sabato 6 giugno 2020

Partite di calcio a Francoforte (2003-2014)

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E' ripreso il campionato tedesco di calcio (piuttosto male per il mio Eintracht, anche se adesso si sta riprendendo), ed essendoci solo questo, sono diventati tutti appassionati. Avendo vissuto a più riprese a Francoforte, ho visto un po' di partite e sono diventato tifoso dell'Eintracht, anche se non potrei mai indossarne una maglia, per via dei colori (ho del materiale, ma in altri colori).

La prima partita di campionato tedesco che vidi fu nell'estate 1992, Karlsruhe-Borussia Moenchengladbach, credo fosse la prima di campionato: finì 4-2. Ricordo uno stadio immerso nel verde, una perquisizione molto accurata (avevo un ventilatore portatile che li insospettì molto, ma me lo lasciarono) e, in campo, qualche incertezza sulla regola del retropassaggio, appena entrata in vigore.

La prima partita a Francoforte fu nel 2003: Eintracht-Borussia Dortmund. Lo stadio si chiamava ancora "Waldstadion", letteralmente "Stadio del Bosco": un paio di anni dopo avrebbe assunto il nome di Commerzbank Arena. Arrivai con la S-Bahn, la ferrovia urbana: uscendo dalla stazione pensavo "il Wald c'è, ma lo Stadion?" Infatti, il bosco è fitto e bisogna fare un bel pezzo prima di vedere lo stadio. Prima c'è la perquisizione e il viale con i chioschi: nel merchandising non manca mai quello contro i rivali del Kickers Offenbach, il paese vicino, anche se da tempo non va più oltre la terza divisione. Seppi dopo che l'Eintracht vinse il suo unico titolo, nel 1959, battendo in finale (il campionato a girone unico nacque nel 1962) proprio il Kickers.

La partita finì 1-0 per il Borussia. C'erano molti tifosi ospiti: scoprii dopo, sui mezzi, che non tutti erano venuti da Dortmund e dintorni, tanti erano di Francoforte. Tornai allo stadio qualche settimana dopo: avversario lo Stoccarda. Era una squadra in lotta per il titolo, con tanti giocatori famosi, come l'attaccante Kuranyi, ma notai soprattutto il terzino sinistro, uno sconosciuto di nome Philipp Lahm. Lo Stoccarda era chiaramente più forte: l'Eintracht resistette un po', ma poi perse 2-0. Tornai in italia, ma l'Eintracht continuò la stagione su quella falsariga, finendo col retrocedere.

Tornai a Francoforte per la stagione 2010-11, nello stadio rimesso a nuovo per i mondiali del 2006 e col nome dello sponsor. Di solio lo raggiungevo con un pullman, che lascia dalla parte opposta (nella foto, anche se non è mia), molto più vicino allo stadio (e in vista). Dopo una serie di partite in cui l'Eintracht non riuscì mai a segnare (una finì 0-0), verso fine stagione, riuscii finalmente a vederlo vincere: 2-1 al Sankt Pauli. Ho potuto quindi assistere al rito dell'annuncio dopo il gol: lo speaker dice "Eintracht" e il pubblico dice il punteggio, poi dice il nome dell'avversario e il pubblico risponde "zero", anche se non è vero.

Rientrai in Italia a fine aprile, quindi poco prima della fine del campionato: da casa vidi la sconfitta col Borussia Dortmund che sancì la retrocessione dell'Eintracht, la quarta, credo, dall'inizio del campionato a girone unico, ma la seconda su due stagioni in cui ero stato a Francoforte. Temetti di essere bandito per sempre, se non dalla città, quanto meno dallo stadio.

Invece tornai nel settembre 2012. Rimasi tre anni, ma riuscii a vedere molte meno partite di quanto avrei voluto, in quanto i biglietti andavano esauriti con diverse settimane d'anticipo, spesso più di un mese (anche 2 mesi per partite clou come quella col Bayern), e per me era difficile prevedere con molto anticipo in quali week-end sarei stato libero: nella stagione 2014-15 non ne vidi neanche una.

Non saprei citare con certezza nemmeno un avversario di quelle partite, ma ricordo che rispetto agli anni precedenti i risultati furono più vari: ci furono sconfitte, ma anche vittorie. I primi tempi non mi presi mai da bere, perché le consumazioni si pagano solo con una carta prepagata specifica dello stadio, poi mi decisi a farla (potei constatare che è così anche a Gelsenkirchen, ma questa è un'altra storia). Una vota che arrivai in anticipo diedi un'occhiata al museo dell'Eintracht, ma da fuori, perché chiude più di un'ora prima dell'inizio della partita: ricordo la locandina della semifinale di Coppa dei Campioni del 1960, contro i Rangers, che qualificò l'Eintracht per la finale, persa 7-3 col Real Madrid.

