mercoledì 31 luglio 2024

Olimpiadi di Parigi: canottaggio e nuoto (30-07-2024)

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 E il giorno finalmente è arrivato, per la prima volta in vita mia ho visto un italiano vincere una medaglia alle Olimpiadi. 12 anni fa, a Londra, avevo visto preparare la medaglia ed arrivare alla certezza di vincere almeno l'argento, ma non avevo visto il finale. Grazie, Greg Paltrinieri, anche se per un attimo abbiamo sperato andasse ancora meglio, è un'altra medaglia che corona una carriera fantastica.




Ma cominciamo dall'inizio. La giornata era cominciata presto (decisamente troppo) con la sessione di canottaggio. Arrivo alla stazione di partenza delle navette verso le 9,15, ormai è chiaro che la vedrò cominciata (l'inizio era alle 9,30). C'è comunque un po' di gente che arriva a quest'ora. Tra questi, i familiari di Nicolas Kohl, del quattro senza italiano, che incontro sulla navetta: in tutto il mio soggiorno parigino, finora, non avevo mai visto così tanti italiani assieme. Arrivata la navetta, c'è ancora un bel pezzo da fare (al ritorno lo misurerò: sono circa 1250 metri): quando ero stato a vedere la canoa fluviale, avevo visto che il bacino delle acque ferme era più lontano, ma non pensavo di così tanto.

Entro che sono quasi le 10 e fa già molto caldo, guardo dove sia il mio posto e scopro... di non avere un posto: sono posti in piedi! Torno a chiedermi chi me l'ha fatto fare, dopo che l'avevo già fatto al momento di alzarmi. E' in corso il quarto quarto di finale del singolo donne: mi sistemo nel primo posto che trovo, verso la boa dei 1500 metri, aspettando che passino. Finito, faccio per allontanarmi, ma vedo che sta già per partire il primo quarto di finale del singolo maschile. Le gare sono praticamente a ciclo continuo: le partenze sono ogni 10 minuti, il che vuol dire che tra l'arrivo di una e la partenza della successiva ci sono circa 3 minuti, ma non si notano: proclamato il risultato ufficiale di una gara, cominciano la presentazione della successiva.





Vado qualche metro più verso la partenza, e da lì vedo i primi due quarti del singolo, noto che il periodo in cui le barche sono in vista è di circa 2 minuti. Poi devo proprio andare a prendermi da bere e in bagno. Al ritorno, cerco un sistemazione migliore: trovo un posto meno affollato, dove posso anche sedermi quando le barche sono lontane. Ha però il difetto di essere lontano dagli schermi, per cui per la maggior parte del tempo per sapere i piazzamenti bisogna fare affidamento sullo speaker. Da questa posizione le barche sono visibili da poco prima di metà gara fino quasi all'arrivo, ma il tratto in cui la prospettiva consente di capire i piazzamenti è molto più breve, non più di 250-300 metri. Attorno a me solo francesi, più avanti una famiglia olandese: dopo i locali, le nazionalità più presenti sono olandesi e danesi.




Si arriva alla prima gara sia per noi, sia per i francesi: la prima semifinale del doppio femminile. I francesi si esaltano per il loro equipaggio che è sempre in posizione da qualifica (prime tre) e a tratti sembra poter attaccare il primo posto. Festeggiano la qualificazione con  "chi non salta non è francese" (si sentirà anche stasera al nuoto). L'Italia rimane ultima tutto il tempo e nel finale perde anche contatto con la penultima. Dopo le semifinali del doppio maschile, con la Francia che non si qualifica e l'Italia assente, i francesi attorno a me se ne vanno e quindi posso avanzare fin quasi alla prima fila. Vedo i recuperi del quattro senza, prima femminile (senza l'Italia) e poi maschile, dove ci prendiamo la rivincita sulla Francia: l'Italia è in testa tutto il tempo, dopo che mi è passata davanti mi sembra la stiano raggiungendo Romania e Francia, ma è prospettiva, in realtà siamo saldamente in testa e vinciamo su Romania e Francia, che rimane quindi fuori (passavano in due).



Finite le gare, c'è da tornare alla partenza delle navette in un caldo devastante. La fila per le navette è lunga, ma si smaltisce in un quarto d'ora: confermo che si tratta del servizio di navette più efficiente che abbia mai visto.

Nel primo pomeriggio visito il Parc des Nations, il villaggio che ospita le "case" di diversi paesi. Ho visitato quelle di Colombia e Messico, tra le poche a ingresso libero, ossia che non richiedesse né un pagamento, né una registrazione. Bella esperienza, peccato avere poco tempo.




