lunedì 4 agosto 2025

Expo di Osaka - 2^ giornata (23-07-2025)

 Abbiamo l'ingresso alle 11, ma entriamo quasi un'ora dopo, prima visitiamo un tempio (bisogna prenotare l'ora di ingresso, ma è un orario minimo, si può entrare liberamente dopo). Stavolta ci fermiamo al padiglione delle donne, nonostante la coda prevista sia di 45' (alla fine sarà un po' di meno). Ne vale sicuramente la pena, è molto ben fatto. Vengono presentate tre donne di tre realtà diverse: per i paesi ricchi la scrittrice giapponese Banana Yoshimoto, per i paesi "medi" e per quelli poveri rispettivamente un'attivista messicana e una sudanese. Ognuno segue un percorso dedicato alla vita di una delle tre, a me tocca la Yoshimoto, poi ci sono una serie di informazioni sul progresso dei diritti delle donne.

Si è fatta ora di pranzo: ci fermiamo al ristorante del Canada a mangiare la poutine (piatto canadese a base di patate). Non possiamo però visitare il padiglione, in quanto solo su prenotazione, a meno di non essere canadesi. Il primo padiglione nazionale che visitiamo è quello degli Emirati Arabi Uniti: molto suggestivo, sia per l'architettura, basata su tronchi di palma da dattero, sia per il contenuto, che parla dei progetti innovativi in cui sono coinvolti, soprattutto sulla sostenibilità, e dello loro scuole. La prima cosa che viene in mente se uno pensa agli EAU, invece, non viene mai nominata: ormai i combustibili fossili sono più "innominabili" di oppio o coca. Si dice anche che hanno ospitato il vertice sul clima COP28, omettendo che erano stati scelti proprio per coinvolgere i paesi produttori di petrolio.




Di fianco c'è il Qatar, ma non vogliamo affrontare una coda per un paese simile a quello che abbiamo appena visto. Molto più fattibile la coda per il Vietnam: padiglione interessante, che parla di passato e presente del paese, rivolto sia ai turisti che agli investitori. Passiamo poi davanti ai padiglioni di Francia e USA, dove le code sono veramente proibitive, e ci rifugiamo in uno dei pochi padiglioni senza coda, quello del Mozambico. Tanti si fermano lì a riposare. Il padiglione è piccolo ed essenziale, incentrato sulle start-up fondate dai giovani del posto. Si comincia a vedere una peculiarità di questa Expo, che non avevo trovato nelle precedenti: quasi tutti i paesi danno molto risalto ai legami col paese ospitante: Palau affermerà persino di avere un buon ricordo dell'occupazione giapponese.



Scartiamo l'Irlanda, sempre per via della coda, e passiamo alla Malesia. Altro padiglione molto interessante, che presenta tutte le regioni del paese, con un grande plastico di Kuala Lumpur, e si sofferma sulle opportunità di studio (era la settimana dedicata). Passiamo poi al primo padiglione "common" dei piccoli stati, tra cui anche qualcuno non tanto piccolo, come il Kenya. Ci sono anche le mie vecchie conoscenze Barbados e St. Lucia, che ho visitato in crociera: quest'ultima ha la gigantografia della loro più grande eroina nazionale, Julian Alfred (le hanno anche dedicato l'aeroporto). Interessante la storia della Macedonia del Nord, sul centro di Skopje distrutto da un terremoto nel 1963 e ricostruito dall'architetto giapponese Kenzo Tange.






Passiamo davanti alla Germania, che ha chiuso la coda. Ci dirottiamo quindi sulla Thailandia: padiglione molto grande, ben fatto, ma monotematico, incentrato sulla sanità. Si parla dei 20 ospedali abilitati a curare stranieri e del fatto che siano tra i primi paesi al mondo per "turismo sanitario": una realtà difficile da immaginare per noi. Si è fatto tardi, è buio, ma subito dopo c'è la Spagna, un padiglione talmente grande che gestisce un gran flusso di visitatori senza coda. C'è uno spettacolo di flamenco, poi una sala con video e un corridoio con cartoline, dagli anni '60 a oggi, su tutti gli aspetti del paese. Il più bello della giornata, gli spagnoli non tradiscono mai.



