martedì 14 gennaio 2025

Roma - Inter femminile (12-01-2025)

 Stavolta, dopo l'esperienza dell'anno scorso, so che l'ingresso del settore ospiti è dal lato opposto rispetto all'entrata principale dello stadio Tre Fontane, quindi mi dirigo direttamente lì, dove si trova parcheggio facilmente. Ne consegue che alle 20,10 sono già dentro (si comincia alle 20,45). Il settore ospiti è quasi vuoto, saremo una ventina, tutti dei Belli de Roma, tranne due ragazze, che Biapri, del direttivo del club, cerca di convincere a iscriversi. Anche nella tribuna di fronte c'è poca gente, penso che, visto il freddo, molti verranno all'ultimo momento, invece non verranno proprio: alla fine il nostro settore rimarrà vuoto, non supereremo la trentina, la tribuna di fronte si riempirà per poco di metà, del resto della tribuna del nostro lato, che dovrebbe essere la tribuna principale, non so, ma da quello che si sentiva non penso fosse molto affollata.




Nonostante il freddo, c'è uno senza cappotto, che viene presentato come capo cori della tifoseria di Inter women. Arriva anche uno col giubbotto, ma in maniche corte. Montiamo insieme il tamburo (aiuto anch'io) e partiamo coi cori, gli stessi della squadra maschile, ce n'è solo uno specifico per le donne. A una decina di minuti dall'inizio lo speaker dà la prima formazione, e tra il fatto che si sente poco e quello che non conosco le giocatrici, non capisco nemmeno quale di quale delle due squadre sia: solo dalla reazione del pubblico (oltre che dal fatto che di solito si comincia con la squadra in trasferta) capisco che si tratta dell'Inter. Anche alla formazione della Roma, comunque, non è che il pubblico si senta tantissimo.


Si parte: nel primo tempo l'Inter attacca dal mio lato, ma passeranno 6-7 minuti prima che la palla ci arrivi. All'11°, però, recupera palla sulla trequarti, con un contrasto un po' al limite, e serve la centravanti libera in area, che segna. C'è qualche protesta da parte delle giallorosse, ma niente di paragonabile a quello che siamo abituati a vedere sui campi maschili. Gridiamo il nome della marcatrice, e meno male che il capo cori ce lo dice prima, perché io non lo sapevo: è Elisa Polli. Il vantaggio però dura poco più di un minuto: alla prima azione la Roma pareggia con un diagonale della terzina Thogersen (che ho avuto modo di osservare bene nel primo tempo, essendo dal mio lato: è veramente forte).




Al 21' c'è un contrasto sulla linea di fondo interista: due giocatrici rimangono a terra, scoppia una rissa, sento dire che è stata espulsa la Giacinti per fallo di reazione. I tifosi romanisti cantano "siete come la Juve", noi rispondiamo "a Roma c'è solo la Lazio", unica deroga alla regola che c'eravamo dati di non fare cori contro. Il gioco resterà fermo per almeno 5 minuti perché l'interista era rimasta a terra, ma alla fine non uscirà. La Roma accusa il colpo: nel resto del primo tempo non succederà niente di clamoroso, ma solo l'Inter si farà pericolosa.

Nell'intervallo faccio un giro, anche per scaldarmi, e scopro che il settore ospiti non è completamente isolato: si può andare dietro al resto della tribuna, dove c'è un bar. Prenderei solo qualcosa di caldo, ma non credo che lo facciano. Il freddo si fa sentire sempre più, tanto che mi chiedo se resterò per tutta la partita.

Si riprende, e mentre nel primo tempo erto stato tra i pochi a sedermi, con qualche problema di visuale in qualche punto, stavolta resto in piedi, cercando di scaldarmi. Dopo 10' l'Inter passa in vantaggio, con un diagonale della laterale Serturini, che apprendo essere anche un'ex. Adesso che siamo anche in vantaggio, ho un motivo in più per aspettare con ansia la fine della partita: guardo ossessivamente il tabellone e il più delle volte, comunque, è passato più tempo di quanto mi aspettavo. In realtà non si soffre tantissimo, se non per il freddo, in quanto le fortissime difensore centrali nerazzurre, Ivana Andrés Sanz (campionessa del mondo) e Marija Ana Mlinkovic, chiudono ogni spazio. Al 92' penso di aver parlato troppo presto: prima la Mlinkovic non rinvia, poi la Runasdottir in porta non trattiene, ma alla fine recupera. E' l'ultimo brivido (sempre, freddo a parte): due minuti dopo c'è il fischio finale. Guardo un attimo i festeggiamenti, saluto e scappo via.