E si arriva alla sessione serale, con il nuoto. Arrivo a La Defense con un buon margine, quasi un'ora, ma 10 minuti passano per arrivare dalla fermata della metro all'arena e altrettanti in coda all'ingresso. Sono comunque dentro l'arena poco prima delle 20: decido quindi di prendermi da mangiare. Non si rivela una buona idea: non ci capiamo e invece del toast al curry che avevo ordinato mi danno due birre. Quando riesco ad avere il toast, scopro che non mi piace e lo butto.



Alla fine il margine e quasi esaurito, arrivo al mio ingresso che mancano 10 minuti. Apro la porta e mi trovo davanti la vasca, vicinissima, solo pochi gradini più in basso. In realtà non vedo molto perché stanno facendo un gioco di luce, ma quando le luci si accendono vedo meglio quanto sia vicino, e lo rimarrò anche salito al mio posto. I posti vicino a me sono già occupati, ma nella fila ne rimane qualcuno libero, Poi si riempirà, ma in altri settori rimarrà qualche vuoto, anche se credo che il settore con più vuoti fosse quello degli atleti. Accanto a me, da un lato francesi, dall'altro degli asiatici che quando annunceranno il loro atleta (nei 200 farfalla) scoprirò essere di Taiwan. Nella mia fila ci sono anche cinesi della Repubblica Popolare e persino colombiani (la Colombia non era rappresentata). Nella fila davanti, americani e britannici, attorno, australiani e, si vedrà negli 800 sl, anche molti irlandesi. Nelle prime file del mio settore c'erano anche numerosi italiani.


Già quando annunciano i partecipanti alla prima gara, si vede che, dopo i francesi, i più numerosi sono americani e britannici, ma sono numerosi anche gli australiani e, come dicevo, gli irlandesi, Quando annunceranno Noè Ponti si vedrà che c'è anche una buona rappresentanza di svizzeri. Anche i cinesi sono più di ieri al tiro con l'arco (ieri sono andato a vedere l'arco a squadre, ma per problemi tecnici col PC non ne ho potuto scrivere). Tra i paesi di tradizione natatoria, sono invece sottorappresentati Ungheria, Canada e Svezia. La prima credo sia addirittura l'unico paese rappresentato, oltre al Kirghizistan, di cui non ho visto neanche una bandiera: ne ho visto anche una delle Filippine e un gruppetto dell'Islanda. Ma il tifo più forte è sempre quello di casa: i francesi si esaltano soprattutto per Marchand, il campione dei 400 misti, che gareggia prima nei 200 farfalla, vincendo la semifinale e arrivando il finale col secondo tempo, e poi anche nei 200 rana (e la prima volta che vedo uno gareggiare nella rana e un altro stile), dove farà il miglior tempo. Nella rana scandiranno anche il ritmo di ogni sua bracciata. A volte l'entusiasmo (non solo dei francesi) è tale che si fatica a ottenere il silenzio per la partenza.



Mi accorgo presto che la mia posizione, dietro la vasca lato partenze, è ottima, per l'appunto, per vedere l'ingresso dei nuotatori, la loro preparazione e la partenza (scoprirò poi che consente di vederli da molto vicino, dopo la gara, perché devono passare dal tavolo proprio davanti al mio settore per prendere il pass per la zona mista), ma non consente molto di capire come stia andando la gara, soprattutto in quelle sprint, dove i distacchi sono minori, tranne un po' al momento del tocco. Infatti nella prima gara, le semifinali dei 100 sl, non capirò molto di come stesse andando Miressi, che rimarrà fuori dalla finale per 1/100. Nella seconda, i 200 farfalla, va meglio: nella seconda semifinale vedo che Malek prende il largo. Si arriva alla prima finale, quella dei 100 dorso donne, dove guardando col binocolo mi accorgo che l'australiana McKeown è la prima a toccare.







E si arriva alla gara di Paltrinieri. Dopo i primi 100, dove sono tutti vicini e non si capisce niente, mi accorgo che è dietro ai due nelle corsie accanto, l'irlandese Wiffen e l'americano Finke, ma ai 400 vedo che si è avvicinato, e infatti e risalito dal sesto al quarto posto. Ai 450 è ancora dietro a Finke e Wiffen, ma davanti a tutti gli altri, ai 500 è secondo, ai 600 è in testa e ai 700 ha un buon margine. Nella penultima vasca, però, prima Wiffen, poi Finke cominciano a rimontare. Nell'ultima vasca il mio settore è quasi tutto in piedi e si sente tantissimo il tifo irlandese. Alla fine sono loro a festeggiare e Paltrinieri è terzo: grande gara comunque.