Usciamo consapevoli che, dopo 2 giornate su 3, in più di metà dell'area non abbiamo neanche messo piede. All'uscita troviamo una gran ressa: ci mettiamo più di mezz'ora a fare la serpentina per arrivare alla metro (non più di 200 mt. in linea d'aria). Alla fine, comunque, l'affollamento in metro non è niente rispetto a Roma all'ora di punta.

sabato 2 agosto 2025

Expo di Osaka - 1^ giornata (22-07-2025)

 Dopo 10 anni torno finalmente all'Expo, la mia quinta, dopo Hannover 2000, Saragozza 2008, Shanghai 2010 e Milano 2015. Ho saltato le ultime due: una in una sede un po' disagiata (Astana 2017) e una durante la pandemia (Dubai 2021). La novità di quest'anno è che molti padiglioni sono prenotabili (scoprirò poi sul posto che, di questi, alcuni sono visitabili solo su prenotazione, altri anche senza, sia pure con lunghe code), ma non siamo riusciti a prenotarne neanche uno. C'erano tre turni di prenotazioni: il primo due mesi prima, e non l'abbiamo usato perché non avevamo ancora i biglietti, il secondo una settimana prima, abbiamo provato, ma abbiamo perso tutti i sorteggi, il terzo il giorno prima, e non era rimasto più niente.

Arriviamo quindi (io e i miei due figli) ai cancelli il primo giorno, consapevoli che tanti padiglioni saranno off-limits per noi, ma del resto succede sempre che alcuni, in primis quello del paese ospitante, siano inaccessibili. L'ingresso è scorrevole: distribuiscono degli ombrelli per il sole, che sarebbero solo per la coda all'ingresso, ma mia figlia lo tiene per tutta la giornata (al terzo giorno scopriremo che la cesta dove li abbiamo trovati era in realtà quella per restituirli). I primi padiglioni che incontriamo, quelli all'esterno dell'anello sopraelevato che circonda l'area, sono tutti su prenotazione (tra questi, quello del Giappone): tra le poche eccezioni quello dedicato alle donne, che saltiamo perché segnala una coda di 30 minuti, anche se faccio presente che sono pochi. Il primo padiglione che visitiamo è quello del Portogallo, dopo una coda di quasi un'ora: non grandissimo, ma interessante e dedicato al mare, come ci si poteva facilmente aspettare da questo paese.






Avevamo preso in considerazione di mangiare al ristorante del padiglione portoghese, ma sono già quasi le 14 e ha già chiuso la cucina. Mangiamo in un "food court" nei dintorni, con tanti chioschi, quasi tutti asiatici: c'è folla, ma si trova posto a sedere. All'uscita, guardiamo con curiosità il grande padiglione del Turkmenistan, ma la coda ci scoraggia. Visitiamo invece quello del Bahrein: niente di particolare, ma offre una panoramica del paese e della sua storia, con molto spazio alla tradizione delle perle.



Arriviamo a uno dei padiglioni che attendevamo di più, quello dei "nordici", che comprendono il paese dove vive mio figlio, la Svezia, assieme a Danimarca, Norvegia, Finlandia e Islanda. Si rivela la più grossa delusione dell'Expo: piccolo, senza un filo conduttore, dove cinque paesi con molte differenze e fortissime rivalità vengono trattati come fossero la stessa cosa. Ricordo che a Milano il padiglione della sola Svezia era almeno quattro volte più grande.