Andai a vedere anche una partita dell'altra squadra di Francoforte, il FSV Frankfurt, all'allora Volksbank Stadion. Feci l'errore di andare in macchina: c'è poco parcheggio sulla strada principale e le traverse sono sbarrate, per evitare che vengano invase. Dovetti parcheggiare così lontano che fui costretto a prendere la metro, che arriva vicino allo stadio (non lo sapevo). In uno stadio pieno per non più di un quarto, il FSV vinse 2-0, non ricordo l'avversario. Allora militava in seconda serie e in certi momenti sembrava poter lottare per la promozione, adesso è in quarta serie e in zona retrocessione.

domenica 17 maggio 2020

Italian Football Season 1979-80





The 40th anniversary of Inter's 12th scudetto, the first I can remember (the previous one was in 1971, when I was 3 years old), is in these days. It was also the first season, and perhaps the only one, in which I went to see all the matches, even if we didn't have a season ticket yet, we started buying it the following year.

The first match was against Pescara, who had arrived in Serie A after a playoff with Monza, my home town's team. The victory, it seems to me for 2-0, seemed obvious, but the peculiarity was that all the other matches were draws, so we found ourselves alone on top of the standings. At the second match we also drew and we were caught, but at the fourth we were alone again.
Of course, of the 15 games (then the league was with 16 teams), I don't remember many. After Pescara (of which I have a very vague memory), the first in order of time is the derby, also because it was perhaps the first I saw, perhaps the second: when I was a child my father did not take me to big matches. It was autumn, I think November, a rainy day. I saw the match crushed against an access stairway to the first deck, in what is now the orange sector (the seats and their colours would be introduced in 1990). It was 2-0, with two goals from Beccalossi, one goal per half.

Then came the 4-0 against Juventus, which was not in a good moment, but such a result was beyond all expectations. Altobelli scored a hat-trick, at the end of the season with 15 goals he was the second scorer, so little was scored then. In the group that went to the stadium with us there were two Messinesi, father and son, who attacked him throughout his career, only to miss him when he was no longer there: his fault was to have taken the place to Sicilian Anastasi. The 4-0 was repeated a few years later, and I remember that match a little better.

Spring came, and in the meantime, football betting had also broken out. Inter had taken off and with 8 matches to go we had 8 points ahead (with 2 points per win), but we were slowing down. I remember a game against a small town team, which we risked to lose: it ended 1-1 with a draw in the last minutes. We lived it as a stage closer to the Scudetto, we thought that if we had lost it wouldn't have changed much, but there was some fear.

This led to the third last of the season, against AS Roma, a team that fought to avoid relegation. The points on the second, Juve, were 6, so 1 was enough for the championship. As with most matches, we were in the first deck, under the north terrace (today the green sector), where Inter attacked in the second half. Roma took the lead 2-0, then Inter recovered a goal, but 5 minutes from the end it was still 2-1. The stopper Mozzini, who had never scored in that season (and who was also the only one in that team to have already won a league title, with Torino four years earlier), shot from the edge of the area in the low left corner: goal ! 2-2! I remember the hug with my father: I thought this time it was true, it was also up to us to win a championship, after Juve many times (3 in the 5 seasons I had followed up to then) and AC Milan the year before.

There was still a home match, and it is also the one I remember best. The opponent was Ascoli, but what mattered was not the game, but the pre-game. The team went around the field with a flag that covered them all (in the picture). Then they lost the match, it seems to me 4-2, but nobody cared. Anastasi scored too. Ascoli closed that season in fourth place: today he would have gone to the Champions' League, but then Italy only had three places in the cups, so it stayed out. The level of Italian football had gone down a lot with autarky (that was the second and last all-Italian championship), and there is even someone who misses it.

Source: Sky Sport


The year after Inter arrived in the semifinal in the Champions Cup, and it is the edition that I remember best, even better than the one won in 2010.

lunedì 4 maggio 2020

Campionato di calcio 1979-80

Ricorre in questi giorni il 40° anniversario del 12° scudetto dell'Inter, il primo di cui abbia memoria (il precedente era stato nel 1971, quando avevo 3 anni). Fu anche la prima stagione, e forse anche l'unica, in cui andai a vedere tutte le partite, anche se non avevamo ancora l'abbonamento, cominciammo a farlo l'anno dopo.

