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Non parliamo dei mondiali di calcio, è meglio. Parliamo piuttosto delle Olimpiadi invernali: l'edizione 2018 si avvicina, Arianna Fontana è stata nominata portabandiera. Non andrò a Pyeongchang: troppo complicato. Non si trovano informazioni facilmente, non sono riuscito nemmeno a trovare un programma orario, non parliamo di informazioni sugli alloggi.
La mia prima esperienza di Olimpiadi invernali è stata con Torino 2006, seconda settimana: oltre ad essere vicino casa, non avevo neanche il problema dell'alloggio, avendo casa dei suoceri in zona. Non proprio vicinissimo, comunque: era a nord-est di Torino, mentre i siti olimpici erano ad ovest. Per le gare in montagna lasciavo la macchina a Pinerolo o a Oulx e prendevo le navette, per quelle in città la lasciavo in qualche parcheggio e usavo i trasporti urbani.
Si è detto tanto sul successo di queste Olimpiadi e di come abbiano rappresentato un rilancio per la città. Da spettatore comune, sono indubbiamente d'accordo, ma ho notato un solo difetto: era tutto tarato su uno spettatore che assisteva ad una sola gara al giorno. Del resto, se uno avesse preso alla lettera le istruzioni del manuale, sarebbe stato impossibile vederne più di una: suggerivano di arrivare con tre ore di anticipo! In realtà, non era affatto necessario, anzi in molte gare, se qualcuno l'avesse fatto, si sarebbe annoiato molto. Un'ora era più che sufficiente per tutte le gare: i controlli agli ingressi richiedevano un po' di tempo, ma non più di una mezz'ora. Perdevo un po' più tempo se avevo la ginocchiera: faceva suonare il metal detector.
Scontai quest'impostazione soprattutto il primo giorno: avevo i biglietti per il fondo e poi per il biathlon. L'intervallo era di un paio d'ore, che mi sembravano più che sufficienti per spostarmi da Pragelato a Sansicario, ci doveva essere una navetta che percorreva la valle, a tutte le ore. Dopo il fondo, invece, tutti i pullman erano per chi rientrava in città e per uno nell'altra direzione dovetti aspettare più di un'ora, assieme all'altra decina di persone che aveva avuto la mia stessa idea. Alla fine persi la gara femminile e riuscii a vedere solo quella maschile (erano le due prove d'inseguimento).
Un altro segno di questa mentalità era che nel manuale c'erano le indicazioni per raggiungere gli impianti da tanti posti, ma non dagli altri impianti. Una volta ho faticato un bel po' a trovare un palazzetto partendo da un altro, in un'era ante smartphone ed ante Google Maps.
L'altra invenzione di queste olimpiadi fu la Medal Plaza. Adesso ce l'hanno tutti, anche manifestazioni piccole. Per me era scomodo andarla a vedere, avrei preferito le premiazioni tradizionali.
Ho visto buona parte degli sport: non lo slittino, in quanto si disputa nella prima settimana, e nemmeno il pattinaggio artistico, dove i biglietti erano cari e scarseggiavano già quando li ho comprati, 9 mesi prima. Ma delle singole gare parleremo la prossima volta.
Non parliamo dei mondiali di calcio, è meglio. Parliamo piuttosto delle Olimpiadi invernali: l'edizione 2018 si avvicina, Arianna Fontana è stata nominata portabandiera. Non andrò a Pyeongchang: troppo complicato. Non si trovano informazioni facilmente, non sono riuscito nemmeno a trovare un programma orario, non parliamo di informazioni sugli alloggi.
La mia prima esperienza di Olimpiadi invernali è stata con Torino 2006, seconda settimana: oltre ad essere vicino casa, non avevo neanche il problema dell'alloggio, avendo casa dei suoceri in zona. Non proprio vicinissimo, comunque: era a nord-est di Torino, mentre i siti olimpici erano ad ovest. Per le gare in montagna lasciavo la macchina a Pinerolo o a Oulx e prendevo le navette, per quelle in città la lasciavo in qualche parcheggio e usavo i trasporti urbani.
Si è detto tanto sul successo di queste Olimpiadi e di come abbiano rappresentato un rilancio per la città. Da spettatore comune, sono indubbiamente d'accordo, ma ho notato un solo difetto: era tutto tarato su uno spettatore che assisteva ad una sola gara al giorno. Del resto, se uno avesse preso alla lettera le istruzioni del manuale, sarebbe stato impossibile vederne più di una: suggerivano di arrivare con tre ore di anticipo! In realtà, non era affatto necessario, anzi in molte gare, se qualcuno l'avesse fatto, si sarebbe annoiato molto. Un'ora era più che sufficiente per tutte le gare: i controlli agli ingressi richiedevano un po' di tempo, ma non più di una mezz'ora. Perdevo un po' più tempo se avevo la ginocchiera: faceva suonare il metal detector.
Scontai quest'impostazione soprattutto il primo giorno: avevo i biglietti per il fondo e poi per il biathlon. L'intervallo era di un paio d'ore, che mi sembravano più che sufficienti per spostarmi da Pragelato a Sansicario, ci doveva essere una navetta che percorreva la valle, a tutte le ore. Dopo il fondo, invece, tutti i pullman erano per chi rientrava in città e per uno nell'altra direzione dovetti aspettare più di un'ora, assieme all'altra decina di persone che aveva avuto la mia stessa idea. Alla fine persi la gara femminile e riuscii a vedere solo quella maschile (erano le due prove d'inseguimento).
Un altro segno di questa mentalità era che nel manuale c'erano le indicazioni per raggiungere gli impianti da tanti posti, ma non dagli altri impianti. Una volta ho faticato un bel po' a trovare un palazzetto partendo da un altro, in un'era ante smartphone ed ante Google Maps.
L'altra invenzione di queste olimpiadi fu la Medal Plaza. Adesso ce l'hanno tutti, anche manifestazioni piccole. Per me era scomodo andarla a vedere, avrei preferito le premiazioni tradizionali.
Ho visto buona parte degli sport: non lo slittino, in quanto si disputa nella prima settimana, e nemmeno il pattinaggio artistico, dove i biglietti erano cari e scarseggiavano già quando li ho comprati, 9 mesi prima. Ma delle singole gare parleremo la prossima volta.
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