mercoledì 20 febbraio 2019

Mondiali di sci nordico a Seefeld - 1^ giornata

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Arrivo al parcheggio di scambio delle navette verso le 11.30: ci sono solo 2-3 macchine. Momento di panico: non vedo le navette. Poi vedo passare un pullman e scopro che partono da un piazzale subito dietro. Salgo, e sono da solo, poco dopo saliranno altri due. La navetta arriva alla stazione: da lì, prendendomela comoda, arrivo allo stadio in una ventina di minuti, un po' più di quanto mi aspettavo, perché scopro che lo stadio non è dove di solito partono le piste, ma un po' più avanti. All'ingesso mostro il biglietto (unico fino a domenica), ma mi ricordano che non serve: oggi è a ingresso libero.

Prendo posto nella tribuna A (il mio biglietto è per la B), che è quasi completamente vuota: c'è un gruppo di tifosi greci (alcuni presumibilmente membri della squadra) e qualche altro spettatore isolato. La prima gara è la 5 km femminile, di qualificazione per la 10 km. Non danno l'elenco delle partenti, per cui solo quando le partenze finiscono scopro che sono 26, e non dicono nemmeno quante si qualificano, o se lo dicono non lo capisco (non si sente molto bene): scoprirò nel pomeriggio che passano in 10. Mi meraviglio di vedere una cinese tra le qualificande, e infatti vince, con solo due atlete (una brasiliana e un'australiana) che le arrivano a meno di un minuto. Una tailandese arranca, e a tratti sembra al mio livello, soprattutto nel cambio di corsia: chiude ultima, a 9'53" dalla prima, ma vuol dire pur sempre un tempo intorno ai 25', che io mi sognavo anche quand'ero giovane e intero.

All'arrivo dell'ultima, me ne vado, ma scopro che fanno una "cerimonia dei fiori" con tanto di inno, come una gara vera. Nell'intervallo tra le due gare incontro due ragazze con una bandiera che di solito non si vede a una manifestazione di sport invernali, e da uno stemma sulla loro giacca scopro che si tratta del Madagascar. Vengono anche intervistate da una TV, credo del Nord Europa. Chiedo loro cosa centrano col Madagascar, visto anche che non hanno l'aspetto di africane: mi spiegano che sono venute a tifare per un loro amico, un malgascio che vive in Norvegia dall'età di 6 anni.

Al momento di tornare in tribuna per la gara maschile, scopro che la tribuna A è riservata agli accreditati. Mi tocca quindi accomodarmi nella B: da lì si vedono un po' peggio le partenze, ma decisamente meglio gli arrivi. Stavolta danno l'elenco dei partenti: sono 58. Il primo a partire è un messicano di 55 anni: fa piacere vedere che gareggia ancora qualcuno più vecchio di me! Il malgascio parte col n. 7: molti lo superano, ma supera anche qualcuno, e alla fine chiude 50° su 56.

 Forti divari tra i primi a partire: il danese partito col n. 17 è il terzo ad arrivare, ma rimarrà comunque fuori dei 10. Sono due giri di 5 km, e un po' prima dell'arrivo di ciascun giro c'è un altro passaggio nello stadio. Gara appassionante, con molti cambi di testa. A un certo punto va in testa un tailandese, per cui penso che sentirò l'inno tailandese in una gara di sci, invece ariva secondo: vince un belga. Un lituano conclude con uno sci solo.

Dopo qualche ora in giro per Seefeld, arrivo alla Medal Plaza, che è subito prima dello stadio, verso le 17.30, e la trovo già piena (la cerimonia d'apertura inizia alle 18). Dietro di me un gruppo di italiani. La cerimonia comincia con uno spttacolo di acrobati, con sullo sfondo immagini d'epoca. Ci sono poi i discorsi dei politici, col sindaco di Seefeld che parla un inglese perfetto. Si passa alla sfilata delle 62 squadre, secondo l'ordine del nome inglese. Alcune, come Svezia e Norvegia, schierano una rappresentanza simbolica, altre, come Germania, Slovenia o anche Italia, oltre ai padrni di casa, presentano la squadra quasi al completo.

Sono veramente stanco, per cui quando arriva un duo pop austriaco (che dev'essere molto popolare, a giudicare da quanti cantano la loro canzone) me ne vado. Era comunque l'ultimo numero in programma, prima dei fuochi d'artificio. Al ritorno, il pullman è un po' più pieno che all'andata, ma ancora non pienissimo. Domani sarà un'altra storia.
















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