Stavolta penso di essere arrivato allo stadio in tempo, ma già sulla metro si vede la folla e al ponte 1 la coda è impressionante. Senza neanche esservi invitato dagli steward, provo al 2, poi al 3, dove sembra più corta. E' però più lenta del solito: dura 20 minuti, mentre in passato code anche più lunghe si erano smaltite in meno della metà. Almeno oggi nessuno ci ricorda che siamo in ritardo. All'ingresso si vedono molti giamaicani e anche una grenadina.
Riesco a vedere soltanto l'ultima serie dei 110hs del decathlon, con altri due che non arrivano (un infortunato e un caduto). Il decathlon si rivelerà una gara a eliminazione: partiti 36, arrivati 21, tanto che i 1500 saranno disputati in serie unica. Lo stadio è pienissimo, anche più di domenica scorsa. Sono in quarta fila, all'inizio del rettilineo opposto all'arrivo. Vedo quindi molto da vicino il primo cambio della 4X100: ho in primo piano prima la Schippers, poi anche Gatlin (sempre fischiato) e Vicault. C'è anche la mascotte, che pianta l'ombrellone nella sabbia dei salti in estensione e invita una bambina a fare giochi da spiaggia.
Nell'unica occasione che ho di sventolare la bandiera, quando scende in pista la nostra 4X400, la signora dietro me la sposta perché deve riprendere. Ma pensare a quello che stai vivendo adesso invece di riprendere, mai? Lo speaker continua con le sue pronunce fantasiose: se non avessi pensato che non potevano essere che loro, non avrei mai capito che i tre nomi uguali nella staffetta del Belgio erano i Borlee. Il Belgio poi arriva terzo con un tempo inferiore al record asiatico. Dico ciò perché inizialmente nell'ordine d'arrivo al suo posto figura il Giappone (in realtà ultimo staccatissimo), al quale viene attribuito il record continentale. Solo quando stanno andando ad intervistare gli staffettisti si rendono conto dell'errore.
Dala mia posizione si vede molto bene anche il disco. Quando rimane solo il decathlon, lo stadio si svuota un po', ma rimane sempre più pieno che in una normale sessione mattutina. Durante l'asta mi sposto verso il relativo settore e mi siedo vicino a un gruppo di tifosi francesi, che però si alzano ad ogni salto di Mayer, costringendomi ad alzarmi anch'io.
I gruppi dell'asta sono sfalsati, il gruppo B, quello dei più scarsi, comincia un'ora dopo. Quando sono rimasti in gara solo due atleti nel gruppo A, succede l'incredibile: ci avvisano che al termine del gruppo A dovremo lasciare lo stadio, anche se il gruppo B è appena cominciato (6 atleti su 13 devono ancora entrare in gara). Presto rimane in gara uno solo, e comincio a sperare che faccia almeno 3 quote tutte alla terza, invece ne fa una alla prima e poi basta. Si ha quindi il caso inedito di una gara di un Mondiale disputata a porte chiuse. Non mi sembra peraltro molto regolare che alcuni candidati alle medaglie abbiano gareggiato col pubblico ed altri senza. Va anche detto che non era successo niente di imprevisto: si era in perfetto orario. Se la loro idea era di aprire alle 16 per la sessione pomeridiana (come risulta del biglietto) e di tenersi un'ora di margine per controlli e pulizia, non possono far cominciare una gara di asta alle 14,15.
Nonostante l'intervallo imprevisto, scarto presto l'idea di allontanarmi dal Parco Olimpico. Provo a comprare qualcosa al negozio, ma per pagare c'è una coda che arriva fino all'entrata. Faccio un giro all'Hero village (Hero è il nome della mascotte). Ci sono tanti giochi interessanti, ma anche lì troppa coda. Almeno c'è un negozio un po' meno affollato e quindi posso comprare.
Rientro allo stadio poco prima dell'inizio del giavellotto del decathlon, alle 17,30. E' già pieno quasi per metà: si riempirà del tutto verso le 19, all'inizio delle altre gare. Si parte con la finale dell'alto donne: dopo l'esperienza di Rio (i cui erano bastate 3 quote superate per vincere l'oro e 2 per arrivare 5^) fanno una progressione un po' più lenta, e finalmente è una gara vera, dove per vincere serve superare 8 quote. Certo, grazie anche a Levchenko e Licwicko, che impegnano la Kuchina, che a un certo punto si ritrova addirittura terza.
Quando ci sono 5000, alto e giavellotto si fa fatica a stare dietro a tutto. Mi perdo il lancio di Rohler che poi si rivelerà vincente, avvenuto durante i 5000, mentre subito dopo l'arrivo della corsa nssuno nota il 2,01 della Levchenko. Il pubblico si alza alla presentazione di Mo Farah e temo che voglia seguire tutta la gara in piedi, invece si riiede e si riealza agli ulti 600 metri. I britannici si scaldano molto per Farah ed io, che non l'ho mai amato particolarmente, mi ritrovo a fare il tifoso in trasferta: quando perde non ho il coraggio di esultare, ma mi limito ad applaudire, come fanno tutti.
Ci sono più premiazioni del solito, ed ho quindi modo di notare due particolarità, una rispetto alle premiazioni e una rispetto al resto dei Mondiali. La prima è che le bandiere non salgono su un pennone (che non c'è, perché alle Olimpiadi c'era la medal plaza), ma vengono solo tenute in mano. La seconda è che le premiazioni sono l'unica occasione in cui si fanno annunci in lingue diverse dall'inglese: vengono fatti prima in francese e poi in inglese. Per le Kuchina suona l'inno IAAF, che devo aver già sentito in qualche gara: sembra la colonna sonora di un film fantasy.
Si arriva poi al clou, con l'ultima gara di Bolt (che a sorpresa aveva corso anche stamattina in batteria), la staffetta. Lo speaker ricorda che sarà presente anche domani per un giro d'onore, la Giamaica viene acclamata quasi più della Gran Bretagna. Poi sia arriva all'ultima frazione: Gran Bretagna e USA arrivano con un leggero vantaggio sulla Giamaica, Bolt potrebbe rimontare, l'anno scorso gli sarebbe stato ancora facile (non parliamo dei tempi d'oro), invece si ferma. Leggo che l'incidente ha scatenato le malelingue: il complottismo è proprio un male del nostro tempo.
Intanto la Gran Bretagna vince l'oro e stavolta ben pochi si affrettano a uscire...
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