Segue la premiazione dei 100 dorso: il podio è dal lato opposto al mio, mente dal mio lato si alzano le bandiere sui pennoni che vengono calati dal soffitto. Suona l'inno australiano, che a un orecchio italiano ricorda, nell'attacco, "Quel mazzolin di fiori", e non si sente nessuno cantarlo, nonostante gli australiani presenti siano tanti (il testo esiste, ho controllato). Quando invece suonerà l'inno irlandese, dietro di me lo sentirò cantare piuttosto forte. La pausa coincideva col finale della spada: ho potuto quindi leggere dell'oro dell'Italia e quindi della doppia medaglia della coppia Fiamingo-Paltrinieri.



Dopo le semifinali dei 100 sl donne e dei 200 rana uomini, si chiude con la finale della 4X200, che è a 9 per via di un pari merito. Grande coinvolgimento del pubblico, quasi tutto in piedi, visto che, dopo un tentativo della Germania all'inizio, ben presto si risolve in una lotta a tre fra i paesi più rappresentati nel pubblico dopo la Francia: Gran Bretagna, USA e Australia. Alla fine saranno i britannici a festeggiare.




Finita la staffetta, ci sarebbe ancora la premiazione, ma molti si avviano verso l'uscita. Decido farlo anch'io, visto che devo cenare, tornare in albergo e scrivere, ma nella mia fila non lo fa nessuno, quindi devo farmi largo.

Altra fantastica esperienza in un bellissimo impianto e con uno dei pubblici più internazionali delle Olimpiadi, Domani tennis tavolo e pallavolo, nell'impianto vicino all'albergo.

lunedì 29 luglio 2024

Paris Olympics: whitewater canoeing (28-07-2024)

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The whitewater canoeing facility at Vaires-sur-Marne is very out of the way. Just to get to the station where the shuttles leave, you have to take two transports and it takes more than an hour. Once at the station, however, the volunteers immediately indicate the departure of the shuttles: there are many available and there is no queue. The journey takes about fifteen minutes, but when we arrive in sight of the grandstands we get stuck on a bridge for another ten or so, then, after a few metres, they let us off. To get to the entrance there is a path: at the gates there is a bit of a queue, but in five minutes we get in.


In the end it took just under two hours to get there. So I wonder at what time I will have to leave to go and watch the rowing, in the facility immediately after this one, which starts at 9.30 am. I certainly won't follow the suggestion of arriving an hour and a half earlier, it will be enough to arrive for the start of the first race. Now, meanwhile, it's 45 minutes to the start: it remains to get food. Unlike yesterday, there are kiosks that sell more than just snacks, but still cold food: I take a sandwich and a packet of biscuits. While I am in the queue, I see that the stands are still more than half empty. The queue lasts about twenty minutes: before going up to the grandstands, there is a stop in the toilet. The toilets are gender-neutral: I think it is the most logical thing, since you go in one at a time anyway, but it seems strange to queue together with women.

 

In addition to the local fans, including one with a cockerel on his hat, I saw Spaniards, including two (males) in tutus, Slovenians, Slovaks, a group of German-speaking Italians (the Italian in the race is Stephanie Horn from South Tyrol) and even two in Argentine rugby uniforms (there are no Argentines in the race). On the stands, however, after the French, the flags that will be seen most will be the German ones and the yellow and green of Australia will also be seen a lot (the favourite, Jessica Fox, is Australian).

 anche il giallo e il verde dell'Australia (la favorita, Jessica Fox, è australiana).





Climbing into the grandstand, I discover that my row is the last. My seat is the only one free, but in other sectors, more towards the finish, there will be empty spaces. I have a nice surprise: I can see the whole course! I was expecting something similar to an alpine skiing or luge race, where you only see a small part of the race live. Next to me is a group of Australians: among them is an elderly gentleman who speaks Italian, who in the break tells me about his experience at the opening ceremony: 2,700 euro to see very little, since the show that was supposed to take place in his area was cancelled due to bad weather, and a mobile phone to throw away, ruined by the rain. On the other side, in the next sector, another group of Australians, including one with an inflatable kangaroo.

