sabato 3 giugno 2023

Golden Gala (02-06-2023)

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Arrivo n zona stadio poco dopo le 18: finalmente riuscirò a vedere il Golden Gala dall'inizio. Certo, è molto più facile se si deve affrontare solo un viaggio di un chilometro e mezzo a piedi dall'albergo, invece dei 20 e passa km da casa mia all'Olimpico. Aiuta anche il non dover lavorare prima e non essere tentati di fare altro, visto il maltempo. Avevo anche cercato di arrivare presto perché ho un posto non numerato, ma pensando agli stadi deserti che trovavo quando arrivavo alle edizioni romane, non penso di aver problemi a trovare posto.

Devo fare il giro attorno allo stadio per arrivare al mio settore, il rettilineo opposto all'arrivo. Pensavo anche di prendermi qualcosa da mangiare, ma al bar interno c'è troppa coda e attorno non ce ne sono di aperti. Passando, vedo l'interno ed ho una gran brutta sorpresa: la mia tribuna è scoperta, e piove. Pensavo che lo stadio Ridolfi fosse tutto coperto, invece lo è tutto tranne questa tribuna. Maledico la mia scelta di prendere questo biglietto: l'avevo fatto per avere più scelta del  posto, visto che tra quelli numerati non ne erano rimasti molti. Entrando, però, non mi sembra di avere molta scelta: il settore è quasi tutto pieno. Per di più temo che anche i posti che vedo liberi siano in realtà occupati, invece quando chiedo se uno è libero mi dicono subito di sì. Sono circa a metà del rettilineo: ho una splendida vista per il lancio del disco e per i salti in estensione e, in generale non avevo mai visto una manifestazione di alto livello così da vicino (anche a Rieti le tribune sono più lontane). La scelta di questa tribuna si rivela vincente, anche perché, se avessi preso un posto numerato, l'avrei preso il più vicino possibile al settore dell'alto per vedere Tamberi, e sarei rimasto deluso. L'unico problema è la pioggia, ma dopo poco più di mezz'ora smetterà.



Si parte col disco femminile: parte male la Altman, meglio la cinese e la Craft. La Osakue, dopo un lancio in gabbia, ne fa uno molto lungo, almeno 63 metri, ma nullo. Al terzo riesce a fare un lancio valido e a piazzarsi davanti alla Altman, la quale riuscirà a proseguire la gara solo perché l'altra americana fa due nulli e un lancio da 55 metri. Intanto è cominciata la gara del triplo maschile: parte Zangho, e a guardare la barra metrica sembra aver fatto sui 18 metri, ma immagino che sia un problema di prospettiva: infatti non è a quei livelli, ma sono pur sempre 17,31. Poi salta Diaz, e si vede subito che è molto di più, probabilmente il record italiano. Il risultato si fa attendere, ma alla fine è 17,75: record italiano! Diaz non si migliorerà più, Zamgho solo all'ultimo salto, con 17,68. Ihemeje fa 16,69 alla prima e anche lui non si migliorerà, ma è triste soprattutto vedere Taylor anonimo, l'ombra del campione che era.

Intanto il disco riprende dopo una lunga pausa tra il terzo e il quarto: l'ordine dei lanci è il contrario del solito, dalla prima all'ultima. La Osakue si migliora al quarto con 61,55, la Altman azzecca il quinto lancio con 65,96 e vince. Si disputano le prime gare su pista, i 100 masters, che sono utili per capire dov'è l'arrivo, visto che dal mio punto la linea non si vede: capisco che si distingue da un palo accanto alla pista. Alla fine del triplo i ragazzini si accalcano alla balaustra a caccia di autografi, e bisognerà dirgli più volte di sedersi che coprono la visuale. Prima della partenza dei 200 arrivano in tribuna Bocchi e Ihemeje: loro si abbassano subito, ma i fans no.






I concorsi proseguono col peso, gara particolarmente attesa per via del fiorentino Fabbri, che si svolge dal lato opposto al mio: dalla mia posizione le fettucce dei 20 e dei 22 metri sembrano attaccate e non si capisce bene a che distanza dalle due cada l'attrezzo. Solo al primo lancio di Fabbri mi accorgerò che c'è anche uno schermo. Mi aspettavo una grande prestazione da Weir, che invece parte con 20,71, poi supererà due volte i 21, ma chiuderà sesto. Invece già il primo lancio di Fabbri si vede (anche dallo schermo) che è migliore: 21,25. Al secondo esulta già prima di vedere il risultato: 21,45- Il quarto sembra proprio vicino ai 22 metri, e infatti va in testa con 21,73! Si arriva al lancio finale con tre in 9 cm e un quarto che rimane fuori staccato di altri 9. All’ultimo lancio nessuno si migliora, per fortuna non c’è più la formula assurda di due anni fa e quindi Fabbri vince.




Come a Roma, c’è la gara studentesca: lì era per liceali e tra comuni e quartieri di Roma, qui è tra scuola medie. 12X200 metri, con squadre di 6 ragazzi e 6 ragazze, 2 per ciascuna classe, in ordine libero. Le maglie sono tutte uguali, quindi non si capisce se quelli in testa sono sempre gli stessi o cambiano (copiano il peggio dalla Diamond League…). Inizia il collegamento televisivo: intervistano Mei e Coe, ma non si sente gran che. La prima gara su pista DL sono i 400hs donne: Bol di un’altra categoria, che chiude con un normale per lei 52.43, Folorunso che, al contrario di quanto faceva di solito, parte forte poi cede nel finale. Vedendo che la terza è già sopra i 54 si capisce che lei è sopra i 55, e infatti è 55.27. seguono i 200 maschili, con i due italiani nelle corsie esterne: Tortu parte forte, poi in rettilineo, mentre Knighton prende il largo, dà l’impressione di cedere più di quanto non faccia in realtà. Pensavo fosse arrivato penultimo, davanti a Desalu, staccatissimo, invece è pur sempre quarto.



