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Sono in corso i Mondiali di nuoto, e sono passati 10 anni dall'edizione di Roma, l'unica a cui abbia assistito dal vivo. I Mondiali erano già stati a Roma nel 1994, ma allora non ci vivevo ancora, e non ero abbastanza appassionato di nuoto per spostarmi. In quel periodo feci un altro viaggio sportivo, più breve. I Mondiali 2009 avrebbero anche dovuto svolgersi a Tor Vergata, molto vicino a dove allora lavoravo, poi saltò tutto e si tornò alla vecchia sede del Foro Italico: a Tor Vergata si vedono ancora i palazzi incompiuti.
La sensazione che ebbi appena entrato allo Stadio del Nuoto il primo giorno, o meglio già nell'avvicinarmi, fu quella che ha ispirato il titolo di questo blog: che lo spettatore comune, quello che paga il biglietto (ed io avevo speso più di 800 euro), fosse visto con fastidio. I primi giorni i lavori nella zona ingressi non erano ancora terminati, e per entrare si doveva passare da una zona transennata sulla strada. Ampio spazio era dato invece alle zone VIP.
C'era poi chi lo spazio l'occupava abusivamente, ed erano i veri protagonisti negativi della manifestazione: i volontari. In numero enorme, li trovavi sempre a bivaccare ai ristori, occupando tutti i tavolini, o magari sugli spalti (la prima settimana, quando c'erano più posti liberi), dove magari si lamentavano anche se gli coprivi la visuale con la bandiera: quasi mai a lavorare. Ho anche incontrato una hostess che credeva di essere alla finale di Champions League: le tribune saranno state piene per non più del 5%, eppure mi aveva indicato il mio posto dicendo anche "se lo trova occupato, lo dica e lo facciamo sgomberare"
Tornando all'evento sportivo, la prima settimana, come sempre era dedicata a pallanuoto, tuffi, nuoto sincronizzato e nuoto di fondo. Vidi un paio di partite di pallanuoto, una maschile ed una femminile.
Non mi ricordo le squadre, ricordo solo che in una c'era l'Olanda. Per me erano una novità: le trovai piacevoli, tanto che mi ripromisi di andare a vedere qualche partita del campionato successivo, cosa che non feci. Mi colpì soprattutto la stazza dei giocatori, che non si nota in TV.
Non vidi invece il nuoto sincronizzato, ma incontrai qualche sincronette: ricordo di aver avuto accanto un gruppo di canadesi. Anche loro trovai più robuste di quanto non sembrino in TV. Avevo in programma di andare a vedere il fondo una mattina (credo le 25 km), ma rinunciai perché non mi sentivo bene.
Vidi parecchie gare di tuffi, e non me ne pentii di certo. La più appassionante fu la piattaforma maschile, con la sfida tra il britannico Daley, i due cinesi e un australiano, vinta dal primo dopo parecchi sorpassi. Potei assistere anche alle due medaglie della Cagnotto: l'argento nel trampolino sincro con la Dallapé e il bronzo nel trampolino individuale. La gara del sincro fu preceduta da una qualificazione fatta per eliminare una sola coppia, con Macao che fece da vittima designata, presentandosi con un programma molto più facile delle altre.
I cinesi erano dei veri marziani nel sincro, più umani nell'individuale, anche se ci fu la cavalcata solitaria della Gao dal trampolino, veramente impressionante. Pensavo anche alla triste vita dei giudici cinesi (a Roma c'era una signora) che non giudicavano mai una finale, visto che era impensabile una finale senza cinesi (all'epoca le finali dal trampolino erano a 6, per cui si poteva immaginare una finale senza americani, australiani o altri big, ma senza cinesi no). Il lato negativo dei tuffi era il pubblico, troppo fazioso, non solo pro-Italia, ma anche anti-Cina: mai che accettassero un voto della giuria.
Verso la fine della prima settimana, vide una folla circondare un uomo con felpa, cappuccio e cuffie, sotto cui non si vedeva molto: era Phelps! Segno che stava per cominciare il nuoto in vasca, ma di questo parleremo la prossima volta.