 

They start: the first, a Canadian, is immediately seen to be struggling a lot. The second, a Japanese, can be seen to be doing better, but I didn't think so much:13 seconds. The third and the fourth, respectively a Chinese and an Algerian, improve again: compared to those who had preceded them, they seemed so good, but even theirs are modest results, which will not be enough to enter the finals (they qualify in 12 out of 22). Especially at the beginning, I find it hard to understand how the competitors are doing: only after a while do I realise that there are three intermediate times (at the beginning I thought there was only one), but one either watches the race or looks at the time, I don't know if there was a single run where I saw all three. Instead, I realise quite often that I am in front of one of the decisive passages: two almost parallel gates, one of which is uphill. To prepare for the second one, they all pass the first one backwards: the difficult thing is just not to go too far down so as not to have to go too much uphill. In the second run, one will miss the door just in front of me and I won't notice, even though I had seen that she had problems.

 Gradually you get to the strongest. When the New Zealander comes down, you can see a few flags of that country, but above all she benefits from the cheers of the Australians, who will also support a lottle bit the Briton, who will take the lead. The German arrives and seems to be in another category: in the first half she seems to have another, easier route. In the final she takes a penalty (2 seconds), but finishes in the lead anyway. To find another athlete with a penalty in the ranking, one has to go down to eighth place. Horn defends herself and finishes third: there are still six to go, so I don't think she will finish among the leaders.Instead, many after her make mistakes: even Fox starts off slowly, but then she also takes a penalty and finishes eighth. Horn therefore finishes fourth: I therefore think that the medal is not impossible, even if the first two and Fox seem to be stronger.






The break between the two runs is just over an hour. Since the place is very high up and then I would have to climb back up, I wonder for a moment if it is necessary to go down, but the answer is yes, because I really must get a drink. It is really hot, the contrast with yesterday is enormous: good thing I have my hat and sunscreen. Very few stay in the stands, almost everyone goes to the kiosks, so much so that the interval is almost all spent there. However, I return with about ten minutes to spare, just enough time to hear my neighbour's account of the opening ceremony.



They start off again: of the first four no one makes a great race, one even misses a gate. Fox arrives, however, and it's a different story: halfway through the race she already has a 3” lead, finishes more than 5” ahead of the second and is more than 3” better than the best of the first run. Every gate is greeted with a roar; you won't hear a cheer like that for the Frenchwoman either. Even those after her do nothing exceptional, they all stay above 100 seconds (in the first run three had gone under). It is Horn's turn: she gets off to a good start, at the halfway point she is just over a second and a half behind the Australian. She is on her way to go under 100 seconds, I think if she makes it she can dream of a medal, but in the last few gates she struggles, looks tired and finishes third, over 101 seconds. The medal is now impossible: there are three of them left and they can't all fail. In fact, the Briton who goes down immediately afterwards comes in second.

 

It's the Polish girl's turn, which frightens my Australian neighbour a little (not the elderly gentleman, a boy), who says he can sing the Polish anthem just in case, he knows the words. In the end, however, it remains more than a second away. Only the German is left: halfway through the race she is behind and you can see that it will be difficult for her, but in the second half you can see her hit a gate. Already a two-second penalty would have marked the end of her hopes, but the seconds are 50: the gate is missed. She thus finishes 11th, ahead of only the other who had missed a gate, and Horn is 5th. Fourth place may have been within her grasp, but the top three were too far away.




Like most spectators, I leave right after the end, not stopping for the mini-victory ceremony(which can't even be called a flower ceremony, as they don't give flowers). The exit is very orderly: the stewards indicate the directions for the two shuttles (there is also one for another station), on my side the queue is long, you have to make a serpentine, but there are plenty of shuttles available and it is quickly disposed of. I have taken many shuttles for sporting events, and I don't think I have ever seen one so well organised.

 Today I had the illusion for a moment about an Italian medal (I saw the gold at dinner, in a kebab opposite the hotel), tomorrow I have some more hope of seeing it, in archery

Olimpiadi di Parigi: canoa fluviale (28-07-2024)

 L'impianto per la canoa fluviale di Vaires-sur-Marne è molto fuori mano. Solo per arrivare alla stazione dove partono le navette si prendono due mezzi e ci vuole più di un'ora. Arrivati alla stazione, comunque, i volontari indicano subito la partenza delle navette: ce ne sono tante disponibili e non c'è coda. Il viaggio dura una quindicina di minuti, ma arrivati in vista delle tribune rimaniamo bloccati su un ponte per un'altra decina, poi, fatti pochi metri, ci fanno scendere. Per arrivare all'ingresso c'è un sentiero: ai cancelli c'è un po' di coda, ma in cinque minuti si entra.