Intanto è cominciata l’asta donne: la Molinarolo e un’irriconoscibile Stefanidi si fermano a 4,41, a 4,61 rimangono in 5, tra cui la Bruni. Si va a 4,71: la Bruni ci prova seriamente solo alla terza e arriva a mettere solo i piedi oltre l’asticella, ce la fanno Sutej e Moon, conosciuta fino all’anno scorso come Nageotte (ma quando la smetteranno di cambiare cognome? Saranno fatti suoi con chi è sposata?). Quest’ultima vincerà con 4,77. Dalla parte opposta c’è l’alto maschile, che avrebbe dovuto essere una gara clou e invece, senza Tamberi, è pochissimo seguita. Lo speaker cerca di far appassionare il pubblico, ma con scarsi risultati. Anche il livello non sembra gran che: a 2,20 sono già rimasti in 5 (su 9), ma alla fine Harrison farà pur sempre 2,32 e Woo 2,30.

Le gare su pista proseguono con i 3000 siepi donne: sono molto vicino alla partenza e posso notare che guardare la Coburn da vicino vale proprio la pena. Prende il largo un gruppo di 6 (lepre compresa), con maglie tutte uguali: molto difficile distinguerle, considerato che il nome sul pettorale non si legge, nemmeno col binocolo. Vince l'etiope Almayew, a cui toccherà la disgrazia di essere premiata da Salvini (ma ha la fortuna di non sapere chi sia). Seguono i 100 donne, una delle gare di livello più basso: solo due delle prime 10 del ranking sono iscritte, Ta Lou ed Asher-Smith, e solo la prima si presenta, vincendo comunque in 10.97. Seguono i 110hs: difficile capire cos'avviene alle spalle di Holloway, alla fine secondo è lo svizzero Joseph in 13.10





Comincia l'ultimo concorso, anch'esso molto atteso: il lungo donne. La Iapichino salta per terza e il suo è il primo valido, quindi non si sa ancora come interpretare la barra metrica. Fa 6,79 e ci si renderà conto alla fine del primo turno di quanto sia buono, quando la seconda sarà a 20 cm. Solo al quarto turno ci sarà un 6,74. L'attesa per i risultati è già lunga, ma diventa lunghissima al terzo salto della Iapichino (lo speaker parlerà di "attesa hitchcockiana"), quando rimarrà un bel po' a fissare lo schermo e poi si rivestirà. Dopo una pausa, riprenderanno col giudizio umano sulla validità dei salti (bandierina invece del sensore).






Altra gara di mezzofondo: i 5000 maschili. Ritmo lento fino al quarto km, tanto che il gruppo rimane insolitamente compatto; la "lepre luminosa" smette di segnalare il ritmo dei 12'50" e passa al mondiale stagionale intorno ai 13', che il gruppo sembra faticare a seguire. L'ultimo km invece è velocissimo, ma in tanti rimangono attaccati lo stesso: si vince in 12'52" e undici scendono sotto i 13'. Dopo un alta gara "minore", i 400 donne, senza grandi nomi, ma combattuta, si arriva al clou delle gare su pista: i 100 uomini. Negli ultimi 20-30 metri Kerley prende il largo e vince in 9.94, unico sotto i 10, Ceccarelli si vede che rimane attaccato al gruppo, ma sembra tra gli ultimi, invece è quinto in 10.13.


Ultima gara su pista: i 1500 donne. La lepre luminosa segna un ritmo di 3'51" e all'inizio sembra troppo veloce. Nel terzo giro la Kipyegon stacca la Muir e a un giro dalla fine si capisce che il record del mondo non è impossibile: dovrebbe farlo in poco meno di un minuto. All'ultimo passaggio mi rendo conto che il gruppo, dove ci sono anche le italiane (all'inizio non vedevo la Vissa, perché è l'unico italiano in tutto il meeting a indossare la maglia DL invece di quella del suo club) non è lontanissimo e quindi anche loro stanno andando bene. La Kipyegon chiude in 3:49.11, prima a scendere sotto i 3'50": per la prima volta sono testimone dell'abbattimento di un muro. La Vissa scende sotto i 4'02", la Del Buono è la terza italiana con 4:05.09, e mancava la Sabbatini. Con questi tempi, otto anni fa la Del Buono era considerata una grande promessa dell'atletica italiana, oggi è una riserva!



Viste le interruzioni, alla fine delle gare su pista rimane ancora buona parte del quinto turno del lungo, oltre al sesto. Naturalmente tutti rimangono. Nessuno si migliora: la Iapichino vince con 6,79. Chissà se in DL c'era mai stato un meeting con due vittorie di atleti di casa (intesa come città). Lo speaker invita a restare per le premiazioni, ma pochi lo fanno: anch'io vado, perché comincio a sentire la fame. All'uscita incontro Diaz che firma autografi.




Ho visto quindi tre vittorie italiane, o due, a seconda della definizione di "italiano" (nel programma ufficiale Diaz non era considerato tale), senza nemmeno i nostri due atleti più rappresentativi. Se qualcuno ce l'avesse detto non dico sei anni fa, nel nostro punto più basso, ma anche solo tre, l'avremmo ricoverato. E' stato il mio miglior Golden Gala di sempre, non solo per questo, ma anche per la vista, molto da vicino, e per l'emozione che dà lo stadio pieno (anche se gli spettatori erano meno che a Roma).

E ho l'impressione che a Budapest mi divertirò ancora di più.



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