venerdì 3 agosto 2018

Campionati Europei di atletica ad Amsterdam (2016)

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Stanno per partire gli Europei di atletica: per me saranno i 5. dal vivo (dopo 2006, 2010, 2014 e 2016) e i 14. nel complesso (da Roma 1974). Stavolta parlerò degli ultimi: Amsterdam 2016, gli altri me li tengo per un'altra occasione.

Lo stadio era quello storico delle Olimpiadi 1928. All'interno era piuttosto scomodo: non ricordo di essere mai uscito col sedere più indolenzito da una giornata di gare. Per di più mi è capitato un paio di volte di scegliere il posto in base al programma e poi scoprire che le gare venivano spostate di settore (in particolare l'alto). C'erano anche pochi ingressi, con conseguenti code.

Molto bella e soprattutto accogliente era invece l'area attorno allo stadio, in particolare il cortile che fungeva da "Medal Plaza". Si facevano tanti incontri interessanti: volontari americani (sì, ai Campionati Europei! Si trattava di un progetto di scambio di un'università), fans austriaci dell'atletica britannica, tifosi norvegesi che, nel festeggiare la vittoria a sorpresa del secondo Ingebritsen nei 1500, raccontano che ce n'era un terzo, di 16 anni, ancora più forte: adesso sappiamo quanto avessero ragione. Ho incontrato quasi tutta la nazionale italiana che festeggiava il bronzo della 4X400, con la Spacca che per lo speaker era diventata Spaccia. Ricordo anche le discobole tedesche Mueller e Craft, molto disponibili, che si sono soffermate a lungo a parlare coi tifosi dopo la premiazione. In una pausa c'era stato anche un incontro con Kira Gruenberg, l'astista austriaca rimasta paralizzata. Si incontravano anche atleti sul pullman per lo stadio: ricordo la Strumillo.

Quanto alle gare, nelle prime due giornate ogni tanto si affacciava il pensiero "ma perché non vado a vedere la scherma?", poi c'è stata la vittoria della Grenot (che non è mai sembrata in discussione, ma il timore che crollasse c'era sempre), il bronzo della 4X400 e soprattutto Tamberi. Con Tamberi c'era però un problema: la sua superiorità (in assenza di Bondarenko) era talmente netta da non emozionare neanche. Nelle qualificazioni ho passato il tempo sostenendo il sammarinese Rossi, che ha sfiorato l'impresa, poi in finale ha superato 2,29, poi 2,32, con grande facilità, mentre gli altri si affannavano. Mi sono sentito come un pokerista che ha in mano una scala reale quando tutti gli altri non hanno niente.

Degli altri italiani, ricordo il bel percorso della Folorunso che, partendo dal primo turno (in quell'occasione si inaugurava la regola, che a me non piace, di ammettere i migliori direttamente alle semifinali) rimane in lotta per le medaglie fino al rettilineo finale e arriva quarta, la finale centrata dalla Strumillo e sfiorata da Bertolini (che non ho visto, perché le qualificazioni del giavellotto si svolgevano fuori dallo stadio), il miglioramento di Lambrughi, non lontano dalla finale. Ho fatto anche un salto a Casa Italia, una mattina, trovandola deserta (nelle foto sotto, è la sala coi tavoli).

Tra le altre gare, a parte i citati 1500, ricordo l'asta, con Lavillenie che entra in gara a 5,70, quando tutti gli altri erano già usciti, e fa tre nulli. Esulto, con la gente intorno che mi guarda male (e non erano francesi), ma aveva proprio esagerato: non credo che neanche Bubka o la Isimbayeva avessero fatto una cosa del genere in un campionato. Oro con 5,60 e bronzo con 5,50: una delle due gare con cui si è andato a medaglia  con misure inferiori al minimo di qualificazione (l'altra era il lungo maschile).

Una mattina ci sono state le gara paralimpiche: il lungo è terminato un bel po' dopo la fine delle altre gare, ma buona parte del pubblico è rimasto. Rehm vince con 8,03, che sarebbe valso il bronzo tra i normodotati. Vedo il suo stile molto particolare, rispetto a quello che siamo abituati a vedere, e mi sembra difficile pensare che sia avvantaggiato. Penso che se lui non può gareggiare e la Semenya sì c'è qualcosa che non va.

C'è stata poi la mezza maratona, disputata in un parco, andando avanti e in dietro sul viale principale. Comoda quindi da seguire, tranne la fine, quando si usciva dal parco, che non riesco a vedere, ma tanto le posizioni erano già delineate, col bronzo di Meucci e l'argento della Inglese. Subito dopo partiva una 10 km aperta tutti: tanti partecipanti, alcuni con tenute improbabili. Dati i miei problemi alle gambe e soprattutto la forma disastrosa, non ho avuto il coraggio di partecipare (faceva anche un gran caldo), ma sarebbe stato bello.









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