domenica 5 marzo 2017

Mondiali di sci nordico a Lahti - 3^ giornata 4/3/2017


Arrivo a Lahti alle 12,30. Fuori dalla stazione distribuiscono trombette viola. Poco prima dello stadio gli sponsor della Norvegia distribuiscono berretti bianchi coi colori norvegesi: me lo mettono sopra il mio. Prima di entrare però me lo tolgo, perché non ho intenzione di arruolarmi nella tifoseria norvegese. Tra questi e alcuni acquisti che ho fatto il mio zaino (che mi segue fedelmente da Torino 2006) è al limite della capienza, tanto che per la gara di fondo devo rinunciare al binocolo, troppo sepolto per essere recuperato.


 Dentro lo stadio offrono anche adesivi per le guance: ci sono tutte le bandiere, anche l'Italia (e persino la Spagna, anche se di spagnoli non se ne son visti). Stavolta quindi posso risparmiare lo stick con cui me le dipingo di solito, che mi porto dietro ormai da parecchi anni, anche in viaggi che non c'entrano niente con lo sport (lì però non lo uso...). Prima di entrare in tribuna, visito l'area avventura, con ambientazione western e un mini trampolino per bambini, K5 (ossia col punto di massima pendenza della pista d'atterraggio a 5 metri). Ho visto bambini di 3-4 anni provare a buttarsi, ma cadendo prima di arrivare al dente (peraltro quasi inesistente) e facendo tutta la pista da sdraiati.


Come dicevo ieri, stavolta ho il biglietto della categoria più cara, quindi ho un comodo posto a sedere al coperto (ma non numerato, non c'erano posti numerati). Rimpiango di non aver preso gli stessi biglietti gli altri giorni. Dicevo anche che detesto le mass start: sono un'ora e passa di noia per 5-10 minuti di emozioni alla fine. Rimpiango le vecchie gare con partenza intervallata, dove al primo passaggio almeno si capiva chi non avrebbe vinto. La 30 km. femminile è già un po' meglio della 50, non solo perché dura di meno, ma anche perché si vivacizza un po' prima: si forma abbastanza presto un gruppo di 13, che poi diventano 10 e rimangono tali fino a pochi chilometri dalla fine. Dalla mia postazione riesco a vedere anche meglio il finale, rispetto alla tribuna opposta dov'ero gli altri giorni. Finisce con 4 norvegesi ai primi 4 posti: i tifosi norvegesi i scaldano un pochino, mentre finora sembravano non scomporsi più di tanto per i successi, c'erano troppo abituati. 15^ la prima italiana, e per come siamo messi non è neanche male: i tempi di Belmondo e Di Centa sono lontani.


Decido di resistere ancora un po' al freddo (che è molto più dei giorni scorsi) per assistere a quella che chiamano "cerimonia di presentazione", visto che la premiazione si fa la sera nella medal plaza (ormai c'è l'hanno tutti): di fatto è una premiazione senza medaglie, suonano anche l'inno. Adesso però il freddo si fa sentire e penso di rifugiarmi nel palasport, ma coltivo un'illusione: hanno bloccato gli accessi, per cui l'unico modo per avere un po' di riparo è entrare nel negozio.


Si fa ora della gara di salto a squadre. La tribuna più cara non è pienissima. Sono tutti seduti, tranne una coppia che decide di stare in piedi proprio davanti a me, costringendomi a cambiare posto. Anche stavolta c'è il "crowd supporter", con musiche ed altro: usiamo le trombette per accompagnare "Sul bel Danubio blu". Il salto a squadre qualche anno fa era la gara più chiusa di tutte le olimpiadi invernali, non solo dello sci nordico, oggi invece è molto aperta: alla fine vince la Polonia perché è l'unica a non fare grossi errori. Nella seconda manche il freddo si fa veramente duro da sopportare: dal secondo turno di salti non vedo l'ora che finisca, e per di più ci sono anche interruzioni per il vento. Rimpiango di non essere andato a Belgrado a vedere l'atletica: i risultati non sono stati esaltanti, ma almeno sarei stato al coperto.

Si è fatta ora di tornare: ci vorrà un po' per i prossimo viaggio, avremo il tempo per parlare delle esperienze passate.

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