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I Mondiali di Londra si avvicinano: non vedo l'ora di entrare nello Stadio Olimpico. Ho visto già dell'atletica di alto livello a Londra, da ragazzo: era il 1984 e il 1985. Naturalmente non ero andato lì apposta, ero in vacanza-studio. Lo stadio era il Crystal Palace, piccolino e certo non adatto ad una grande manifestazione come i Mondiali (di cui allora era stata disputata una sola edizione). Era comunque lo stadio di atletica più grande della capitale britannica, visto che la pista delle Olimpiadi 1948, a Wembley, era stata trasformata in un cinodromo.
Nel 1984 non entrai nemmeno allo stadio, non trovai biglietti. Riuscii comunque a vedere le gare da una terrazza dietro al campo di allenamento. In quel meeting il personaggio più discusso era Zola Budd, una sudafricana di 18 anni scarsi, alla quale era stato concesso di gareggiare come britannica. Fuori dallo stadio c'erano manifestazioni contro di lei, da parte di gente che pensava di combattere il razzismo facendo scontare a una ragazza di 18 anni la colpa di essere nata in Sudafrica. Questo era il mondo di allora: oggi tra le stelle più attese dei prossimi Mondiali c'è Van Niekerk, allora non ci sarebbe potuto essere.
In quell'occasione vidi per la prima volta un record mondiale dal vivo, anzi due. Il primo fu il 5,90 nell'asta di Bubka: fui molto impressionato dalla sua potenza esplosiva. Poi ce ne fu uno della stessa Budd sui 2000: un tempo modesto, sopra i 5'40": anche se era una distanza che si correva raramente, mi meravigliai che il record fosse così alto, visto che quello dei 1500 era già 3'55".
Nel 1985, invece, vidi il meeting regolarmente seduto in tribuna. Già allora durava due giorni, come è avvenuto anche in alcune edizioni più recenti. Ricordo che fecero così tante gare il primo giorno, che mi chiedevo cosa fosse rimasto per il secondo. Alcune gare si disputarono in entrambe le giornate, tra cui l'asta, con Bubka. Dei protagonisti mi ricordo lui, la Bykova nell'alto e poi basta.
Allora non immaginavo che non sarei più tornato a Londra per 27 anni. L'occasione in cui ci sono tornato è proprio quello di cui parlerò la prossima volta.
I Mondiali di Londra si avvicinano: non vedo l'ora di entrare nello Stadio Olimpico. Ho visto già dell'atletica di alto livello a Londra, da ragazzo: era il 1984 e il 1985. Naturalmente non ero andato lì apposta, ero in vacanza-studio. Lo stadio era il Crystal Palace, piccolino e certo non adatto ad una grande manifestazione come i Mondiali (di cui allora era stata disputata una sola edizione). Era comunque lo stadio di atletica più grande della capitale britannica, visto che la pista delle Olimpiadi 1948, a Wembley, era stata trasformata in un cinodromo.
Nel 1984 non entrai nemmeno allo stadio, non trovai biglietti. Riuscii comunque a vedere le gare da una terrazza dietro al campo di allenamento. In quel meeting il personaggio più discusso era Zola Budd, una sudafricana di 18 anni scarsi, alla quale era stato concesso di gareggiare come britannica. Fuori dallo stadio c'erano manifestazioni contro di lei, da parte di gente che pensava di combattere il razzismo facendo scontare a una ragazza di 18 anni la colpa di essere nata in Sudafrica. Questo era il mondo di allora: oggi tra le stelle più attese dei prossimi Mondiali c'è Van Niekerk, allora non ci sarebbe potuto essere.
In quell'occasione vidi per la prima volta un record mondiale dal vivo, anzi due. Il primo fu il 5,90 nell'asta di Bubka: fui molto impressionato dalla sua potenza esplosiva. Poi ce ne fu uno della stessa Budd sui 2000: un tempo modesto, sopra i 5'40": anche se era una distanza che si correva raramente, mi meravigliai che il record fosse così alto, visto che quello dei 1500 era già 3'55".
Nel 1985, invece, vidi il meeting regolarmente seduto in tribuna. Già allora durava due giorni, come è avvenuto anche in alcune edizioni più recenti. Ricordo che fecero così tante gare il primo giorno, che mi chiedevo cosa fosse rimasto per il secondo. Alcune gare si disputarono in entrambe le giornate, tra cui l'asta, con Bubka. Dei protagonisti mi ricordo lui, la Bykova nell'alto e poi basta.
Allora non immaginavo che non sarei più tornato a Londra per 27 anni. L'occasione in cui ci sono tornato è proprio quello di cui parlerò la prossima volta.
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