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Sono in corso i Mondiali di nuoto, e sono passati 10 anni dall'edizione di Roma, l'unica a cui abbia assistito dal vivo. I Mondiali erano già stati a Roma nel 1994, ma allora non ci vivevo ancora, e non ero abbastanza appassionato di nuoto per spostarmi. In quel periodo feci un altro viaggio sportivo, più breve. I Mondiali 2009 avrebbero anche dovuto svolgersi a Tor Vergata, molto vicino a dove allora lavoravo, poi saltò tutto e si tornò alla vecchia sede del Foro Italico: a Tor Vergata si vedono ancora i palazzi incompiuti.
La sensazione che ebbi appena entrato allo Stadio del Nuoto il primo giorno, o meglio già nell'avvicinarmi, fu quella che ha ispirato il titolo di questo blog: che lo spettatore comune, quello che paga il biglietto (ed io avevo speso più di 800 euro), fosse visto con fastidio. I primi giorni i lavori nella zona ingressi non erano ancora terminati, e per entrare si doveva passare da una zona transennata sulla strada. Ampio spazio era dato invece alle zone VIP.
C'era poi chi lo spazio l'occupava abusivamente, ed erano i veri protagonisti negativi della manifestazione: i volontari. In numero enorme, li trovavi sempre a bivaccare ai ristori, occupando tutti i tavolini, o magari sugli spalti (la prima settimana, quando c'erano più posti liberi), dove magari si lamentavano anche se gli coprivi la visuale con la bandiera: quasi mai a lavorare. Ho anche incontrato una hostess che credeva di essere alla finale di Champions League: le tribune saranno state piene per non più del 5%, eppure mi aveva indicato il mio posto dicendo anche "se lo trova occupato, lo dica e lo facciamo sgomberare"
Tornando all'evento sportivo, la prima settimana, come sempre era dedicata a pallanuoto, tuffi, nuoto sincronizzato e nuoto di fondo. Vidi un paio di partite di pallanuoto, una maschile ed una femminile.
Non mi ricordo le squadre, ricordo solo che in una c'era l'Olanda. Per me erano una novità: le trovai piacevoli, tanto che mi ripromisi di andare a vedere qualche partita del campionato successivo, cosa che non feci. Mi colpì soprattutto la stazza dei giocatori, che non si nota in TV.
Non vidi invece il nuoto sincronizzato, ma incontrai qualche sincronette: ricordo di aver avuto accanto un gruppo di canadesi. Anche loro trovai più robuste di quanto non sembrino in TV. Avevo in programma di andare a vedere il fondo una mattina (credo le 25 km), ma rinunciai perché non mi sentivo bene.
Vidi parecchie gare di tuffi, e non me ne pentii di certo. La più appassionante fu la piattaforma maschile, con la sfida tra il britannico Daley, i due cinesi e un australiano, vinta dal primo dopo parecchi sorpassi. Potei assistere anche alle due medaglie della Cagnotto: l'argento nel trampolino sincro con la Dallapé e il bronzo nel trampolino individuale. La gara del sincro fu preceduta da una qualificazione fatta per eliminare una sola coppia, con Macao che fece da vittima designata, presentandosi con un programma molto più facile delle altre.
I cinesi erano dei veri marziani nel sincro, più umani nell'individuale, anche se ci fu la cavalcata solitaria della Gao dal trampolino, veramente impressionante. Pensavo anche alla triste vita dei giudici cinesi (a Roma c'era una signora) che non giudicavano mai una finale, visto che era impensabile una finale senza cinesi (all'epoca le finali dal trampolino erano a 6, per cui si poteva immaginare una finale senza americani, australiani o altri big, ma senza cinesi no). Il lato negativo dei tuffi era il pubblico, troppo fazioso, non solo pro-Italia, ma anche anti-Cina: mai che accettassero un voto della giuria.
Verso la fine della prima settimana, vide una folla circondare un uomo con felpa, cappuccio e cuffie, sotto cui non si vedeva molto: era Phelps! Segno che stava per cominciare il nuoto in vasca, ma di questo parleremo la prossima volta.
Fonte: Nuoto uno stile di vita
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