Mi fermo a mangiare in un fast food nelle vicinanze, con berretto e maglione dell'Inter, e incontro molta gente con sciarpe e giubbotti della Roma. Ma nel calcio femminile non è un problema (e mi dispiace doverlo sottolineare).

mercoledì 18 dicembre 2024

Lazio - Inter (16-12-2024)

 La metro è tornata a fare orari normali quindi stavolta posso evitare di andare allo stadio in macchina. Prendo il tram da Flaminio verso le 19,15: è pieno soprattutto di laziali, ma c'è anche qualche interista. Partono i cori: qualcuno ne accenna anche uno nazista, ma fortunatamente viene zittito subito. Si passa ai cori contro Lotito, ma c'è qualcuno che lo difende, al che anch'io intervengo per far presente che non capisco come mai i i tifosi comuni (non i capi ultrà, di quelli si capisce) ce l'abbiano con lui, con i risultati che ha ottenuto in questi anni (fermo restando, naturalmente, che non è certo una persona simpatica, tutt'altro).

C'è un po' di coda al prefiltraggio, ma meno che in certe sessioni mattutine degli Europei d'atletica (ovviamente con molta meno gente) e soprattutto, scorre rapidamente, mica come contro la Roma. Non mi perquisiscono neanche, del resto non ho zaini, Leggermente più lunga la coda al tornello, ma parliamo di una decina di minuti: all'ingresso controllano il documento e mi toccano un po' le tasche. Sono quindi dentro poco prima delle 20: ho il tempo di prendermi da mangiare e di incontrarmi col mio amico laziale e fare la foto di rito. 

Scusate se per le foto parto dalla fine, ma questa è la miglior copertina


Arrivo alle tribune verso le 20,15: la Curva Nord e la metà nord della Tribuna Tevere sono già pieni, il settore ospiti quasi, il mio settore e la Monte Mario invece sono quasi vuoti. Alla fine il mio settore si riempirà, anche se non proprio al 100%, mentre nella Monte Mario rimarranno molti vuoti. Sono nella fila 18, quindi penso di dover salire molto, ma non ho ancora imparato la numerazione dell'Olimpico, nonostante fossi in questa zona anche agli Europei di atletica: in realtà la fila 18 e la terza salendo dall'ingresso. Cominciano  a dare le formazioni a quasi mezz'ora dall''inizio (e come sempre in ordine di numero, che non ci si capisce niente), ma so che il rituale prepartita della Lazio è lungo; c'è il volo dell'aquila e diverse canzoni, tra cui "I giardini di marzo".



   

L'ingresso delle squadre in campo è uno shock: l'Inter è travestita da Borussia Dortmund! Mi chiedo sempre chi è che compra queste maglie. Si parte: dal mio lato (sono poco oltre la linea di porta) attacca l'Inter, vedo molto bene l'area. Stavolta nel mio settore gli interisti sono meno degli anni scorsi: nella mia fila credo siano tutti laziali, si vedono e si sentono interisti nelle file dietro e dall'altro lato del corridoio. Dopo un inizio a fasi alterne, con molto pressing da entrambe le parti, c'è una fase a prevalenza laziale, che dura una ventina di minuti, dove l'Inter non arriva quasi mai in attacco e comincio a preoccuparmi. Di occasioni serie comunque i padroni di casa ne avranno una sola, con Noslin che ci grazia sparando alto solo in mezzo all'area. In un dei rari contropiedi vedo molto bene un tiro di Mikhtaryan che presumibilmente dovrebbe essere un cross, ma quasi entra.


C'è un'interruzione di un paio di minuti per l'infortunio al difensore laziale Gila, che viene sostituito da tale Gigot, mai sentito. Un paio di minuti dopo, cross dalla destra (il lato opposto al mio), Dumfries svetta di testa, Provedel para, ma dopo una mischia in cui non si capisce più niente la palla entra. Non capisco chi avrebbe segnato, leggo che sarebbe stato De Vrij, ma in ogni caso l'arbitro non convalida. Non capisco perché, il mio vicino dice che c'è stato un fallo. Dopo 3-4 minuti di discussioni l'arbitro viene richiamato al VAR e a sorpresa non dà il gol, ma un rigore. Decisione molto curiosa, leggerò poi che c'era stato un fallo di mano proprio di Gigot, prima che la palla arrivasse a De Vrij. Calhanoglu segna e tutta la squadra va a festeggiare sotto il settore ospiti. Neanche due minuti dopo, Dumfries trova Di Marco completamente libero in area: 2-0 e nuovi festeggiamenti sotto il settore interista.




