sabato 29 agosto 2020

Campionati europei di atletica a Goteborg (2006)


 In questi giorni ci sarebbero dovuti essere gli Europei di atletica a Parigi. Avevo già pensato in che albergo andare, ma non avevo prenotato, né acquistato i biglietti, che pure erano già in vendita, perché non sapevo come avrei organizzato le vacanze. Sarebbero stati i miei sesti Europei: ho assistito a tutti quelli dal 2006 in poi, con la sola eccezione del 2012. Ho già parlato di Amsterdam 2016 e di Berlino 2018, stavolta parlerò della mia prima esperienza: l'edizione del 2006 a Goteborg, detta Iotebori dai locali e Gotemburgo da Bragagna.

La manifestazione si svolgeva allo stadio Ullevi, inaugurato nel 1958 (il proprietario del B&B dove alloggiavo raccontava di aver assistito alla partita inaugurale) e sede, in quell'anno, della semifinale dei Mondiali di calcio Svezia-Germania Ovest. Dimostrava tutti i suoi anni. La cosa che colpiva di più era la scarsità di scalinate: una volta ho contato 53 posti tra il mio e quella più vicina. Mi chiedevo cosa sarebbe successo se lo stadio fosse stato pienissimo (fortunatamente, non lo era quasi mai) e ci fosse stata un'emergenza.

La prima gara erano le qualificazioni del martello femminile, per cui visti i precedenti della numero uno italiana, mi chiedevo "arriverò in tempo per il primo nullo della Balassini?". Stavolta non fece tre nulli, ma comunque una prova sottotono, lontana dalla qualificazione (e credo che il primo sia stato effettivamente un nullo). Andò meglio l'altra italiana Claretti, che arrivò 7^. Le prime due giornate videro il nuovo trionfo del più grande idolo locale "Carro", ovvero Carolina Kluft, che, come l'anno prima a Helsinki sconfisse la francese Barber. La TV svedese mostro il finale col commento della TV francese, che diceva "che atleta fantastica è Carolina Kluft!".

La squadra italiana non aveva un livello medio altissimo, ma in compenso poteva vantare i due favoriti più netti del programma maschile: Howe nel lungo e Baldini nella Maratona. Entrambi rispettarono il pronostico. Del lungo ricordo che ero dal lato della pedana, ma troppo indietro per rendermi conto della misura: la vittoria di Howe non sembrò mai in discussione, nonostante la misura non trascendentale (8,20). Della Maratona vidi un passaggio nel centro città nei primi chilometri, con ancora tutti in gruppo, poi andai allo stadio, aspettando con ansia gli aggiornamenti del tabellone (gli smartphone erano di là da venire) dopo la delusione dell'anno prima (Baldini ritirato), ma alla fine lo vidi entrare per primo.







L'Italia vinse anche le due prove a squadre della Maratona: quella maschile da favorita, quella femminile a sorpresa. Con le regole di oggi, sarebbe quindi stata ai primi posti del medagliere, con 4 ori, ma allora la Maratona a squadre non ne faceva parte. Nelle premiazioni c'era un coro che cantava gli inni, ma solo alcuni (mi sembra Svezia, Gran Bretagna, Germania e Francia); data la probabilità che suonasse almeno tre volte, avrebbero potuto preparare anche il nostro.

Nonostante non fosse in una grande annata, speravamo sempre in Gibilisco, dopo la grande gara di Parigi tre anni prima. Le qualificazioni furono interrotte da un nubifragio: l'azzurro era già stato eliminato, ma fu riammesso in quanto a pari merito con alcuni atleti ancora in gara al momento dell'interruzione. La finale fu a 20 e cominciò molto prima delle altre gare della giornata: Gibilisco non diede mai l'impressione di lottare per i primi posti e chiuse 7°.

A parte quelle con italiani protagonisti, la gara che ricordo meglio è l'alto femminile, che comunque ebbe due italiane in finale: la Di Martino (non al meglio) e la sorprendente Meuti (che sentii nominare per la prima volta quando annunciarono le convocazioni). Vinse a sorpresa la belga Hellebaut, che si migliorò prima a 2,01, poi a 2,03. Dopo la gara la incontrai nel parcheggio dello stadio, mentre festeggiava con un gruppo di connazionali, ma aveva problemi a stappare lo spumante..Da allora divenne il mio idolo per il resto della sua carriera, col suo look da segretaria e sempre impacciata: tutte le volte che le davano una coppa sembrava chiedersi "e questa come la porto?".

Una gara che invece ricordo in negativo sono invece i 200 maschili: i arrivava in finale con 20.80 e sul podio con 20.60. Rimpianti per Howe, che sembrava in grado di conquistare agevolmente almeno l'argento. Altri episodi negativi furono le fughe dall'antidoping: si notò quella di Vroemen, già chiacchierato, che rinuncio alla finale dei 3000 siepi e fu squalificato qualche settimana dopo. Passò invece inosservata allora, ma destò sospetti a posteriori invece la Lebedeva, che rinunciò alla finale del triplo e da allora non fu più la stessa, pur rimanendo a altri livelli. Qualche anno dopo fu squalificata anche lei.

Gli Europei successivi sarebbero stati quattro anni dopo, come per Berlino 2018. Ma allora lo si sapeva.

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