La prima partita fu contro il Pescara, che era arrivato in serie A dopo uno spareggio con il Monza, la squadra della mia città. La vittoria, mi sembra per 2-0, sembrò scontata, ma la particolarità fu che tutte le altre partite finirono pari, quindi ci ritrovammo soli in testa alla classifica. Alla seconda pareggiammo anche noi e fummo raggiunti, ma alla quarta tornammo in testa da soli.

Naturalmente, delle 15 partite (allora il campionato era a 16 squadre) non sono molte quelle che ricordo. Dopo il Pescara (di cui ho un ricordo molto vago), la prima in ordine cronologico è il derby, anche perché forse era il primo che vedevo, forse il secondo: quand'ero piccolo mio padre non mi portava alle partite di cartello. Era autunno, credo novembre, una giornata piovosa. Vidi la partita schiacciato contro una scala di accesso al primo anello, in quello che oggi è il settore arancione (i seggiolini e i relativi colori sarebbero stati introdotti nel 1990). Fu 2-0, con doppietta di Beccalossi, un gol per tempo.

Arrivò poi il 4-0 contro la Juventus, che non era in un buon momento, ma un risultato del genere era comunque oltre ogni aspettativa. Altobelli segnò una tripletta, alla fine del campionato con 15 gol fu il secondo marcatore, tanto si segnava poco allora. Nel gruppo che veniva allo stadio con noi c'erano due messinesi, padre e figlio, che lo attaccarono per tutta la carriera, salvo poi rimpiangerlo quando non ci sarebbe stato più: la sua colpa era aver toto il posto al siciliano Anastasi. Il 4-0 si ripeté qualche anno dopo, e quella partita la ricordo un po' meglio.

Arrivò la primavera, e nel frattempo era scoppiato anche il calcio scommesse. L'Inter aveva preso il largo e a 8 giornate dalla fine aveva 8 punti di vantaggio (con 2 punti per vittoria), ma stava rallentando. Ricordo una partita contro una provinciale, che rischiammo di perdere: finì 1-1 con pareggio negli ultimi minuti. La vivemmo come una tappa di avvicinamento allo scudetto, pensavamo che se avessimo perso non sarebbe cambiato molto, ma qualche timore c'era.

Si arrivò così alla terzultima di campionato, contro la Roma, squadra che lottava per la salvezza. I punti sulla seconda, la Juve, erano 6, quindi ne bastava 1 per lo scudetto. Come per la maggior parte delle partite, eravamo nel primo anello, sotto la curva nord (oggi settore verde), dove l'Inter attaccava nel secondo tempo. La Roma andò in vantaggio 2-0, poi l'Inter recuperò un gol, ma a 5 minuti dalla fine era ancora 2-1. Lo stopper Mozzini, che in quel campionato non aveva mai segnato (e che era anche l'unico in quella squadra ad aver già vinto uno scudetto, col Torino quattro anni prima), tirò dal limite dell'area nell'angolo sinistro basso: gol! 2-2! Ricordo l'abbraccio con mio padre: pensavo che stavolta era vero, era toccato anche a noi vincere uno scudetto, dopo la Juve tante volte (3 nei 5 campionati che avevo seguito fino ad allora) e il Milan l'anno prima.

C'era ancora una partita in casa, ed è anche quella che mi ricordo meglio. L'avversario era l'Ascoli, ma quello che contava non era la partita, ma il pre-partita. La squadra fece il giro del campo con un bandierone che li copriva tutti (nella foto). Poi persero la partita, mi sembra 4-2, ma non importava a nessuno. Segnò anche Anastasi. L'Ascoli chiuse quel campionato al quarto posto: oggi sarebbe andato in Champions' League, ma allora l'Italia ava solo tre posti nelle coppe, quindi rimase fuori. Il livello del calcio italiano si era abbassato molto con l'autarchia (quello fu il secondo e ultimo campionato tutto italiano), e dire che c'è qualcuno che la rimpiange.

L'anno dopo l'Inter arrivò in semifinale in Coppa dei Campioni, ed è l'edizione che ricordo meglio, anche meglio di quella vinta nel 2010.