Nell'intervallo non mi muovo. Passa a bordo campo il falconiere e alcuni scendono a farsi la foto con l'aquila. I laziali attorno a me dicono che la partita e già finita, ma io non sono tanto tranquillo, conoscendo la difesa dell'Inter in campionato. Mi tranquillizzo pochi minuti dopo la ripresa: Barella ha la palla al limite dell'area, qualcuno alla mia sinistra grida "tira", lui obbedisce e la butta nell'angolino. Dev'essere stato un gol bellissimo, peccato non averlo visto bene, essendo dall'altro lato. Il tifoso che aveva detto di tirare solleva più volte in aria il figlio, tanto che comincio a temere per lui. Tre minuti dopo Dumfries sembra volare altissimo (ma anche perché il suo avversario, Tavares, non salta) e segna il 4-0. Nuovo palleggiamento del bambino.


Si va avanti con la Lazio che prova ad attaccare, ma senza essere mai pericolosa e scoprendosi sempre di più. A un certo punto l'Inter sembra non affondare: verso la metà del secondo tempo, dopo aver visto Dumfries fermarsi dopo una discesa sulla fascia, prendo anche in considerazione di andarmene, visto anche il freddo, ma accantono subito l'idea, probabilmente a risultato invertito l'avrei fatto. Anche i laziali, comunque, rimangono quasi tutti. Dopo un po' arriva anche il 5-0, con Carlos Augusto (3 gol di difensori e 2 di centrocampisti), ma pochi se ne vanno e nessuno contesta, anzi la Nord continua a cantare. Poco prima dello scadere, il mio vicino non fa in tempo a dire "andiamo, prima che facciano il sesto" che il sesto gol arriva, con Thuram.



Finisce 6-0, contro una squadra che era pur sempre pari a noi in classifica, sia pure con una partita in più. Uscendo, sento il mio amico, che mi dice che era andato via sul 5-0. Alla fermata del tram, lo vedo molto pieno e decido di aspettare il successivo, ma dovrò aspettare un bel po', tanto da rischiare di perdere l'ultima metro. Sul tram sento depressione nei tifosi laziali, ma non rabbia,



Finisce così la mia annata sportiva. Dati una serie di impegni lavorativi e personali, non so quando inizierà la prossima.





giovedì 31 ottobre 2024

Empoli - Inter (30-10-2024)

     Incredibile a dirsi: arrivo fin troppo presto. Arrivato in zona stadio, vedo uno scorcio di tribune e noto che sono quasi vuote, per cui decido di fermarmi in un bar. Dopo la sosta, arrivo davanti ai cancelli verso le 17,20: prima di mettermi in coda vedo arrivare il pullman dell’Inter, pensavo che le squadre arrivassero con un po’ più di anticipo. Sono nella stessa tribuna dell’anno scorso, che però stavolta è considerata “settore ospiti”, anche se non è isolata dal resto dello stadio, a differenza della curva vicina. In realtà a Empoli più di metà dello stadio si potrebbe chiamare “settore ospiti”, gli interisti sono sempre più dei tifosi di casa.



 La coda per il primo controllo di biglietti e documenti scorre rapidamente. Subito dopo c‘è il controllo zaini: l’addetto mi dice di “tirare fuori le cose” e io tremo perché ne ho tantissime: mi sono portato un cambio nel caso perdessi l’ultimo treno. Fortunatamente si accontenta che ne tiri fuori un paio e che lo rassicuri di non avere bottigliette d’acqua, poi mi lascia andare. Dura invece di più la coda ai tornelli: per un po’ restiamo fermi e non si capisce dove sia il problema. Solo quando decidono di aprire un altro varco con controllo manuale la coda si sblocca: io rimango nella fila del tornello, dov’è rimasta poca gente, e passo subito.