Va meglio con la Cechia (adesso si può dire ufficialmente così), uno dei padiglioni più originali: si tratta di una torre, che si sale a spirale, piena di curiose opere d'arte moderna. Si può anche fare un duello con burattini comandati da sotto che brandiscono una spada. In cima c'è un bar: ci prendiamo una birra (e facciamo foto, vedi sotto). Evitati Cina e Kuwait per via della coda, proseguiamo con il Brasile, che un po' di coda ce l'ha, ma in una mezz'ora si entra. C'è una prima sala, tutta bianca, che penso voglia riprodurre una foresta tropicale, e per un po' credo che sia tutto lì è penso "carino, ma che significa?" Poi scopro che ci sono altre due sale, con foto e video, molto interessanti.




Torniamo da dove siamo venuti, dobbiamo saltare Austria e Svizzera, in quanto solo su prenotazione, e concludiamo con la Colombia, che si rivela probabilmente il più interessante della giornata, con una panoramica del paese che va dalla fauna alla letteratura. Prima di andare, saliamo un attimo sull'anello sopraelevato, ma siamo troppo stanchi per percorrerlo. Sono le 19,30 circa e si sta facendo buio, qui non c'è l'ora legale.





lunedì 30 giugno 2025

Italian U18 Athletics Championships (29-06-2025)

 Clicca qui per la versione italiana

I arrive in Rieti just before 10:10, which was my goal: the program had started at 8:30, but I certainly didn’t plan to watch it from the beginning—it would have meant leaving very early. I enter the stadium while the men's 200m heats were still going on. I looked around, saw the mural dedicated to world champion Furlani, and then searched for a spot in the stands. Not many seats were available, partly because many were taken up by bags. Most of the spectators were athletes, family members, and coaches—very few seemed to be orinary spectators. I find a seat near the victory ceremonies' podium, roughly halfway down the final straight. Next to me there is the family of an athlete running the 110m hurdles.

I had just sat down when the first heat of the women’s 200m started. Castellani, around the 120m mark, began looking around as if she were just doing a stride, and still finished in 24.02. She wouldn't end up with the best time though—Calzolari would clock 23.97. Field events were going on at five different pits: to my left, two women’s pole vault runways (set at 3.20m and 3.00m), to my right, two men's high jump pits (facing each other, with athletes often crossing paths), set at 1.80m and 1.75m, and in the middle of the field, the men's hammer throw. In the pole vault, from 3.35m they moved up 5cm at a time, so the top contenders alternated attempts at different heights. Bernardo and Fabiani don't meet until 3.90m, where Bernardo had saved her last attempt after failing twice at 3.85m. She slips, so Fabiani wins with 3.80m. At the same time, the decisive jump in the other high jump pit took place, which I missed: out of five attempting 2.01m, Faganello (who had already won the long jump) was the only one to clear it, on his second try. He had to wait, though, for the other group to finish: it was at 1.95m; two cleared that and then went out at 1.98m. In the hammer, Galloni threw 66.78m on his first attempt and kept the lead to the end.


Once the 200m heats were done, I went to get a drink. On my way to the bar, I caught a glimpse of Vedana dominating the first 110hs heat. I stay in a queue at the bar for long, only to discover afterward that there was another one set up under the stands. I return to my seat to find many more people standing along the railing (there had been a few before, but now it was crowded). No one even tries to protest—they are just too many. As a result, it was hard to see the outer lanes. In her 100m hurdles heat, Succo was in lane 7: she runs 13.43, and I couldn’t tell how much she was holding back. Midway through the heats, I realized there were also semifinals—three rounds in just over three hours. The first finals follow, starting with the 400m: first the girls' one, where Frattaroli, the favorite, delivers (and later will come to sit in the row behind me after the podium ceremony), then the boys' race, with six athletes nearly neck-and-neck down the final straight, and I wasn’t even sure who had won. Next to me is a group from Pro Patria, cheering on their teammates, and a bit later Kelly Doualla makes an appearance too.


