martedì 1 ottobre 2019

Mondiali di atletica a Doha - 4^ giornata (30-09-2019)

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Mi attardo col blog ancora più di ieri e arrivo che le qualificazioni del giavellotto femminile sono già al terzo turno, appena in tempo per la prima batteria dei 200. Ho avuto un momento di panico ai controlli, quando mi è stato chiesto di svuotare completamente lo zaino: ho dentro 2000 cose e avevo il terrore di lasciarne qualcuna. In tanti anni non mi era mai capitato: anche qui, le altre volte le passavano ai raggi X, ma stavolta non ce li avevano. All'ingresso, ritrovo il volontario juventino di sabato.

Sono ancora all'altezza della linea del traguardo, solo due file sotto, rispetto a ieri. Accanto a me una coppia di britannici, qualche fila sotto ancora la tifoseria giamaicana. La prima curva è più piena del solito, essendoci la finale dell'alto donne, mentre il rettilineo di fronte è quasi vuoto, ma in serata almeno la prima metà si riempirà abbastanza. Si vede tanta gente col vestito tradizionale, scoprirò poi che molti sono studenti (tutti maschi).



Si parte con le batterie dei 200 donne, e prima figuraccia degli italiani: la Hooper rimane in gara fino all'inizio del rettilineo, poi crolla. Nei 400 si sente il tifo per l'atleta di casa, che chiuderà staccata di quasi 100 metri, con 1'06". Viene incitata anche la "vicina di casa" Naser, che entra nel rettilineo finale con un vantaggio enorme, passeggia per gli ultimi 80 metri e chiude in 50.74. Impressionante! Meglio non parlare della Chigbolu: anche lei sembra in corsa fino al rettilineo finale, poi crolla.

Anche oggi il programma non è molto denso: già poco prima delle 18 ci sono 5 minuti dove non ci sono gare. Poi inizia il gruppo B del giavellotto: per fortuna il tabellone dà subito la classifica complessiva e non ci fa fare calcoli. Le prime vanno male, tanto da far pensare che le condizioni siano peggiori rispetto al gruppo A, ma poi passeranno in 6 per gruppo.

Alle 19 c'è un intervallo di circa un'ora: era una delle giornate in cui originariamente erano previste due sessioni, ma poi si erano resi conto che l'intervallo sarebbe stato troppo corto. Posso così visitare gli stand. C'è una sezione per ogni continente, con un gioco tradizionale: per il Sud America c'è la corsa nei sacchi, quello europeo (di origine polacca, dicono) non l'avevo mai sentito. La partecipazione non è molta, soprattutto nei giochi di movimento, dato il caldo: è maggiore nei giochi di precisione.



Mi chiedo se ci sia un negozio di merchandising: c'è un negozio Asics che vende magliette col logo dei mondiali, che però si vede sempre meno di quello del produttore. Quella che preferisco, con la mascotte (un falco) è solo per bambini. Al banco informazioni chiedo del programma orario, visto che ieri avevo visto uno che ce l'aveva, ma mi dicono che non l'hanno ricevuto. In quasi tutti gli stand gastronomici bisogna avvicinarsi molto per sapere il menu, spesso te lo mostrano su un tablet. I più fanno hamburger, qualcuno piatti indiani, ce n'è anche uno di pizza e uno di pasta. Io vado a uno die più affollati, frequentato dagli americani: in coda dietro di me c'è la Nageotte, con una se sembra la Morris, ma poi quando gira il cartellino scopro essere la canadese Ahbe, anche lei astista, eliminata in qualificazione.



Faccio tardi e mi perdo la prima batteria dei 110hs, il che vuol dire perdersi l'unico italiano che passerà il turno, visto che anche Perini deluderà. Il programma serale continua con la finale dell'alto donne: altra grande gara, con 3 sopra i 2 metri e il record mondiale juniores della Mahuchikh a 2,04, dopo il quale si ritirerà e lascerà la vittoria alla Lasistkene, che li aveva superati prima di lei. Nelle pause le atlete sono costrette a coprirsi le gambe: stasera hanno un po' esagerato con l'aria condizionata, anch'io rimpiango di non avere i pantaloni lunghi e magari anche il giubbotto. L'altro concorso della serata è il disco maschile, dove mi perdo i primi due lanci di Stahl, tra cui quello decisivo: gara molto combattuta, col bronzo dell'austriaco (non fatemi scrivere il nome) che ricordavo dai mondiali allievi di Bressanone. Dopo l'ultimo lancio Stahl parte di scatto verso il centro del campo e poi fa un giro d'onore a passo più veloce del normale, saltando anche un ostacolo dei 400.




La gente continua ad arrivare fino alle 21, nel mio settore e ancora di più nel rettilineo opposto. Per i 5000 si è formata di nuovo la curva etiope, mentre i keniani stavolta sono di meno, e si sentiranno soprattutto nei 3000 siepi donne. Stasera la partecipazione del pubblico si sente eccome, soprattutto nei 5000, lo stadio freddo degli inizi è solo un ricordo (a parte il clima fisico, come dicevo). A un certo punto sembra che gli etiopi possano essere beffati, con l'oro che va in Norvegia, poi J. Ingebritsen crolla e difende il 5° posto tuffandosi sul traguardo.



Belle anche le altre gare di corsa: nei 3000 siepi donne la Chepkoech fa gara solitaria, come fosse un meeting, ma senza lepri. Non tiene per tutta la gara il ritmo mostruoso del primo km, a 3 giri dalla fine sembra in affanno, ma vince ancora abbastanza nettamente. In mancanza di italiani, esulto per il bronzo della mia "concittadina" Krause (sono rimasto molto legato a Francoforte), medaglia che comunque non le consentirà di vincere il titolo di sportiva dell'anno dell'Assia, semplicemente perché l'hanno già assegnato. Ci sono poi gli 800 femminili (anche se l'hanno già detto tutti, dirò anch'io che dopo molto tempo tornano ad essere davvero femminili), combattuti, con la sorprendente vittoria ugandese.

Si chiude coi 400hs, dove faranno di nuovo la presentazione coi giochi di luce, e scritte ancora più grandi che nei 100 metri. Si sente il tifo per Samba, che centrerà almeno il bronzo. Se il tempo del vincitore, dopo quello che si er visto nella stagione, può essere deludente, quello dei piazzati è eccezionale: con 48.28 si arriva settimi!

All'uscita prendo un pullman che non so dove porti, assieme a un gruppo di svedesi, che non lo sanno neanche loro, ma confidano che vada verso il centro, dove sarà più facile trovare un taxi. Quando vedo che siamo in centro scendo, anche se molti proseguono, e prendo un taxi, che mi porterà a un hotel omonimo del mio, ma poi capirà l'errore.








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