Per entrare ci sono voluti una ventina di minuti: sono dentro verso le 17,45. La mia fila è la B, quindi è facile da individuare, e peraltro ricordavo da quando avevo comprato il biglietto di essere in seconda fila. Per chi aveva una fila un po’ più alta era più complicato, visto che la lettera non si trova scritta da nessuna parte: sentirò tanti che la cercano. Il mio settore è ancora in gran parte vuoto, e la tribuna di fronte lo è ancora di più. Passate le 18, la situazione non è cambiata di molto, tanto che mi chiedo se si riempirà: eppure quando ho comprato il biglietto sembrava ne fossero rimasti pochi. Alla fine si riempie quasi del tutto, ma rimangono dei posti vuoti nella mia fila e anche negli angoli sia della tribuna principale, sia della curva interista.




Sono proprio davanti alla postazione a bordo campo di DAZN: tra i commentatori riconosco Pazzini. Scopro però di avere la vista ostruita da quella che all'inizio mi sembra una panchina, ma poi scoprirò essere un'altra tribuna (le panchine sono più al centro e soprattutto più piccole). Non vedo buona parte della linea laterale (ma gli angoli sì). Comunque sono all'altezza del limite dell'area, più in centro di tante altre volte. Nel prepartita suonano "Sarà perché ti amo" e gli interisti cantano un inno a Lautaro, ma a me la canzone, dopo la serata di Budapest, fa pensare soprattutto a Tamberi. Poco prima dell'inizio lo speaker dà la formazione solo dell'Empoli (e si sentono più gli insulti degli interisti che gli applausi degli empolesi), per di più in ordine di numero: considerato anche la maggior parte dei giocatori mi sono sconosciuti, per capirla dovrò rileggermela.

Si parte: nel primo tempo dal mio lato attacca l'Empoli. Posso quindi capire subito la formazione dell'Inter: c'è meno turnover di quanto mi aspettassi. Nei primi minuti, l'Inter attacca, ma non è mai pericolosa: il primo tiro in porta, comunque non insidioso, è dell'Empoli. Ho un po' più paura qualche minuto dopo, quanto Gyasi manca l'aggancio da pochi passi. Poco dopo, sul fronte opposto, colpo di testa in mischia, non si capisce di chi, e miracolo del portiere empolese. Mi ero accorto pochi minuti prima che nella tribuna accanto c'è uno schermo che trasmette le immagini della partita (il tabellone invece, mostra soprattutto pubblicità e qualche volta il tabellino): è solo la seconda volta, dopo la finale della Nations' League, che vedo una partita con le immagini TV in diretta. Cerco quindi di capirci qualcosa dell'azione, ma dalla mia posizione si vede poco: anche la Gazzetta darà prima una versione, poi un'altra.

Verso la metà del primo tempo vedo Darmian che si fa largo in area e prima di cadere riesce a tirare e a segnare. C'è un controllo VAR: chiaramente dalla mia posizione non potevo avere nessun'idea di cosa fosse successo, si parla di un fallo di mano, da quello che riesco a vedere dallo schermo mi sembra non ci sia, invece il gol viene annullato. Al 30' c'è un contrasto sulla trequarti, Thuram va a terra, ma da quello che vedo (male) sembra un normale contrasto di gioco, mi  chiedo addirittura se non sia fallo in attacco. Invece dallo schermo si capisce che è un fallo brutto, e infatti dopo il VAR c'è il rosso. Penso che segnare sia solo una questione di tempo, ma il tempo non sembra venire presto: per tutto il resto del primo tempo non siamo pericolosi. Sono quasi contento: penso che almeno vedrò le azioni decisive da vicino.





Temevo di passare l'intervallo in coda per il bagno, anche perché per arrivarci devo fare il giro dall'ultima fila della tribuna. Invece faccio presto, tanto che per un attimo penso anche di prendermi da mangiare, ma per quello c'è davvero troppa coda. Il secondo tempo comincia con l'Empoli in attacco, tanto che un po' mi preoccupo, ma dura poco: al 6' vedo molto bene il tiro a parabola di Frattesi dal centro dell'area, che sembra alto, invece si infila sotto l'incrocio dei pali. Da allora tutto in discesa: ci sono delle azioni in cui cerchiamo il passaggio quando potremmo tirare e il pubblico si innervosisce, me compreso, ma al 22' Lautaro fa bene a dare la palla indietro a Frattesi, che segna il 2-0. A 10' dalla fine, dopo il 3-0 di Lautaro, la gente comincia ad andarsene: io considero di avvicinarmi all'uscita, per essere sicuro di avviarmi verso la stazione, poi vedo che ho un buon margine e decido di restare fino alla fine e vedere anche un po' di festeggiamenti dopo. DAZN rimonta la postazione nella mia zona e vedo che intervistano Lautaro.