After the 400m, the crowd at the railing begins to thin out. For the 400hs, some tries to get the rest to move. The boys' 400hs is the race of the day: favorite Mancini gets into the home straight with a slight lead, then pulls away and finishes with an incredible 50.49: 0.89 seconds below the Italian record, and 0.97 faster than the time Sibilio ran to win the 2016 European title! You could tell the second-place finisher wasn’t far behind, and indeed he finished in a strong 51.55. In the girls' race, I cheer for an athlete from Monza who seemed to have a chance at winning for a while but ends up third. For a moment, no field events were underway: the girls discus was held on the outer platform, with a single marker at 40 meters. A tree blocked my view, so I didn’t see any throws beyond about 42 meters land. The announcer draws attention just before the decisive throw—Stagnaro’s 46.18—which ends up being one of the few I actually saw (at least the release).

Many people go to get food after the 400hs, but I decide to wait for the first 100hs semifinal, with Succo, held witha 3 m/s headwind. While I am at the bar, I miss the other semifinals and the first of the four boys 800m heats. In the last heat, favorite Caraccio goes out in front early, then the race turned tactical, though still keeping a good cushion over the time from the third heat. Caraccio keeps the lead to the finish, winning in 1:51, two seconds faster than the earlier heat. Caligiana, the favorite among the girls, also win. Meanwhile, the boys' triple jump had started, using two adjacent runways: I figure the stronger group is on our side, and right after, I see the winning jump of 14.90—one of the few jumps I actually witness.

There are some delays in the field events: the boys' triple jump finishes when the women’s event should have already begun, and the second pool of the boys' javelin also started late. Track events, however, stayed on schedule. After the boys' 200m—run into a -2.0 m/s wind and won in just under 22 seconds—it's time for one of the races I had come for: the girls' 200m final. The wind has calmed a bit—only -0.8. Castellani leads from start to finish, but two others stay close, and indeed, after her 23.48 win, Calzolari clocks 23.69 and Canovi 23.83. I am relly sorry for these two girls—in other times, they would have been stars, but now they get almost unnoticed.


Only the hurdles are left. The girls' race still has a slight headwind, and Succo finishes in 13.34—just 0.04 off the old Italian record (and she had raced three times in three hours). For the boys' race, there is no wind: I see Vedana pull away halfway through and win in 13.45, but I don’t realize how close second and third were—13.55 and 13.62. There are still the relays to go, but it was getting late, so I go. I leave the girls' triple jump, of which I had seen almost nothing, during the second round, and the boys' javelin at the beginning of the third, with the top two a meter apart and the rest well behind.


Next stop: the World Championships in Tokyo (but there’s still time).

Campionati italiani allievi di atletica (29-06-2025)

  Click here for English version   

Arrivo a Rieti poco prima delle 10,10, che era il mio obiettivo: il programma cominciava alle 8,30, ma non intendevo certo vederlo dall'inizio, sarei dovuto partire prestissimo. Entro nello stadio mentre ci sono ancora le batterie dei 200 maschili: mi guardo intorno, vedo il murale dedicato a Furlani campione del mondo, poi cerco posto in tribuna. Non ci sono molti posti disponibili, anche perché molti sono occupati da borse: gli spettatori sono quasi tutti atleti, familiari e allenatori, gli spettatori comuni sembrano pochissimi. Trovo posto all'altezza del podio per le premiazioni, più o meno a metà del rettilineo finale. Accanto a me la famiglia di un atleta dei 110hs.




