venerdì 14 maggio 2021

Internazionali d'Italia di tennis a Roma (13-05-2021)

Quando avevo letto il programma la sera prima ero rimasto deluso: neanche un italiano. Berrettini e Sonego erano entrambi sul Granstand, uno di giorno e uno di sera. Avevo considerato di prendere i biglietti per il Grandstand, non essendoci mai stato, poi avevo optato di nuovo per il centrale e per un attimo mi sono chiesto se avevo fatto bene. Poi però mi son detto: "l'anno scorso ti sei fatto 150 km per andare a vedere due sconosciuti, adesso hai i numeri 1 e 2 degli uomini e la numero 1 delle donne e ti lamenti?"

Arrivo al cancello verso le 10,45, dopo aver lasciato la macchina nel parcheggio dello stadio e aver costeggiato tutto il Foro Italico, visto che per il Centrale l'ingresso è dal lato opposto. Certo, in confronto ai giri di Doha, questo è ancora niente. All'ingresso, come gli altri anni, danno un gadget, solo che quest'anno si tratta di un flaconcino di gel disinfettante. Ero curioso di vedere quali stand sarebbero rimasti nel nostro settore, adesso che c'è questa suddivisione in compartimenti stagni, e la risposta è semplice: nessuno, deserto totale. Anche per mangiare c'erano solo due bar sotto il campo.

Il primo incontro è Djokovic-Davidovich Fokina. Quando arrivo al mio ingresso, il punteggio è 6-2, 1-0, quindi c'è da aspettare parecchio per il prossimo cambio di campo. Vedo se riesco a vedere un po' della partita del Pietrangeli, ma dalle transenne al massimo si vede la giocatrice di fronte, non il campo. Entro sul 3-0: sembra un allenamento per Djokovic, che raramente deve forzare, gli basta aspettare che l'altro sbagli. Solo sul 5-0 Davidovich fa qualche vincente e riesce a conquistare un game, ma resterà l'unico. Tutti sostengono il n. 1, anche perché, quand'anche qualcuno avesse voluto fare il contrario (com'ero tentato di fare io, viste le sue posizioni antivax) si vedeva che era una causa persa. Alla fine, Djokovic risponde alle domande in perfetto italiano: sono tentato di urlagli "vaccìnati!", ma poi non oso.

I posti da occupare sono contrassegnati da un bollino, scuro dove i seggiolini sono chiari e viceversa: sono 1 posto su 4, in tutte le file. Il mio posto è d'angolo, e direi che è ottimo, perché consente di apprezzare sia la velocità dei colpi (che si nota meglio sul lato lungo), sia i tagli (che invece si notano meglio sul lato corto). Il pubblico non brilla per disciplina sanitaria: tanti con la mascherina abbassata, altri col naso fuori, altri se la tolgono per gridare. Le hostess li richiamano in continuazione, ma è un'impresa disperata, anche perché devono farlo piano per non disturbare il gioco. 

Finito il primo incontro, c'è il problema di cosa fare nell'intervallo, non potendo andare a vedere le partite sugli altri campi. Provo a salire in cima per vedere il Pietrangeli, ma si crea assembramento e ci richiamano, per cui riesco a vedere solo uno scambio. Passano anche a vendere pop corn, nonostante mangiare sia vietato.

Il secondo incontro è tra la Barty e la russa Kudermetova, e anche qui l'esito non sarà mai in discussione: entrambe puntano molto sul servizio, ma la Barty ha più varietà di colpi, mentre la russa punta quasi solo sulla potenza. In compenso va un po' più a rete, ma ci andrà soprattutto nel finale, per finire regolarmente lobbata. Finisce 6-4, 6-3. Intanto sul Grandstand sta giocando Berrettini (che perderà), ma non danno aggiornamenti, per cui uno deve guardare l'app: peccato che abbiano anche detto di spegnere i cellulari (nessuno la fa, comunque)




Sono le 13,10: l'incontro tra Nadal e Shapovalov on comincerà prima delle 14, quindi ci sarebbe tutto il tempo per mangiare e viene anche da chiedersi cosa fare dopo, non potendo andare sugli altri campi. Il problema non si porrà, perché a bar c'è una coda lunghissima, che probabilmente se fosse più ordinata, in stile nordico, arriverebbe a costeggiare tutto il Pietrangeli. Prima di cominciare, guardo all'altro bar, ma è uguale. Dopo una ventina di minuti ci avvisano che i cibi caldi sono finiti, forse torneranno tra 20 minuti, e sono rimasti solo pacchetti di patatine. Penso che forse ora che arriva il mio turno passano 20 minuti e che comunque le patatine sono meglio di niente. La coda finisce dopo 10 minuti, e mi devo accontentare delle patatine. C'è anche il problema di dove mangiare visto che, chiaramente, bisogna togliersi la mascherina: cerco di isolarmi il più possibile.

Ritorno al mio posto quando stanno presentando i giocatori. Shapovalov parte con due game perfetti e va sul 2-0, che poi, con la complicità di Nadal diventerà 4-0. Lo spagnolo si riprende, recupera un break e va vicino a recuperare il secondo, ma alla fine, dopo un game lunghissimo, perderà ancora la battuta e il primo set: 6-3. Finito il set, provo di nuovo a prendermi da mangiare, stavolta all'altro bar: speravo in una pizza, ma mi devo accontentare dell'hot dog.

Ritorno che Shapovalov è già 3-0 e avrà una palla per il 4-0, ma poi Nadal torna il n.1 sulla terra e prima recupera il break, poi va in vantaggio e vince 6-4. Il canadese comunque non sfigura: ci sono una serie di scambi incredibili, è forse la più bella partita di tennis che abbia visto dal vivo, quasi sicuramente la migliore sulla terra. Il terzo set sarà anche meglio: anche qui Shapovalov va avanti di un break, poi Nadal rimonta e sembra più volte sul punto di prendere il largo, ma sarà Shapovalov ad avere due match point sul 6-5. Il confronto fra le tifoserie si fa sempre più acceso: si sentono applausi agli errori del canadese, tanto che l'arbitro, più in spagnolo che in italiano, dovrà richiamare alla sportività. Io da un lato vorrei che finisse presto, sia perché la mascherina FFP2 dà sempre più fastidio, soprattutto alle orecchie, sia perché vorrei occuparmi del meeting di atletica di Savona, dove leggo che stanno succedendo cose incredibili, ma dall'ato vorrei che uno spettacolo coì non finisse mai. Finisce al tie-break e vince Nadal.






Esco facendo un giro ancora più lungo che all'andata (adesso entrate e uscite sono sempre separate). Specchiandomi in macchina vedo i segni della mascherina e del sole, ma penso che ne è valsa la pena.





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