Fonte: Sky Sport

lunedì 24 febbraio 2020

Biathlon World Championships in Antholz: mass starts (23-02-2020)

Clicca qui per la versione italiana There are far fewer people at the station than yesterday: only a group of Germans with Stuttgart scarves take the train with me. In Olang they let us go immediately to the square (instead they channel those who come from the opposite direction) and we take the shuttle in 15 minutes. At the shuttle change I think I will take advantage of the advance to visit the village (called "Biathlon World"), but it is still closed. I arrive at the stadium more than an hour early, exhausted after the climb, and I take the opportunity to explore the surroundings. Going to the stands, you will meet the mascot of the 2021 Cortina World Championships. Next to that of Cortina, there are the stands of Pokljuka (Slovenia), home of the next Biathlon World Championships, and of Ruhpolding (Bavaria), home of the next "Summer World Championships" (I didn't even know they existed).











I arrive on the grandstand shortly after 12, and there aren't many places any longer. A concert by a German-speaking singer is underway, which must be quite well known, since many sing the chorus in one of his songs. At 10 minutes from the start, the participants are announced, the first 10 in football style: the speaker says the name and the attendance the surname. To make it more difficult, the list that appears on the screen will never be on the sama page as the announced athlete. They give the three and a half minutes to the start and the athletes have yet to enter the starting area and put on their skis: I would be taken by anxiety, they are calm.







They start: all in group until the first shooting range. There in 16 make no errors, Wierer is not among them, but at the second shooting range she makes an excellent series and rallies. I see that there is one who made 5 mistakes, I think "poor her", then I find out that it is Vittozzi. At the third shooting she will arrive very far behind, then she will come back a bit, but she will still arrive last. Wierer instead arrives in the leading group at both the third and fourth shooting: she makes a mistake in each, but most of the opponents do worse, so much so that after the fourth polygon she seems to go away: she has 14 seconds on Roeiseland of Norway. The speaker already seems to be commenting on her third gold, but at the checkpoint of the first kilometer of the last lap we all realize that we have spoken too early: Roeiseland is 6 " behind. When they come back into sight in the final downhill (which I have done many times too) the Italian still seems to have a good margin, but in a small climb she is reached, then passed in the entrance tunnel of the stadium and shortly afterwards she will give up, closing closer to the third than to the first.

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This time, being the last day, they are making the victory ceremony directly. Original formula: the winners start next to the stage and when they are announced they climb first on the stage, then on the podium. The Norwegian anthem is heard singing loud enough, although certainly not at French levels. It was 1.30 pm: it is not long before we take a seat again. I think I will eat in the nearest kiosk, but the queue discourages me: I will find one almost with no queue.






I'll be back in the grandstand around 2.20pm. I see a lot of people in the aisles and I get scared, but in reality there are still almost empty rows. Compared to other races, more French flags are seen. In front of me there are Russians, behind some Swedes. Before the last race they present the staff and the volunteers, the host also sings some songs. The race ends up in a duel between the French and the Norwegians, with the former placing 4 in the top 7, but the latter winning with J.T. Boe, the only one without errors at the shooting range. Windisch seems to be able to enter the fight for first places up to the third shooting, where he will make 2 mistakes.




After the race, I don't consider stopping at the victory ceremony, much less at the closing ceremony, which they advertise: I'm tired and I want to be among the first to leave the stadium hoping to find less queue, but then I can't resist Kaiserschmarrn (sweet omelettes in pieces, typical Austrian) and I linger. The queue to get to the shuttle is still about 50 minutes: I have time to hear both the victory ceremony and the closing ceremony. They also set off fireworks, although it is still daytime.




At the shuttle change, I enter Biathlon World, but it is being dismantled. However, a kiosk is still full of people drinking. I then try to buy merchandising, but I have to give up because they only accept cash and I am left without. It's not over: problems with the trains will bring me back a couple of hours later than expected. At the station I also see yesterday's man with a hat


It's over: on the one hand I am sorry to have seen only two days, but on the other I don't know how long I would have resisted, communting has exhausted me. After all, I'm getting older...

Mondiali di biathlon ad Anterselva - mass start (23-02-2020)

Alla stazione c'è molta meno gente di ieri: sale con me solo un gruppo di tedeschi con sciarpe dello Stoccarda. A Valdaora ci fanno andare subito sul piazzale (incanalano invece quelli che vengono dalla direzione opposta) e prendiamo la navetta in un quarto d'ora. Al cambio di navetta penso di approfittare dell'anticipo per visitare il villaggio (detto "Biathlon World"), ma è ancora chiuso. Arrivo allo stadio con più di un'ora d'anticipo, sulle ginocchia dopo la salita, e approfitto per esplorare i dintorni. Andando verso le tribune, si incontra la mascotte dei Mondiali di Cortina 2021. Accanto a quello di Cortina, ci sono gli stand di Pokljuka (Slovenia), sede dei prossimi Mondiali di biathlon, e di Ruhpolding (Baviera) sede dei prossimi "mondiali estivi" (non sapevo neanche esistessero).