Ho appena preso posto che parte la prima batteria dei 200, con la Castellani, che ai 120 comincia a guardarsi intorno, e dando l'aria di fare un semplice allungo chiude in 24.02. Non sarà comunque la migliore: la Calzolari farà 23.97. Ci sono concorsi su 5 pedane: alla mia sinistra le due dell'asta femminile, una a 3,20 e una a 3,00, alla mia destra le due dell'alto maschile (una di fronte all'altra, coi saltatori che spesso s'incrociano), una a 1,80 e una a 1,75, sul campo il martello maschile. Nell'asta dai 3,35 si va avanti a 5 centimetri alla volta, quindi le migliori alternano le quote: le prime due, Bernardo e Fabiani, si incroceranno solo a 3,90, dove Bernardo si era lasciata l'ultimo tentativo dopo due errori a 3,85. Scivola, e quindi vince la Fabiani con 3,80. Nello stesso momento c'è il salto decisivo nell'alto, che mi perdo: dei 5 che provano 2,01, Faganello (già vincitore del lungo) è l'unico a riuscirci, alla seconda. Deve però aspettare che finisca l'altro gruppo, che è a 1,95: li superano in due, che poi escono a 1,98. Nel martello Galloni spara 66,78 alla prima e rimane in testa fino alla fine.



Finite le batterie dei 200, vado a prendermi da bere: mentre mi dirigo verso il bar, intravedo Vedana dominare la prima batteria dei 110hs. Faccio una lunga coda al bar, per poi scoprire al ritorno che ne avevano allestito uno anche sotto la tribuna. Torno al mio posto, e trovo molta gente in piedi alla balaustra (ce n'era anche prima, ma di meno): nessuno prova nemmeno a protestare, sono  troppi. Non si vedono quindi bene le corsie esterne, e nella sua batteria dei 100hs la Succo è in 7^: fa 13.43 e non riesco a capire quanto si risparmi. A metà delle batterie capisco che ci sono anche le semifinali: tre turni in poco più di tre ore. Seguono le prime finali, quelle dei 400: prima le ragazze, con la Frattaroli che rispetta il pronostico (e dopo la premiazione verrà nella fila dietro la mia), poi i ragazzi, con 6 quasi appaiati sul rettilineo finale, e non sono sicuro di aver capito chi ha vinto. Accanto a me un gruppo della Pro Patria, che incita i loro atleti, poco dopo si affaccerà anche Kelly Doualla.



Dopo i 400 la folla alla balaustra si dirada, e per i 400hs qualcuno cerca di far spostare i pochi rimasti. I 400hs maschili sono la gara della giornata: il favorito Mancini arriva sul rettilineo finale in leggero vantaggio, ma poi prende il largo e chiude con un incredibile 50.49: 89/100 meno del vecchio record italiano, 97 meno del tempo con cui Sibilio vinse gli Europei nel 2016! Si era visto che comunque il secondo non era lontanissimo, e infatti chiude con un ottimo 51.55. Nella gara femminile tifo per un'atleta di Monza, che per un po' sembra poter vincere, poi arriva terza, Per un momento non ci sono concorsi in corso: si è disputato il disco femminile nella pedana esterna, con una sola fettuccia, a 40 metri. Ho la vista ostruita da un albero, per cui i lanci più lunghi (dai 42 metri circa) non li vedrò atterrare. Lo speaker richiama l'attenzione subito prima del lancio decisivo, il 46,18 della Stagnaro, quindi è tra i pochi che vedo, almeno partire.



Molti vanno a prendersi da mangiare dopo i 400hs, io decido di aspettare la prima semifinale dei 100hs, con la Succo, che si svolge con 3 m/s di vento contrario. Mentre sono al bar mi perdo le altre semifinali e la prima delle 4 serie degli 800 maschili, Nell'ultima serie, il favorito Caraccio parte in testa, poi fanno gara tattica, ma tenendosi un buon margine sul tempo della terza serie: Caraccio mantiene la testa fino alla fine e chiude in 1'51", 2" in meno dell'altra serie. Vittoria della favorita Caligiana anche tra le ragazze, Nel frattempo è cominciato il triplo maschile, con due pedane affiancate: capisco che la più forte è quella dal nostro lato e subito dopo vedo il salto decisivo a 14,90, che rimarrà tra i pochi salti che vedrò.