Alla fine per arrivare ci sono volute poco meno di due ore. Mi chiedo quindi a che ora dovrò partire per andare a vedere il canottaggio, nell'impianto subito dopo questo, che comincia alle 9,30. Di sicuro non seguirò il suggerimento di arrivare un'ora e mezza prima, è tanto se arriverò per la partenza della prima gara. Adesso, intanto, mancano 45 minuti all'inizio: rimane da prendere da mangiare. A differenza di ieri, ci sono chioschi che fanno anche qualcosa in più di uno snack, ma sempre comunque cibi freddi: prendo un panino e un pacco di biscotti. Mentre sono in coda, vedo che le tribune sono ancora vuote per più di metà. La coda dura una ventina di minuti: prima di salire in tribuna, rimane la tappa in bagno. I bagni sono unisex: penso sia la cosa più logica, visto che dentro si entra comunque uno alla volta, ma sembra strano fare la coda assieme alle donne.

Oltre ai tifosi locali, tra cui uno col galletto sul cappello, ho visto spagnoli, tra cui due (maschi) in tutù, sloveni, slovacchi, un gruppo di italiani di lingua tedesca (l'italiana in gara è la suditirolese Stephanie Horn) e anche due con la divisa del rugby argentino (non ci sono argentine in gara). Sulle tribune, però, dopo quelle francesi le bandiere che si vedranno di più saranno le tedesche e si vedrà molto anche il giallo e il verde dell'Australia (la favorita, Jessica Fox, è australiana).






Salito in tribuna, scopro che la mia fila è l'ultima. Il mio posto è rimasto l'unico libero, ma in altri settori, più verso l'arrivo, rimarranno dei vuoti. Ho una bella sorpresa: si vede tutto il percorso! Mi aspettavo qualcosa di simile a una gara di sci alpino o di slittino, dove si vede dal vivo solo una piccola parte della gara. Accanto a me un gruppo di australiani: tra loro un signore anziano che parla italiano, che nell'intervallo mi racconterà della sua esperienza alla cerimonia d'apertura: 2.700 euro per vedere poco, visto che lo show che doveva svolgersi nella sua zona è stato cancellato per il maltempo, e un telefonino da buttare, rovinato dalla pioggia. Dall'altro lato, nel settore accanto, un altro gruppo si australiani, tra cui uno col canguro gonfiabile.

Si parte: la prima, una canadese, si vede subito che fa parecchio fatica. La seconda, una giapponese, si vede va meglio, ma non pensavo di così tanto: 13 secondi. La terza e la quarta, rispettivamente cinese e algerina, miglioreranno ancora: rispetto a chi le aveva precedute, sembravano tanto brave, ma anche i loro sono risultati modesti, che non basteranno a entrare i finale (si qualificano in 12 su 22). Soprattutto all'inizio, fatico a capire come stanno andando le concorrenti: solo dopo un po' mi accorgo che ci sono tre tempi intermedi (all'inizio pensavo uno solo), ma uno o guarda la gara o guarda il tempo, non so se c'è stata una sola discesa in cui li ho visti tutti e tre. Mi accorgo invece abbastanza presto di essere davanti a uno dei passaggi decisivi: due porte quasi parallele, di cui una in discesa e una in risalita. Per prepararsi alla seconda, tutte passano la prima all'indietro: il difficile è proprio non scendere troppo per non dover poi risalire. Nella seconda manche una salterà proprio la porta davanti a me e io non me ne accorgerò, anche se avevo visto che aveva problemi.

Man mano si arriva alle più forti. Quando scende la neozelandese, si vede qualche bandiera di quel paese, ma soprattutto beneficia del tifo degli australiani, che sosterranno un po' anche la britannica, che passerà in testa. Arriva la tedesca e sembra di un'altra categoria: nella prima metà sembra fare un altro percorso, più facile. Nel finale prende una penalità (2 secondi), ma chiude in testa lo stesso. Per trovare in classifica un'altra atleta con penalità, bisognerà scendere fino all'ottavo posto. La Horn si difende e chiude terza: ne mancano ancora sei, quindi penso che non chiuderà tra le primissime. Invece molte dopo di lei sbagliano: anche la Fox parte già piano, ma poi prende anche una penalità e chiude ottava. La Horn chiude quindi quarta: penso quindi che la medaglia non è impossibile, anche se le prime due e la Fox sembrano proprio più forti.






La pausa tra le due manche è di poco più di un'ora. Visto che il posto è molto in alto e poi dovrei risalire, per un attimo mi chiedo se è necessario scendere, ma la risposta è sì, perché devo proprio prendermi da bere. Fa veramente caldo, il contrasto con ieri è enorme: meno male che ho il cappellino e la crema solare. Pochissimi rimangono in tribuna, quasi tutti vanno ai chioschi, tanto che l'intervallo si passa quasi tutto lì. Rientro comunque con una decina di minuti di margine, il tempo di sentire il racconto del mio vicino sulla cerimonia d'apertura.