Arrivo sulla tribuna poco dopo le 12, e non c'è più tantissimo posto. E' in corso un concerto di un cantante di lingua tedesca, che dev'essere piuttosto conosciuto, visto che in tanti fanno il coro in una sua canzone. A 10 minuti dalla partenza si annunciano le partecipanti, le prime 10 in stile calcistico: lo speaker dice il nome e il pubblico il cognome. Per farla più difficile, l'elenco che compare sullo schermo non sarà mai sulla pagina dell'atleta annunciata.. Danno i tre minuti e mezzo al via e le atlete devono ancora entrare nella zona di partenza e mettersi gli sci: io sarei preso dall'ansia, loro vanno tranquille.



Si parte: tutte in gruppo fino al primo poligono. Lì in 16 non sbagliano, la Wierer non è tra queste, ma al secondo poligono fa un'ottima serie e recupera. Vedo che c'è una che ha fatto 5 errori, penso "poverina", poi scopro che si tratta della Vittozzi. Al terzo poligono arriverà staccatissima, poi si riprenderà abbastanza, ma arriverà ancora ultima. La Wierer invece arriva nel gruppo di testa sia al terzo che al quarto poligono: fa un errore in ciascuno, ma la maggior parte delle avversarie fa peggio, tanto che dopo il quarto poligono sembra andar via: ha 14 secondi sulla norvegese Roeiseland. Lo speaker sembra già commentare il suo terzo oro, ma al passaggio del primo chilometro dell'ultimo giro ci accorgiamo tutti di aver parlato troppo presto: la Roeiseland è a 6". Quando tornano in vista nella discesa finale (che ho fatto tante volte anch'io) l'italiana sembra avere ancora un buon margine, ma in una salitella viene raggiunta, poi superata nel tunne d'ingresso allo stadio e poco dopo si arrenderà, chiudendo più vicina alla terza che alla prima.



Stavolta, essendo l'ultima giornata, fanno direttamente la premiazione. Formula originale: le premiate partono accanto al palco e quando vengono annunciate salgono prima sul palco, poi sul podio. Si sente cantare l'inno norvegese abbastanza forte, anche se non certo ai livelli francesi. Si sono fatte le 13,30: 'è poco tempo prima di riprendere posto. Penso di mangiare nel chiosco più vicino, ma la coda mi scoraggia: ne troverò poi uno quasi senza coda.







Torno in tribuna verso le 14,20. Vedo tanta gente nei corridoi e mi spavento, ma in realtà ci sono ancora delle file quasi vuote. Rispetto alle altre gare, si vedono più bandiere francesi. Davanti a me ci sono dei russi, dietro degli svedesi.Prima dell'ultima gara presentano lo staff e i volontari, il presentatore canta anche qualche canzone. La gara si risolve in un duello tra francesi e norvegesi, coi primi che ne piazzano 4 nei primi 7, ma i secondi che vincono con J.T. Boe, l'unico senza errori al poligono. Windisch sembra potersi inserire nella lotta per primi posti fino al terzo poligono, dove farà 2 errori.





Finita la gara, non prendo in considerazione di fermarmi alla premiazione, né tanto meno alla cerimonia di chiusura, che pubblicizzano: sono stanco e voglio essere tra i primi a lasciare lo stadio sperando di trovare meno coda, ma poi non so resistere alle Kaiserschmarrn (frittate dolci a pezzi, tipiche austriache) e mi attardo. La coda per arrivare alla navetta è ancora di circa 50 minuti: ho il tempo per sentire sia la premiazione, sia la cerimonia di chiusura. Sparano anche dei fuochi d'artificio, nonostante sia ancora giorno.



Al cambio navetta, entro nel Biathlon World, ma è in fase di smantellamento. Un chiosco è comunque ancora pieno di gente che beve. Provo poi a comprare del merchandising, ma devo rinunciare perché accettano solo contante e son rimasto senza. Non è finita: problemi coi treni mi faranno rientrare un paio d'ore dopo il previsto. Alla stazione rivedo anche l'umo col cappello di ieri.

E' finista: da un lato mi dispiace di aver visto solo due giornate, ma dall'altro non so quanto avrei resistito, gli spostamenti mi hanno messo in ginocchio. D'altronde, l'età avanza...