Il mio timore era che, essendo settore ospiti, non ci facessero uscire subito: avevo un margine di circa mezz'ora per riuscire a prendere il treno e rientrare in serata. Dopo aver visto che non eravamo solati dal resto dello stadio, lo ritenevo molto improbabile, e infatti la curva viene fatta uscire dopo, ma noi possiamo andare subito. Faccio anche in tempo a prendermi da mangiare, poi temo di nuovo di non riuscire a rientrare perché il treno per Firenze è in ritardo, ma scopro poi che quello da Firenze a Roma lo è ancora di più: arriverò a casa poco prima delle 2.

mercoledì 23 ottobre 2024

Roma - Inter (20-10-2024)

 Alla bella età di 56 anni, mi trovo per la prima volta a fare il tifoso in trasferta nel settore ospiti, e mi chiedo come sarà. Finora ci ero stato solo una volta, sempre all'Olimpico, per accompagnare un mio amico in un Roma-Torino di Coppa Italia. Avevo avuto un trattamento da tifoso in trasferta anche in una giornata dei Mondiali di Atletica 2013 a Mosca, nel senso che mi avevano fatto uscire molto dopo la fine della sessione, ma scaglionavano soltanto le uscite, non che il mio settore fosse particolarmente a rischio.

Scelgo di andare in macchina per evitare contatti coi tifosi avversari. Le istruzioni ricevute per e-mail suggerivano di arrivare in zona stadio almeno 90 minuti prima, e io le rispetto al minuto: sono dietro l'Olimpico alle 19,15 (l'inizio è alle 20,45). Peccato però che sia subito costretto ad allontanarmi, non lasciano andare verso i parcheggi. Qualcuno parcheggia sul bordo della strada, e se non fossi dal lato opposto lo farei anch'io (scoprirò alla fine che sarebbe stata una pessima idea). Arrivati all'altezza dell'ingresso del tennis, ti costringono ad allontanarti ancora, non lasciano svoltare verso lo stadio. Mi trovo quindi a cercare parcheggio in una zona che non conosco: immaginavo che l'avrei trovato lontano, ma mi ero preparato a cercarlo dalla parte opposta, che conosco meglio. Trovo un posto irregolare (fermata del bus) e considero di lasciarla lì, ma vedo che Google mi dà 2,8 km dallo stadio e quindi decido di provare ancora. Alla fine trovo un posto regolare a 2,2 km (sempre secondo Google).

Mi incammino chiedendomi quale sarà la distanza effettiva, che chiaramente dipende dall'ingresso. Nell'ultimo tratto prima del cancello del settore ospiti ho un po' di paura, in quanto il fatto stesso di dirigermi verso il settore ospiti mi identifica come tifoso in trasferta. Arrivo davanti al cancello poco prima delle 20: la distanza era poco meno di 2 km. Davanti al cancello c'è un mucchio selvaggio: tante persone in pochi metri, tutto sembra tranne che una coda. In ogni caso, non si va avanti: passa un quarto d'ora prima che lascino ancora entrare, ma una volta aperto, scorre subito. Primo controllo biglietti, poi perquisizione degli steward. Subito dopo si capisce perché ci tenevano fuori: al tornello c'è una coda che prende una metà dello spazio tra questo e il cancello. Va anche lentamente: molti cominciano a temere di vedere la partita cominciata. Arrivato in vista dei tornelli, vedo che molti hanno problemi, soprattutto quelli che hanno il biglietto sul telefonino. A volte bloccano anche gli accessi perché c'è coda alle perquisizioni.




Passo il tornello (al primo colpo) verso le 20,35. Nuova perquisizione degli steward in stile aeroporto: mi fanno anche svuotare le tasche, mai successo nel campionato italiano. subito dopo c'è la polizia, che però mi lascia andare subito, controlla soprattutto gli zaini. Per arrivare al nostro settore dobbiamo ancora girare attorno alla curva. Manca poco: tra mangiare e andare in bagno c'è tempo per fare al massimo una cosa, avrei più urgenza della prima, ma scelgo la seconda perché c'è meno coda.

