lunedì 23 settembre 2019

Mondiali di atletica a Parigi (2003) - asta maschile

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E arriviamo alla gara che per gli italiani ha segnato i Mondiali di Parigi e per me tutta l'atletica che ho visto dal vivo, per non dire tutto lo sport. Difficile descrivere l'emozione provata: come diceva qualcuno che si occupava di cose ben più importanti "qui si parrà de tua nobilitate".

Quando comprai i biglietti, sarà stato maggio, scelsi un posto nel rettilineo opposto all'arrivo anche per vedere bene il salto con l'asta, che a Parigi si svolge all'esterno di quel rettilineo, ma era solo perché sono un appassionato di salti in elevazione: non pensavo certo di vedere un italiano protagonista. Avevo visto Gibilisco al Golden Gala, che all'epoca era a fine giugno: aveva vinto battendo due volte il record italiano, prima con 5,77 e poi con 5,82. Negli anni successivi, fino a un paio di anni fa, sarebbe bastato per fare di lui un candidato al podio, ma allora con quelle misure si era solo un outsider.

Il livello era tale che la qualificazione era a 5,75 e ci si arrivava davvero. Alcuni atleti si presentano direttamente a quella misura, e due falliscono: l'israeliano Akverbukh, campione europeo l'anno prima, e il francese Mesnil. Con questi concorrenti in meno, comincio a sperare in una medaglia.

Si arriva al giorno della finale, giovedì 28 agosto. Gibilisco sbaglia due volte a 5,75 e sembra destinato a chiudere con 5,60 ed arrivare tra gli ultimi. Conserva però il terzo tentativo per 5,80, e li supera. Questo già vorrebbe dire un buon piazzamento: non sono rimasti in tantissimi. La svolta avviene a 5,85: quando lui li supera al primo tentativo e tutti gli altri no comincio a pensare "Vincesse?" Quando altri due, il sudafricano Brits e lo svedese Kristiansson, li superano al secondo temo che il sogno finisca. Anche loro non erano tra i favoriti della vigilia: Brits negli anni '90 doveva essere l'erede di Bubka, poi si era perso, Kristiansson era famoso solo come marito della Kluft.

Si arriva a 5,90, e lì Gibilisco fa il capolavoro. In mente ho il corpo di Gibilisco che si piega sull'asticella, la lambisce per tutta la lunghezza senza mai toccarla. Se guardate il filmato su YouTube vedrete qualcosa un po' diverso, ma per dirla con Guccini "nella fantasia ho l'immagine sua, gli eroi son tutti giovani e belli". Ormai sono convinto che vincerà: c'è da aspettare che in 3 (i due di prima e l'australiano Markov) falliscano i 5,95, ma non ho paura. Li falliranno.

Il giorno dopo, vedendomi con la bandiera italiana, lo steward all'ingreso mi dice "Pérche" (asta). L'Italia viene associata a tante cose, ma non pensavo sarebbe mai stata associata al salto con l'asta.

Sono passati 16 anni: Tortu aveva 5 anni, Scotti 3, la Iapichino 1 (e sua madre era rientrata alle gare, ma con scarsi risultati). Due cose non avrei mai immaginato allora: che il record italiano sarebbe rimasto a 5,90 e soprattutto che quella sarebbe stata ancora l'ultima medaglia d'oro italiana ai Mondiali. Vorrei dire ancora per una settimana, ma non ci spero tanto.


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