giovedì 27 dicembre 2018

Mondiale Club di calcio ad Abu Dhabi (2010)

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E' finito da poco il Mondiale Club di calcio ad Abu Dhabi. La squadra campione d'Europa, pur non essendo in un grande momento, ha vinto, battendo in finale un'outsider. Esattamente come nell'edizione 2010, quella a cui ho assistito.

Quell'anno mi sarebbe tanto piaciuto andare a Madrid per la finale di Champions, anche considerando che l'ultima volta che l'Inter vi aveva partecipato non ero ancora nato (avevo visto invece le partite casalinghe delle finali di Coppa Uefa 1991 e 1994, che all'epoca erano andata e ritorno), ma non avevo trovato biglietti: non facile da Roma. Avendo vinto, c'era anche la possibilità del Mondiale Club, in una sede, Abu Dhabi, un po' più abbordabile del Giappone. Per motivi di lavoro potevo andare solo per la finale, col terrore di non trovarci l'Inter: decisi di andare comunque perché subito prima, e con lo stesso biglietto, c'era la finale per il terzo posto, quindi avrei visto l'Inter comunque. La trovai nella finale per il titolo.

Arrivai ad Abu Dhabi il venerdì mattina (la partita era il sabato). Nell'albergo c'erano molti interisti: ebbi quindi la possibilità di sentire nuovamente il clima tra i tifosi, col dibattito sulle maggiori o minori colpe dell'allenatore, come in tutti gli anni in cui non si stravince. Queste cose mi mancavano, negli ultimi mesi a Francoforte (mi ero trasferito lì) e anche negli anni di Roma.

Mi partii per lo stadio in taxi, assieme ad un altro tifoso, poco prima dell'inizio della partita per il terzo posto, mentre altri rimanevano in albergo, con l'intenzione di muoversi solo per la partita dell'Inter. Anche a me non è che la finalina interessasse gran che, ma visto che faceva parte del biglietto che avevo pagato, intendevo vederla. Mi meraviglia sempre vedere quanta gente rinunci a uno spettacolo per cui ha pagato, lo notavo anche per il motociclismo.

Entro allo stadio che la finale per il terzo posto, tra l'Internacional Porto Alegre e una squadra coreana, era cominciata da una decina di minuti. Lo stadio aveva molti vuoti: si comincerà a riempire solo verso la fine, e mai del tutto. L'Internacional vince, senza che nessuno ci faccia molto caso: tutti, io per primo aspettavano soltanto che finisse e lasciasse il posto alla finalissima.

Nell'intervallo tra le due partite visito gli stand della FIFA attorno allo stadio: su una parete si gioca una partita di calcetto in verticale, con giocatori e palla legati ad elastici. Penso al terrore che avrei avuto ad essere lì. Rientro in tribuna, che ormai è quasi piena: si vedono molti colori nerazzurri, anche fra la gente del posto. Io sono dietro una porta, se non sbaglio quella dove l'Inter attaccherà nel secondo tempo.

Comincia la finale: l'Inter contro una squadra congolese. Situazione da un lato  invidiabile, ma dall'altro scomoda: se vinciamo è ovvio, se perdiamo è un'umiliazione che ci porteremo dietro vita natural durante. Questo è quello che penso finché il risultato non si sbocca, ma poi la partita è senza storia: vinciamo 3-0, e segna pure Biabiany. Alla fine da un lato penso "Campioni del mondo, finalmente, dopo 45 anni!", ma dall'altro "Ci mancava pure che non vincessimo".

All'uscita, grande ressa per i taxi, unico mezzo per tornare in albergo. A un certo punto comincio a preoccuparmi, perché non riesco a trovarne uno e non so bene dove aspettarlo, visto che si fermano sempre in punti diversi. Dopo un tempo che mi era sembrato lunghissimo, ma non lo sarà stato poi tanto (mezz'ora? di più?) lo trovo.

Il giorno dopo seppi delle polemiche che avevano portato all'allontanamento di Benitez: altra scena a cui eravamo abituati prima degli anni d'oro e che sarebbe tornata frequente poi.

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Fonte: Eurosport

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