Il mio posto è nella fila 52, ma non è poi così in alto: all'ingresso si è già alla 41. Trovo il mio posto occupato e non c'è tempo di discutere, la partita sta per cominciare e comunque, dall'altro lato del corridoio c'è un mini settore quasi completamente vuoto. Tranne forse qualche posto in alto, è l'unica zona libera, e la situazione è simile nel resto dello stadio: in tutte le tribune, c'è qualche vuoto solo negli angoli. In realtà è la Curva Sud che si presenta completamente vuota, ma per protesta contro la dirigenza: uno striscione annuncia che entreranno 15 minuti dopo.




Si parte: dal mio lato attacca la Roma. L'Inter ha subito un occasione con Thuram, poi prende un palo con Mikhtaryan, ma poi non succederà gran che per il resto del primo turno. Dall'altro lato i brividi sono prima per la costruzione dal basso, nonostante il pressing dei giallorossi, poi per un cross che Sommer non trattiene e finisce sul palo. Si infortunano prima Calhanoglu, poi Acerbi: rimangono tre sostituzioni, e andranno fatte tutte insieme. Intanto sugli spalti gli ultras romanisti mantengono la promessa di entrare al 15': è così strano vedere un settore dello stadio riempirsi così rapidamente, ci mette circa 5'.  Esporranno tanti striscioni su morti, ma anche uno su una nascita. Tanti, in particolare, riguarderanno la morte di un ultrà del Foggia: ce ne sarà anche uno in Curva Nord. Nel mio settore tutti rimangono in piedi: solo io (assieme a qualche mio vicino) approfitto dei vuoti davanti a me per sedermi stare un po' seduto.




Allo scadere del 45' comincio a scendere, in modo da uscire subito alla fine del primo tempo e arrivare prima al chiosco, per prendermi da mangiare. Il chiosco è abbastanza vicino, ma c'è già ressa, per cui penso che o rimango digiuno o perderò buona parte del secondo tempo. Dopo 5 minuti sono già in seconda fila (che non vuol dire avere solo una persona davanti!) per cui comincio a sperare di farcela. Quando è quasi il mio turno, sento dire che è ricominciato: alla fine rientrerò a 4'49" del secondo tempo. Trovo il mio vecchio posto occupato, devo spostarmi una fila più in alto e più verso la barriera: sul lato lontano del campo, quello dove adesso attacca la Roma, la vista è un po' ostruita.

L'Inter comincia male il secondo tempo, la Roma è quasi sempre in avanti, anche se non è mai davvero pericolosa. Quando comincio a pensare che si mette male, discesa di Frattesi, che potrebbe tirare, ma crossa e l'occasione sembra sfumare, invece la palla arriva a Lautaro che segna. Per il resto della partita la Roma attacca di più, ma l'Inter ha le occasioni migliori in contropiede. Penso che non ci sarà tanto recupero, anche perché le interruzioni per sostituzioni sono state solo quattro, e infatti sono 4 minuti. Al 93' cerchiamo ancora il gol invece di tenere palla, ed è proprio su questa palla persa che la Roma torna in attacco ed ha la migliore occasione della partita. Comunque finisce subito dopo: 1-0, restiamo secondi.




A partita finita scopro che qualche interista c'era anche nella Monte Mario. Lo stadio si svuota, ad eccezione del nostro settore: quanto dovremo aspettare? Nel frattempo si fanno foto, tra cui quella del mio club, i Belli de Roma (a cui non posso unirmi, sono troppo lontano). Alle 23 il resto dello stadio è vuoto, ma immagino che ci faranno aspettare ancora un po', e infatti usciamo alle 23,30. Una volta usciti, non siamo nemmeno liberi di andare dove vogliamo, ma dobbiamo dirigerci verso la Farnesina, dove ci sono i pullman per chi viene da fuori. Temevo che ci avrebbero fatto girare attorno al ministero, che per me avrebbe significato tanta strada in più, ma per fortuna poco prima del palazzo ci lasciano liberi. Meno male che non ho parcheggiato dietro lo stadio, avrei dovuto girarci tutt'attorno.