Nei concorsi si accumula un ritardo: il triplo maschile finisce quando doveva già essere cominciata la gara femminile e anche la seconda serie del giavellotto maschile inizia più tardi. Le corse invece sono puntuali; dopo i 200 maschili, disputati con 2 metri di vento contro e vinti con un tempo di poco sotto i 22", si arriva a una delle gare per cui sono venuto: la finale dei 200 femminili. Il vento sembra calmarsi, e infatti sarà solo -0,8. La Castellani è in testa dall'inizio alla fine, ma in due le rimangono vicine, e infatti, dopo il 23.48 della vincitrice, abbiamo Calzolari a 23.69 e Canovi a 23.83. Mi dispiace per queste due ragazze, che in altre epoche sarebbero state delle star e oggi passano quasi inosservate.



Rimangono ancora gli ostacoli. La gara femminile ha ancora un vento leggermente contrario, la Succo chiude in 13.34, che è pur sempre a 4/100 dal record italiano prima di lei (e ha corso tre volte in tre ore). Per la gara maschile il vento è assente: vedo Vedana prendere il largo verso la metà e vincere in 13.45, ma non mi accorgo che secondo e terzo sono rimasti vicini: 13.55 e 13.62. Ci sarebbero ancora le staffette, ma si è fatto tardi e vado. Lascio il triplo femminile, di cui non ho visto quasi niente, al secondo salto e il giavellotto maschile all'inizio del terzo, con i primi due separati da un metro e gli altri molto distanti.



Prossima tappa, i Mondiali di Tokio (ma c'è tempo)

venerdì 27 giugno 2025

Trofeo Sette Colli di nuoto (26-06-2025)

 Stavolta vado coi mezzi, arrivando direttamente dall'ufficio. Una volta tanto, ci metto anche un po' meno del previsto: l'obiettivo era arrivare per la prima finale A, alle 18,42, ma sono già dentro verso le 18,30. Approfitto per guardarmi un po' intorno: sono cambiate molte cose rispetto all'ultima volta che ero venuto, nel 2021 (certo, quella era un'edizione particolare, c'erano ancora le restrizioni Covid). C'è anche la mappa: vedo che prevede anche un'area ristoro, ma si tratta solo di tre chioschi di panini. Vedo Rosolino attorniato da una folla, se ho capito bene sta facendo un quiz. Incontro anche una troupe televisiva, che mi intervista: "Appassionato di nuoto?" "Di nuoto e di tanti altri sport" "Viene sempre o è la prima volta?" "L'ultima volta è stata nel 2021, poi era sempre capitato in settimane che avevo impegni" "Com'è l'atmosfera?" "Non saprei, sono appena arrivato, ma sembra bella".





Avevo preso il biglietto di Tribuna Monte Mario perché pensavo fosse coperta, come agli Europei 2022, eppure ero passato di qua quand'ero andato a vedere il tennis, avrei dovuto ricordarmi che non era più così. Comunque, quanto meno è più in ombra e non ho il sole in faccia. Il settore centrale è tutto pieno, o quasi, probabilmente fino a oltre l'arrivo. Mi dirigo quindi dal lato opposto all'arrivo, e trovo posto nel settore laterale, subito dopo la scalinata: sono proprio all'altezza del bordo vasca opposto all'arrivo.

Prendo posto mentre è in corso l'ultima finale B, quella dei 100 rana donne (ci saranno poi altre gare in cui la finale B si disputerà subito prima della A). Cominciano subito dopo le finali A, e si parte con un pezzo forte: i 100 dorso maschili, con Ceccon in corsia 2. Parte forte il russo Lifintsev: ai 50 sembra che Ceccon l'abbia già scavalcato, invece vira in testa, all'arrivo mi sembra che sia davanti qualcuno nelle corsie centrali, invece vince Lifintsev davanti a Ceccon. Nelle gare successive, imparerò a leggere un po' meglio gli arrivi, anche se non sempre vedrò giusto. Tempi alti, sopra i 53", penso che in questo periodo gli atleti siano lontani dalla forma migliore, ma vedrò poi che non sarà così per tutti.

