicino ai 4-5 tifosi sudafricani per vedere gli eventuali festeggiamenti. Poi però recupera il britannico Hawkins, e a un certo punto sembra anche poter prendere il largo: arriva un gruppo di atlete britanniche, tra cui mi sembra di riconoscere (stavolta davvero) la Muir. Poi però cede anche lui: arrivano in 3 negli ultimi metri, e arrivano mentre io sono ancora a pensare a quale sia la posizione migliore per vedere l'arrivo: farò appena in tempo a mettermi in un punto da dove si veda il traguardo. Doppietta etiope, bronzo al Kenia. Gli etiopi, festeggiano davanti ai keniani e, inutile dirlo, non succede niente.

Uscendo, incontro due ragazze americane con la maglietta dei Mondiali 2021: dico loro "Ci vediamo a Eugene!" Chissà se sarà vero. Mentre aspetto il taxi, mi offre un passaggio una macchina dell'organizzazione ed io, incautamente, accetto. Devo ritirare parte delle maledizioni lanciate agli organizzatori? Macché: si perde, mi fa girare tutta la città e poi si fa pagare il triplo di un tassista!







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