Mi vengono in mente tante cose da migliorare per la prossima volta: partire presto, fare un'altra strada... ma non sono neanche sicuro che ci sarà una prossima volta (alla fine credo di sì, ne vale sempre la pena).

lunedì 9 settembre 2024

Gran Premio di San Marino a Misano (08-09-2024)

 Il primo problema è sempre quello di come raggiungere il circuito. Scarto l'idea di usare la macchina, perché dovrei già fare un chilometro e mezzo per andarla a prendere al parcheggio convenzionato con l'albergo, non escludo neanche di andare a piedi (sono poco meno di 5 km), ma alla fine scelgo la navetta di cui ho visto la pubblicità in albergo, sperando che sia più seria di quella di tre anni fa. Rimane il problema di trovare la fermata, visto che le indicazioni sulla locandina sono molto vaghe (indicano una via che sarà lunga un paio di chilometri e con molte fermate dei mezzi) e voglio prenderlo al capolinea, per paura che alle fermate successive sia troppo pieno. Seguendo le indicazioni ricevute in albergo, trovo quella che sembra la prima fermata, ma nel frattempo è passata la navetta delle 8,50: devo quindi prendere quella delle 9,10. Arrivano altri due che mi chiedono conferma che la fermata sia quella: rispondo che ne so quanto loro. Quando la navetta arriva, scopriamo che la fermata non era la prima, ma la gente già dentro è poca. Farà poi tutte le fermate del viale, e solo alla fine si riempiranno tutti i posti a sedere e qualcuno in piedi, mentre dopo la fermata all'acquario si raggiunge un affollamento quasi da Roma all'ora di punta. 



Passa un'ora e siamo bloccati, la gara della Moto3 comincia ad essere a rischio (comincia alle 11): niente di paragonabile a tre anni fa, quando gli spettatori erano ridotti per le restrizioni Covid. Qualcuno crede di scendere: quando si aprono le porte più di metà del pullman lo farà. Io vedo che Google segna ancora 3 km dal circuito e quindi decido di rimanere, ma dopo un'altra ventina di minuti, il pullman ci lascia quando, sempre secondo Google, mancano ancora 2,3 km: a saperlo, forse l'avrei fatta tutta a piedi, sicuramente sarei sceso con gli altri. Seguo il flusso, e dopo abbastanza poco (certo meno di 2 km) arrivo a un ingresso, che però non è il mio: è quello del prato 1 (ingenuamente pensavo che l'ingresso fosse unico). C'è una biglietteria, dove un'addetta mi mostra una mappa, facendomela fotografare: il mio settore sembra vicino. Faccio un bel pezzo, costeggiando il circuito, e vedo un cartello che dice che dovrei tornare indietro: chiedo a due persone, che mi dicono invece di andare avanti. Quando vedo il primo ingresso, di una tribuna che non avevo mai sentito, dalla mappa scopro che è dalla parte opposta alla mia: dove avrò sbagliato? Alla fine arrivo all'ingresso giusto: per curiosità guardo la distanza che Google mi dà dall'albergo e sarebbero 3,1 km. Se non ne ho fatti di più da quando sono sceso dal pullman, ci manca poco: chiaramente tornerò a piedi.



Quanto meno si entra subito e non ci sono controlli: non fanno neanche caso al mio zaino. Arrivo nel mio settore e, pensando che il mio posto sia occupato (scoprirò poi che mi sbagliavo) mi metto nel primo che trovo: del resto nella tribuna D Top, a eccezione di un settore, solo le ultime due file sono occupate, a differenza della tribuna D, che è tutta piena. Mi ero anche preoccupato di non avere la tenuta adatta fino a quando, ieri sera, non mi ero procurato una maglietta di Bagnaia: si vedono molte maglie simili alla mia, ma anche tante dedicate ad altri piloti, non solo italiani, e ancora molte di Valentino Rossi. Alla mia sinistra, nella tribuna D, c'è la "curva" di Bezzecchi, di fronte a me quella dell'Aprilia.

Mi siedo che mancano 4 giri alla fine della Moto3: scopro che si vede una buona parte del circuito, con quattro curve, di cui l'ultima è quella dove avvengono più spesso duelli. L'uscita dalla prima curva è invece quella dove si nota di più la velocità. Davanti a me c'è anche uno schermo. Ci metto un giro a capire quale sia il gruppo di testa: scopro poi che è un gruppo di sei. Al terzultimo giro vedo soprasso e controsorpasso per il secondo posto: il sorpasso decisivo per la vittoria arriverà invece all'inizio dell'ultimo giro, fuori dal mio campo visivo. Tripletta spagnola, vince Piqueras (mai sentito).






