Abbiamo l'ingresso alle 11, ma entriamo quasi un'ora dopo, prima visitiamo un tempio (bisogna prenotare l'ora di ingresso, ma è un orario minimo, si può entrare liberamente dopo). Stavolta ci fermiamo al padiglione delle donne, nonostante la coda prevista sia di 45' (alla fine sarà un po' di meno). Ne vale sicuramente la pena, è molto ben fatto. Vengono presentate tre donne di tre realtà diverse: per i paesi ricchi la scrittrice giapponese Banana Yoshimoto, per i paesi "medi" e per quelli poveri rispettivamente un'attivista messicana e una sudanese. Ognuno segue un percorso dedicato alla vita di una delle tre, a me tocca la Yoshimoto, poi ci sono una serie di informazioni sul progresso dei diritti delle donne.
Si è fatta ora di pranzo: ci fermiamo al ristorante del Canada a mangiare la poutine (piatto canadese a base di patate). Non possiamo però visitare il padiglione, in quanto solo su prenotazione, a meno di non essere canadesi. Il primo padiglione nazionale che visitiamo è quello degli Emirati Arabi Uniti: molto suggestivo, sia per l'architettura, basata su tronchi di palma da dattero, sia per il contenuto, che parla dei progetti innovativi in cui sono coinvolti, soprattutto sulla sostenibilità, e dello loro scuole. La prima cosa che viene in mente se uno pensa agli EAU, invece, non viene mai nominata: ormai i combustibili fossili sono più "innominabili" di oppio o coca. Si dice anche che hanno ospitato il vertice sul clima COP28, omettendo che erano stati scelti proprio per coinvolgere i paesi produttori di petrolio.
Di fianco c'è il Qatar, ma non vogliamo affrontare una coda per un paese simile a quello che abbiamo appena visto. Molto più fattibile la coda per il Vietnam: padiglione interessante, che parla di passato e presente del paese, rivolto sia ai turisti che agli investitori. Passiamo poi davanti ai padiglioni di Francia e USA, dove le code sono veramente proibitive, e ci rifugiamo in uno dei pochi padiglioni senza coda, quello del Mozambico. Tanti si fermano lì a riposare. Il padiglione è piccolo ed essenziale, incentrato sulle start-up fondate dai giovani del posto. Si comincia a vedere una peculiarità di questa Expo, che non avevo trovato nelle precedenti: quasi tutti i paesi danno molto risalto ai legami col paese ospitante: Palau affermerà persino di avere un buon ricordo dell'occupazione giapponese.
Scartiamo l'Irlanda, sempre per via della coda, e passiamo alla Malesia. Altro padiglione molto interessante, che presenta tutte le regioni del paese, con un grande plastico di Kuala Lumpur, e si sofferma sulle opportunità di studio (era la settimana dedicata). Passiamo poi al primo padiglione "common" dei piccoli stati, tra cui anche qualcuno non tanto piccolo, come il Kenya. Ci sono anche le mie vecchie conoscenze Barbados e St. Lucia, che ho visitato in crociera: quest'ultima ha la gigantografia della loro più grande eroina nazionale, Julian Alfred (le hanno anche dedicato l'aeroporto). Interessante la storia della Macedonia del Nord, sul centro di Skopje distrutto da un terremoto nel 1963 e ricostruito dall'architetto giapponese Kenzo Tange.
Passiamo davanti alla Germania, che ha chiuso la coda. Ci dirottiamo quindi sulla Thailandia: padiglione molto grande, ben fatto, ma monotematico, incentrato sulla sanità. Si parla dei 20 ospedali abilitati a curare stranieri e del fatto che siano tra i primi paesi al mondo per "turismo sanitario": una realtà difficile da immaginare per noi. Si è fatto tardi, è buio, ma subito dopo c'è la Spagna, un padiglione talmente grande che gestisce un gran flusso di visitatori senza coda. C'è uno spettacolo di flamenco, poi una sala con video e un corridoio con cartoline, dagli anni '60 a oggi, su tutti gli aspetti del paese. Il più bello della giornata, gli spagnoli non tradiscono mai.
Usciamo consapevoli che, dopo 2 giornate su 3, in più di metà dell'area non abbiamo neanche messo piede. All'uscita troviamo una gran ressa: ci mettiamo più di mezz'ora a fare la serpentina per arrivare alla metro (non più di 200 mt. in linea d'aria). Alla fine, comunque, l'affollamento in metro non è niente rispetto a Roma all'ora di punta.