Si riparte: delle prime quattro nessuno fa una grande gara, una salta addirittura una porta. Arriva però la Fox, ed è tutta un altra cosa: a metà gara ha già 3" di vantaggio, chiude con più di 5" sulla seconda e fa più di 3" meglio della migliore della prima manche. Ogni porta viene salutata con un boato, non si sentirà un tifo così neanche per la francese. Anche quelle dopo di lei non fanno nulla di eccezionale, rimangono tutte sopra i 100 secondi (nella prima manche erano scese al di sotto in tre). E' il turno della Horn: parte bene, a metà gara ha poco più di un secondo e mezzo dall'australiana. E' sulla strada per scendere sotto i 100 secondi, penso che se ce la fa si può sognare una medaglia, invece nelle ultime porte fatica, sembra stanca e chiude terza, sopra i 101 secondi. La medaglia è ornai impossibile: sono rimaste in tre e non possono sbagliare tutte e tre. Infatti la britannica che scende subito dopo si inserisce al secondo posto. 

Tocca alla polacca, che spaventa un po' il mio vicino australiano (non il signore anziano, un ragazzo), che dice che nel caso può cantare l'inno polacco, conosce le parole. Alla fine però rimane a più di un secondo. Rimane solo la tedesca: a metà gara è dietro e si capisce che per lei sarà difficile, ma nella seconda parte la si vede prendere in pieno una porta. Già 2 secondi di penalità avrebbero segnato la fine delle sue speranze, ma i secondi sono 50, la porta risulta saltata. Chiude così 11^, davanti solo all'altra che aveva saltato una porta, e la Horn è 5^. Il quarto posto magari era alla sua portata, ma le prime tre erano troppo lontane.




Come la maggior parte degli spettatori, me ne vado subito dopo la fine, non mi fermo per la mini-premiazione (che non si può nemmeno chiamare "flower ceremony", visto che non danno fiori). L'uscita è molto ordinata: gli steward indicano le direzioni per le due navette (ce n'è anche una per un'altra stazione), dal mio lato la coda è lunga, bisogna fare una serpentina, ma le navette a disposizione sono tante e si smaltisce subito. Di navette per eventi sportivi ne ho prese tante, e credo di non averne mai visto una così ben organizzata.

Oggi mi sono illuso per un attimo di una medaglia italiana (l'oro poi l'ho visto a cena, in un kebab di fronte l'albergo), domani ho qualche speranza in più di vederla, nell'arco.


domenica 28 luglio 2024

Paris Olympics: beach volleyball (27-07-2024)

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I had chosen as my first event of these Olympics the beach volleyball session starting at 10 p.m. just to have a wide margin to get there: I was supposed to land at 2.30 p.m., so the idea was also to try to see a bit of the road cycling time trial, with Ganna starting at 5.20 p.m. I had a good chance of making it. The reality was different.

 Arriving at the airport, I discover that the flight, compared to my booking (11 months old) has been anticipated and that I have now missed it. I manage to get a seat on the 5.10 p.m. flight with a small supplement: I feared worse. I realise, however, that I will arrive so late that I don't know if it will still be worth going to see the beach volleyball: I decide to try anyway, also considering that the second match is that of the Italian couple Cottafava-Nicolai, opposing the Qatari couple Cherif-Ahmed (before that there is a women's match between two Americans and two Canadians). The plane is not very full, and not many people seem to be going to the Olympics. It also arrives a little late.

 I only manage to catch the RER from the airport at around 8.30 pm, after struggling a bit to understand how the ticket works on my mobile phone (there is no barcode or QR and there is nothing like an image scanner at the turnstiles, but it works anyway). The hotel is in the suburbs, on the opposite side of the airport, by the time I arrive it is already 10pm or almost. Of course I consider going directly to the stadium, but I discard it for two reasons: I would have to leave my luggage somewhere (but I could try Gare du Nord, which is on the way) and I would arrive at the hotel too late. The RER railway passes by the Stade de France, where some French rugby 7 fans, who have just won gold, are getting on (and I see that there are plenty of them waiting to get into the station).