Finita la gara, visito gli stand del merchandising, dei team o dei singoli piloti. Curiosamente, lo stand Ducati vende solo materiale della moto e di Bastianini, mentre quello di Bagnaia è in un angolo dello stand di Bezzecchi. Mi prendo poi da mangiare: c'è già coda, poi la sbaglio anche e finisce che rientro in tribuna che sta partendo la gara della Moto2 (era alle 12,15, non alle 12,30 come pensavo). I primi tre prendono presto il largo: parte in testa Arbolino (uno dei pochi piloti di Moto2 che conosco) e per un attimo sembra poter staccare gli altri due, ma al nono giro viene superato dallo spagnolo Canet e poco dopo anche dal giapponese Ogura. I due rimangono attaccati e staccano gli altri: a un certo punto Arbolino e un altro sembrano rientrare, ma non lo faranno mai del tutto. Nel finale Ogura prende la testa; arrivano all'ultimo passaggio nella mia zona ancora attaccati, ma il giapponese conserva la prima posizione fino alla fine. 






L'intervallo prima della MotoGP lo passo quasi tutto in coda per il bagno, a parte un breve giro all'inizio: rientro in tribuna che hanno appena cominciato le presentazioni, stavolta dal primo all'ultimo nella griglia (tre anni fa avevano invertito per presentare prima Rossi). Alex Marquez riceve sia applausi che fischi, il fratello Marc quasi solo fischi, tutti gli altri solo applausi. Di quelli che ho visto (escludendo quindi Bagnaia, di cui mi son perso la presentazione) quello con più tifosi è sicuramente Bezzecchi. Stavolta mi siedo al mio posto, e scopro che si vede meglio: la tribuna è un po' più piena di prima, ma la metà inferiore rimane vuota. Da una mezz'ora piove leggermente: a un certo punto si intensifica, tanto che apro l'ombrello, come tanti altri, ma poi prima della partenza smette o quasi.




Si parte, e si nota subito che, sia in termini di velocità che di rumore, c'è più differenza tra MotoGP e Moto2 che tra Moto2 e Moto3. I primi quattro prendono un leggero vantaggio, ma il quarto, Acosta, cade al quarto giro, riuscendo comunque a riprendere (se ho capito bene, era nel mio campo visivo, ma non me n'ero accorto). Al settimo cade il terzo, Morbidelli, per cui si profila un altro duello Bagnaia-Martin, con lo spagnolo che per un breve periodo passa anche in testa. Solo che nel frattempo la pioggia è aumentata di nuovo, e questo spinge Martin a fermarsi e cambiare moto (me lo faranno notare i miei vicini). Rallentano tutti, si vede a occhio nudo, e ci si chiede se si fermerà qualcun altro. Si sono anche ravvicinati: adesso c'è un gruppo di 7 in testa, con Marc Marquez (che ci ho messo un po' a riconoscere, visto che è passato dall'azzurro al bianco che supera Pecco e si porta la comando). La pioggia diminuisce, fino a cessare, o quasi, ed è quindi Martin ad essere penalizzato: al nono giro lo vedrò sbandare ben oltre i confini della pista, quasi stesse facendo un long lap penalty, per cui si fermerà di nuovo a cambiare moto.



I primi due prendono di nuovo il largo: solo Bastianini, dopo aver raggiunto la terza posizione, si avvicina, ma senza mai insidiarli. Dopo qualche giro, quando il quarto entra nel mio campo visivo, i primi tre ne sono quasi usciti. Martin è dato 15°, ma conto i piloti e il 15° non mi sembra lui: poi capirò che è doppiato, come altri 5 dietro di lui, infatti fisicamente è dietro l'8°. Pian piano aumenta anche il distacco tra i primi tre: la classifica si muove solo alle loro spalle, con Binder che conquista il quarto posto e Bezzecchi che risale fino al quinto, per la gioia dei suoi tifosi.



Dopo l'arrivo e i saluti dei piloti (l'ultimo sarà Bagnaia) si aprono due cancelli alla mia destra e il pubblico invade la pista, andando verso la zona premiazione. La maggior parte invece si avvia all'uscita, senza aspettare la premiazione. Io non so nemmeno se dopo c'è un'altra corsa, come tre anni fa: lo chiedo ai miei vicini, che non lo sanno neanche loro (scoprirò poi che c'erano le moto elettriche). Decido di andare comunque: il viaggio sarà lungo e non voglio arrivare troppo tardi.




Uscito dal cancello, i chilometri sono diventati 4,2 (ed è lo stesso punto di prima), ma vado a piedi lo stesso perché non so a che distanza sia la partenza della navetta e non so se la ritroverei. La prossima volta, chissà quando, vedrò se trovare un'altra soluzione.