domenica 29 settembre 2019

Mondiali di atletica a Doha - 2^ giornata (28-09-2019)

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Giornata lunghissima, conclusa splendidamente col bronzo della Giorgi. Ma cominciamo dall'inizio. All'aeroporto incontro tre componenti della squadra italiana: la Pedroso, un atleta che non sono sicuro di aver riconosciuto (e che quindi non nomino, a scanso di figuracce) e una ragazza che non conosco, probabilmente non un'atleta. All'arrivo, scopro che io e loro 3 siamo gli unici a fermarsi a Doha, su oltre 200 passeggeri dell'aereo. Questo dava un'ulteriore idea dell'interesse che destano questi mondiali.

Al momento di partire per lo stadio, ci sono due persone che partono con me, un nigeriano e un giapponese, ma declinano l'offerta di condividere il taxi. Scoprirò poi che nel mio albergo c'è la squadra delle Bahamas. Sul taxi, scopro di aver dimenticato il biglietto in albergo, ma visto che sono già in ritardo e c'è un gran traffico penso che piuttosto che tornare lo rifaccio. Arrivato, penso di mostrarlo sul telefonino: lo accetterebbero, ma il file non mi si apre. Devo proprio rifarlo. Già per entrare avevo dovuto girare attorno a quasi mezzo stadio, perché prima c'erano tante entrate non aperte al pubblico. C'era con me un gruppo, credo di britannici, e tutti maledicevamo gli organizzatori e la IAAF che gli aveva assegnato i mondiali.

Fino all'ingresso nello stadio, non si sente nessun rumore provenire da dentro, come se fosse vuoto. Una volta dentro, scopro che non è poi così vuoto come temevo: la zona dell'arrivo è piena (solo la zona non tutto il rettilineo), il rettilineo opposto abbastanza. Certo, considerato anche che lo stadio non è grandissimo, saranno 10.000 persone o poco più, sempre poche per un mondiale. Io sono poco prima della seconda curva: dietro di me un gruppo di canadesi. All'inizio questi pochi sono anche tranquilli: si sentono incitazioni solo per i britannici, tanto che mi chiedo se l'atletica non stia diventando come il pattinaggio su ghiaccio di velocità. Lì, infatti, in qualunque posto del mondo si sia, è come se si fosse sempre in Olanda, perché si sente di più il loro tifo, qui sarà lo stesso con la Gran Bretagna.

Programma non molto denso: ci sono momenti abbastanza lunghi con solo una gara in corso, prima l'asta e poi il lungo. Anche grazie a ciò, c'è abbondanza di tabelloni: ce ne saranno 4 per il martello donne e addirittura 6 per il lungo maschile. Io arrivo appena in tempo per vedere l'eliminazione di Faloci, ma non il primo salto di Stecchi. Il mio obiettivo minimo era comunque di arrivare in tempo per le semifinali dei 100, e ce la faccio comodamente. Si parte con Jacobs mai in gara, che perde l'occasione di una semifinale in cui si passava con 10.12 e viste le premesse di ieri si teme che Tortu veda peggio. Invece vedo (non benissimo, visto che un'altra cosa che ho dimenticato è il binocolo) Tortu che, dopo la sua solita brutta partenza rientra in gruppo e sembra aver fatto una prova dignitosa, ma non da qualificazione. Ci mettono un po' ad annunciare il terzo, mostrano il fotofinish e vedo che potrebbe essere lui. E lo è: Tortu in finale! Nelle prove da stadio, abbiamo già più finalisti che in tutta l'edizione scorsa!

Vado a mangiare prima della staffetta mista. Nell'asta sono rimasti in 14 e Stecchi ha fatto 5,70 alla seconda: dovrebbe bastare, ma dopo la Trost ieri non si sa mai. Mi perderò il suo 5,75. Nell'uscire, il ragazzo volontario che mi indica la strada, saputo che sono italiano e interista, mi racconta di essere juventino. Per mangiare bisogna allontanarsi dallo stadio di un bel po': ci sono chioschi di tutto il mondo, ma quasi nessuno espone il menù. Io mangio un piatto indiano, piccante ma per i loro standard neanche tantissimo.

All'avvicinarsi della finale dei 10.000, si note che si sono formate due "curve" di Kenia ed Etiopia (in realtà ai due estremi del rettilineo opposto: le curve sono quasi vuote). Questa è la novità positiva di questi mondiali: una composizione del pubblico diversa dal solito, con più rappresentanza dell'Africa.

Finita la bella gara dei 10.000, in attesa ei 100 rimane il lungo. Gara molto combattuta: penso sempre che alla fine Echeverria troverà il salto risolutivo, invece lo trova Gayle con 8,69. Si arriva alla finale dei 100. Alla presentazione degli atleti spengono le luci, e per ciascuno (Tortu è il primo) illuminano i bordi delle corsie coi suoi colori nazionali e su ciascun lato compare la scritta col suo nome. Tortu fa quello che può: avevo l'impressione che fosse andato leggermente meglio del 7° posto, ma va bene così.

Finite le gare allo stadio, c'è il problema di raggiungere la Corniche (il lungomare) per la marcia. Vedo che c'è una stazione della metro, ma non funziona, si usa solo come sottopasso. Penso che chiuda presto, invece scoprirò che non è ancora entrata in funzione. Peccato, perché passava vicino al mio albergo. Mentre penso a come fare, mi si offre un "servizio limousine" e accetto. Mi lascia dove la Corniche comincia ad essere chiusa al traffico, ma per arrivare al percorso della gara ci vuole ancora un bel po': ci metto una ventina di minuti e arrivo sudatissimo, visto che l'umidità (più del caldo in sé) è devastante. Per fortuna dopo un'oretta passerà e si starà abbastanza bene.

C'è una bella tribuna permanente (di solito usata per altri scopi, credo parate) di un migliaio di posti. Peccato che sia riservata ai VIP e non ospiterà mai più di 20 persone. Gli spettatori comuni, compresi atleti e allenatori (vedo Damilano, l'ex dt Locatelli, poi anche Giomi) sono senz'acqua (non ci sono ristori di nessun tipo), senza bagni e con solo dei gradini per sedersi. A volte vengono fatti allontanare da bordo pista: non si capisce se sia sempre vietato stare attaccati alle transenne sempre o solo in certi tratti. Tra le manifestazioni dove lo spettatore comune è stato visto con fastidio (che hanno ispirato il nome di questo blog) questa li batte tutti: si aveva davvero l'impressione che per gli organizzatori sarebbe stato meglio se non ci fossimo stati!

Le gare sono moto combattute, anche grazie al clima. Quella maschile, dal 15° km, dopo il crollo di Diniz sembra una passeggiata solitaria del giapponese Suzuki, invece a 5-6 km dalla fine entra in crisi: si prende pause sempre più lunghe allo spugnaggio, i 3 minuti di vantaggio diventano 2, poi meno di 1. Vince solo perché il secondo scoppierà peggio di lui: il portoghese che solo a un chilometro dalla fine era terzo staccatissimo arriverà a 43".

Tra le donne si forma subito un gruppo di 4:la Giorgi, due cinesi e una portoghese. Poi le cinesi rimarranno sole, a un certo punto la Giorgi rimane staccata anche dalla portoghese, poi recupera e la portoghese crolla fino a ritirarsi. Un'ucraina rimonterà fino ad arrivare a 18", poi scoppierà. La Giorgi arriva con due bandiere, una per mano, su richiesta le avrei ceduto anche la mia.

E' stata dura, ma ne è valsa davvero la pena.































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