 Eventually I leave the hotel at 10.10pm. To get to the stadium I have to take two lines of transport: I get off at the first of the two suggested stops, then follow the signs, but as it is the Stade Tour Eiffel it should be easy to spot. After a while I start to see the top of the tower, but there is still a long way to go before I am in front of it. I arrive in front of the Eiffel Tower lit up in yellow and with the five rings and there I realise that I am really, finally at the Olympics. Everything beautiful, but the stadium? You can't see it: following the flow, I arrive on the other side of the tower and finally find the entrance to the stadium. Surprise: I am not the only one to enter more than an hour late, there are two others in front of me. After passing through the first gate, with the police checking tickets and backpacks, I realise that I have no clue of where my seat is, I haven't had time to look. Fortunately, my entrance is the first one I encounter: there is another check first of the tickets, then of the backpacks, this time by stewards. It takes me a while to figure out where my sector is, but they are all close by anyway.


I enter that the Italians' game has already started, and they are down 8-4. A time-out is in progress, so I have more time to look for my seat, which in any case is fairly easy to spot: it is the only empty one, at least in the area. You can see everything very well, after all the court is small and the stands are close. Two rows in front of me is a Qatari fan, two rows behind, a couple of Canadians with a maple leaf on their cheek. In the other stands I see a couple of Italian flags, one of Qatar, one American and even one German (Germany is not present in this session). At the first side change I see (they changee every 7 points) there is a human pyramid. At the changes and sometimes even between rallies they put on music, from the Macarena to the Addams Family, and people dance. Even the most beautiful points, especially if by a block (‘great block’) are celebrated with a dance. I struggle to get caught up, I am too tired.





After my arrival the Italians rally and reacd a tie at 12-12. Immediately afterwards, however, they make  a serve fault and lose two more points in a row. The Qataris thus keep the lead until the end: they waste the first set point with a serve fault, but soon after the Italians fault too and it ends 21-19. The second set is more balanced, but above all much more beautiful, with many hard-fought rallies. In the middle part the Italians score some good points, especially with Nicolai, and take the lead, but never more than by one point. The announcer reminds, also for me, that Nicolai is the defending silver medallist. The turning point, however, is a very long and beautiful rally, greeted at the end by a long applause, in which the Qataris took an 18-16 lead. They get to have three match points: the attendance almost all stand up. I would like to avoid it, being so tired, but when the one in front of me stands up I have to do so too. On the second match point our opponents close with a beautiful spike: 21-18.



And so, my first experience in this Olympics, and my second in a summer Olympics, lasted just over half an hour, but it was worth it. It's always worth it.

 As I leave the stadium, I realise that I haven't eaten. There are some kiosks inside the perimeter, but I don't stop because they only sell snacks: at the end I will eat snacks from the vending machines in the metro. On the way out, I find signs for the RER stop next to the one I came from, but I go the other way trying to get back the way I came. It's not easy, because you can't take exactly the same route, and in the end I get lost. The RER is crowded, but not at the level of Rome at rush hour, and anyway it's only one stop, then I switch to the metro, where there are few people.

 

I arrive just before 1am. Tomorrow I have white water canoeing.

 

Olimpiadi di Parigi: beach volley (27-07-2024)

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Avevo scelto come mia prima gara di queste Olimpiadi la sessione di beach volley con inizio alle 22 proprio per avere un ampio margine per arrivarci: sarei dovuto atterrare alle 14,30, quindi l'idea era anche di provare a vedere un po' della prova a cronometro di ciclismo su strada, con Ganna che partiva alle 17,20 avevo buone possibilità di farcela. La realtà è stata diversa.

Arrivato all'aeroporto, scopro che il volo, rispetto alla mia prenotazione (vecchia di 11 mesi) è stato anticipato e che ormai l'ho perso. Riesco a ottenere un posto sul volo delle 17,10 con un piccolo supplemento: temevo peggio. Capisco però che arriverò talmente tardi che non so se varrà ancora la pena andare a vedere il beach volley: decido di provarci comunque considerato anche che il secondo incontro è quello della coppia italiana Cottafava-Nicolai, opposti ai qatarioti Cherif-Ahmed (prima c'è un incontro femminile fra due americane e due canadesi). L'aereo non è pienissimo, e non sembrano moltissimi quelli che vanno alle Olimpiadi. Arriva anche un po' in ritardo.

Riesco a prendere la RER dall'aeroporto solo verso le 20,30, dopo aver faticato un po' a capire come funziona il biglietto sul telefonino (non c'è codice a barre né QR e nei tornelli non c'è niente che somigli a uno scanner di immagini, ma funziona lo stesso). L'albergo è in periferia, dalla parte opposta rispetto all'aeroporto, quando arriverò saranno già le 22 o quasi. Ovviamente prendo in considerazione di andare direttamente allo stadio, ma la scarto per due motivi: dovrei lasciare il bagaglio da qualche parte (ma potrei provare a Gare du Nord, che è sulla strada) e arriverei in albergo troppo tardi. La RER passa dallo Stade de France, dove salgono alcuni tifosi francesi di rugby a 7, che hanno appena vinto l'oro (e vedo che ce ne sono tantissimi che aspettano di entrare nella stazione).

