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La pista verde e nel verde di Bressanone ha ospitato i campionati italiani di atletica. Nel vederla mi sono tornati in mente i Mondiali allievi del 2009, svoltisi su quella stessa pista.
La pista verde e nel verde di Bressanone ha ospitato i campionati italiani di atletica. Nel vederla mi sono tornati in mente i Mondiali allievi del 2009, svoltisi su quella stessa pista.
Arrivai a Bressanone il venerdì, terzo giorno di gare. Nelle prime due avevamo vinto una medaglia sorpresa con Galbieri nei 100. C'erano state anche, tra l'altro, la marcia, l'octathlon (che all'epoca sostituiva il decathlon) e le qualificazioni dell'alto maschile, dove un'italiano era stato eliminato, tale Gianmarco Tamberi. Stavo in un albergo a Bolzano, vicino alla stazione, e andavo a Bressanone in treno: dalla stazione lo stadio è raggiungibile a piedi, anche se non vicinissimo.
Lo stadio è nel verde e dalla tribuna si vedeva uno splendido panorama alpino. C'era un'unica tribuna, che era abbastanza piena, ma non tanto da non trovare posto. Appena fuori dal recinto c'era un prato, dove giocavano sia le famiglie con bambini, sia gli stessi atleti: ho visto lanciatrici italiane fare cavalluccio l'una con l'altra (era dove quest'anno hanno messo la pedana esterna).
Gli atleti italiani considerati da medaglia alla vigilia erano tre. Il primo in gara era il pesista Secci, che entrò in finale a stento, con 18,56 (mi sembra), un buon metro sotto il personale, all'ultimo lancio, credo come 11°. Lo sentii poi commentare con un avversario lo scampato pericolo: tra gli avversari c'era anche quell'austriaco col nome complicato che oggi gareggia in Diamond League nel disco. In finale la misura delle qualificazioni sarebbe bastata a entrare negli 8, ma lui fece ancora peggio.
C'era poi la Trost, che era la favorita e vinse, sempre sicura, come oggi non è più, con 1,89 e poi fallì l'1,91 che, oltre che record italiano di categoria, sarebbe stato anche il minimo B per i mondiali senior. Allora non feci caso alla seconda classificata, ma oggi so bene che si chiamava Mariya Kuchina.
Il terzo atleta di punta era Bencosme De Leon, diventato italiano da poco. Fu impressionante in batteria, tanto da far sognare l'oro, poi arrivò terzo. Un altro italiano, Veroli (tra l'altro anche lui protagonista quest'anno) arrivo 5°, e quello fu l'unico piazzamento di un italiano negli 8, oltre alle medaglie. Strani Mondiali!
Tra gli stranieri, quello che impressionò di più era Kirani James, col suo 45.24 nei 400. Poi avrebbe vinto anche i 200. Ricordo anche la splendida Katherine Johnson-Thompson dominare l'eptathlon. Ricordo anche le qualificazioni del triplo maschile, col dramma del cubano Revé, grande favorito col suo 16,56 di personale (la qualificazione era a 15,10), che si infortunò nella rincorsa del primo tentativo, poi provò a ripresentarsi al terzo, ma non ce la fece. In quella gara un italiano andò in finale, uno col nome greco, considerato il meno forte alla vigilia.
Tutto quello che ho raccontato l'ho visto in due giornate, venerdì e sabato. Avrei dovuto assistere anche all'ultima giornata, domenica, ma uno sciopero dei treni mi bloccò a Bolzano. Mi ritrovai quindi a girare per il capoluogo altoatesino con una bandiera italiana che spuntava dallo zaino. Quando un vecchietto mi fece i complimenti, capii che il suo significato poteva essere equivocato e che qualcuno avrebbe potuto vederla come una provocazione...
Lo stadio è nel verde e dalla tribuna si vedeva uno splendido panorama alpino. C'era un'unica tribuna, che era abbastanza piena, ma non tanto da non trovare posto. Appena fuori dal recinto c'era un prato, dove giocavano sia le famiglie con bambini, sia gli stessi atleti: ho visto lanciatrici italiane fare cavalluccio l'una con l'altra (era dove quest'anno hanno messo la pedana esterna).
Gli atleti italiani considerati da medaglia alla vigilia erano tre. Il primo in gara era il pesista Secci, che entrò in finale a stento, con 18,56 (mi sembra), un buon metro sotto il personale, all'ultimo lancio, credo come 11°. Lo sentii poi commentare con un avversario lo scampato pericolo: tra gli avversari c'era anche quell'austriaco col nome complicato che oggi gareggia in Diamond League nel disco. In finale la misura delle qualificazioni sarebbe bastata a entrare negli 8, ma lui fece ancora peggio.
C'era poi la Trost, che era la favorita e vinse, sempre sicura, come oggi non è più, con 1,89 e poi fallì l'1,91 che, oltre che record italiano di categoria, sarebbe stato anche il minimo B per i mondiali senior. Allora non feci caso alla seconda classificata, ma oggi so bene che si chiamava Mariya Kuchina.
Il terzo atleta di punta era Bencosme De Leon, diventato italiano da poco. Fu impressionante in batteria, tanto da far sognare l'oro, poi arrivò terzo. Un altro italiano, Veroli (tra l'altro anche lui protagonista quest'anno) arrivo 5°, e quello fu l'unico piazzamento di un italiano negli 8, oltre alle medaglie. Strani Mondiali!
Tra gli stranieri, quello che impressionò di più era Kirani James, col suo 45.24 nei 400. Poi avrebbe vinto anche i 200. Ricordo anche la splendida Katherine Johnson-Thompson dominare l'eptathlon. Ricordo anche le qualificazioni del triplo maschile, col dramma del cubano Revé, grande favorito col suo 16,56 di personale (la qualificazione era a 15,10), che si infortunò nella rincorsa del primo tentativo, poi provò a ripresentarsi al terzo, ma non ce la fece. In quella gara un italiano andò in finale, uno col nome greco, considerato il meno forte alla vigilia.
Tutto quello che ho raccontato l'ho visto in due giornate, venerdì e sabato. Avrei dovuto assistere anche all'ultima giornata, domenica, ma uno sciopero dei treni mi bloccò a Bolzano. Mi ritrovai quindi a girare per il capoluogo altoatesino con una bandiera italiana che spuntava dallo zaino. Quando un vecchietto mi fece i complimenti, capii che il suo significato poteva essere equivocato e che qualcuno avrebbe potuto vederla come una provocazione...
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