C'è una gara sui 50, il dorso femminile, così posso vedere bene la partenza: per l'arrivo, vedo che le due corsie centrale sono molto vicine, vince Flavia Toma di 8/100. Si passa ai 400sl maschili, dove non si rischia certo di non capire chi ha vinto: Di Tullio domina dall'inizio alla fine, e vince in un buon 3:44.89, dando quasi 3 secondi a Wellbrock (che a volte lo speaker pronuncia all'inglese). C'è anche Detti, ultimo. Dopo i 200sl femminili, dove la Pellegrini del 2004 sarebbe ancora arrivata sul podio, è il momento di un altro campione olimpico coi 100 rana maschili. Solo che aspettiamo Martinenghi e arriva Viberti, che vince in 59.06, sesto tempo mondiale dell'anno, ci informa lo speaker. Segue la gara femminile, dove il dominio italiano degli Europei è lontano: la prima italiana è quinta, e davanti sono tutte europee.




Prima tornata di premiazioni: i premiati stanno così poco sul podio (ognuno al suo posto) che faccio fatica a fotografarli. Segue la farfalla con finali B e A di seguito: nei 100 maschili c'è una delle prestazioni della giornata, con Noè Ponti che domina in 50.42, a 2/100 dal record del meeting, che scopro essere di stamattina. Nei 50 donne, Di Pietro terza dietro alla tedesca Koehler e alla greca Ntontounaki, che lo speaker pronuncia correttamente "Dudunaki" (e mi chiedo perché non traslitterarla direttamente Doudounaki, come, almeno in origine, per lo sprinter Kederis). C'è poi una gara paralimpica, 50sl maschili, che mette assieme atleti con disabilità diverse, con classifica compensata, a punti: l'atleta arrivato nettamente ultimo in vasca (chiaramente con una disabilità più grave degli altri) viene classificato secondo. Segue la stessa gara per normodotati: prima la finale B, con Miressi e Dotto (rispettivamente quinto e ottavo), poi la A, con vittoria russa, Deplano terzo e Zazzeri quinto.





Altra tornata di premiazioni, tra cui quella dei 100 rana; quando compare il nome completo di Vergari, Ludovico Blu Art, penso a un errore o uno scherzo, invece è vero. Mi ricorda il racconto distopico di Michele Serra, dove ognuno doveva avere uno sponsor tra nome e cognome. Rosolino chiede a Martinenghi di dare consigli ai giovani, lui risponde "fidarsi ciecamente dell'allenatore e divertirsi".

Finite le premiazioni, presentano i 1500 femminili e solo allora mi accorgo che siamo arrivati alla fine. Quadarella e Gose (che lo speaker pronuncia senza la e finale) fanno gara a sé: noto già ai 150 che c'è più distacco tra la seconda e la terza che tra la terza e l'ultima (e sono 10): alla fine saranno rispettivamente 40" e 23". I distacchi sono sempre sui 2-3 decimi al massimo, quasi sempre a favore dell'italiana: solo ai 1200 il vantaggio della Quadarella diventa mezzo secondo, poi uno, per diventare 3.6 alla fine. Già dai 1200 le altre hanno tutte una vasca di distacco. Verso i 1100, però, una folla comincia a scendere la scalinata e non finisce mai: per almeno 200 metri non vedo niente fino a quando non mi decido ad attraversare e sistemarmi dall'altro lato, ma anche lì non si vede benissimo perché qualcuno rimane in piedi, in tanti si spazientiscono. Mi chiedo cosa stia succedendo, poi capisco che devono essere gli spettatori di Italia-Croazia di pallanuoto (sapevo che c'era, ma pensavo fosse nella tribuna coperta).

Appena compare la classifica dei 1500, me ne vado. Non intendo fermarmi per la pallanuoto, non voglio fare troppo tardi. Nell'uscire dalla tribuna, faccio fatica a farmi largo nella folla che entra: avrebbero potuto aprire i cancelli un po' dopo.