Alla fine riparto dall'albergo alle 22,10. Per arrivare allo stadio devo prendere due linee di mezzi: scendo alla prima delle due fermate consigliate, poi seguo le indicazioni, ma essendo lo Stade Tour Eiffel dovrebbe essere facile da individuare. Dopo un po' comincio a vedere la parte superiore della torre, ma prima di trovarmela davanti c'è ancora un bel po' di strada. Arrivo davanti alla Tour Eiffel illuminata in giallo e coi cinque cerchi e lì mi rendo conto di essere davvero, finalmente alle Olimpiadi. Tutto bellissimo, ma lo stadio? Non si vede: seguendo il flusso, arrivo dall'altro lato della torre e finalmente trovo l'ingresso dello stadio. Sorpresa: non sono l'unico ad entrare con più di un'ora di ritardo, davanti a me ce ne sono altri due. Passato il primo cancello, con controllo di biglietti e zaini da parte della polizia, mi rendo conto che non ho idea di dove sia il mio posto, non ho avuto il tempo di guardare. Fortunatamente il mio ingresso è il primo che incontro: lì c'è un altro controllo prima dei biglietti, poi degli zaini, stavolta da parte di steward. Ci metto invece un po' a capire dov'è il mio settore, ma sono comunque tutti vicini.



Entro che è già cominciata la partita degli italiani, che sono sotto 8-4. E' in corso un time-out, quindi ho più tempo per cercare il mio posto, che comunque è abbastanza facile da individuare: è l'unico vuoto, almeno nella zona. Si vede molto bene tutto, del resto il campo è piccolo e le tribune sono attaccate. Due file davanti a me c'è una tifosa del Qatar, due file dietro, una coppia di canadesi con la foglia d'acero sulla guancia. Nelle altre tribune si vedono un paio di bandiere italiane, una del Qatar, una americana e anche una tedesca (la Germania non è presente in questa sessione). Al primo cambio di campo che vedo (si cambia ogni 7 punti) c'è una piramide umana. Nei cambi e a volta anche tra un punto e l'altro mettono musiche, dalla Macarena alla Famiglia Addams e si balla. Anche i punti più belli, soprattutto se su muro ("great block") vengono festeggiati con un balletto. Io fatico a lasciarmi prendere, sono troppo stanco.




Dopo il mio arrivo gli italiani rimontano e arrivano al pareggio sul 12-12. Subito dopo però sbagliano la battuta e perdono altri due punti di fila:. I qatarioti mantengono così la testa fino alla fine: sprecano il primo set point con una battuta sbagliata, ma subito dopo gli italiani la sbagliano a loro volta e finisce 21-19. Il secondo set è più equilibrato, ma soprattutto molto più bello, con tanti scambi combattuti. Nella parte centrale gli italiani fanno dei bei punti, soprattutto con Nicolai, e si portano in testa, ma mai più di un punto. Lo speaker ricorda, anche a me, che Nicolai è medaglia d'argento uscente. La svolta sarà però uno scambio lunghissimo e bellissimo,, salutato alla fine da un lungo applauso, in cui i qatarioti si portano sul 18-16. Arrivano ad avere tre match point: il pubblico si alza quasi tutto in piedi. Io vorrei evitare, essendo stanchissimo, ma quando si alza  quello davanti a me devo farlo anch'io. Al secondo match point i nostri avversari chiudono con una bella schiacciata: 21-18.




E così, la mia prima esperienza in questa Olimpiade, e la seconda in un'Olimpiade estiva, è durata poco più di mezz'ora, ma ne è valsa la pena. Ne vale sempre la pena.

Uscito dallo stadio, mi rendo conto di essere anche digiuno. Ci sono dei chioschi all'interno del recinto, ma non mi fermo perché vendono solo snack: poi però mi ridurrò a mangiare snack dalle macchinette nella metro. Uscendo, trovo le indicazioni per la fermata della RER successiva a quella da dove sono arrivato, ma io vado dall'altra parte cercando di tornare da dove sono venuto. Non è facile, perché non si può fare proprio lo stesso percorso, e alla fine mi perdo. La RER è affollata, ma non a livello di Roma all'ora di punta, e comunque si tratta solo di una fermata, poi passo sulla metro, dove c'è poca gente.

Arrivo poco prima dell'1.. Domani mi aspetta la canoa fluviale.