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Oggi speravo di poter raccontare una serata storica, di quelle in cui avrei potuto dire "c'ero anch'io", come per i 100 metri di Berlino, invece niente: la finale dei 400 è stata una gara come tante. Possiamo quindi raccontare la giornata dall'inizio.
Oggi speravo di poter raccontare una serata storica, di quelle in cui avrei potuto dire "c'ero anch'io", come per i 100 metri di Berlino, invece niente: la finale dei 400 è stata una gara come tante. Possiamo quindi raccontare la giornata dall'inizio.
Oggi è il giorno in cui le gare cominciano più tardi, alle 19,20. Durante la giornata, in giro per Londra, noto che si sentono parlare altre lingue molto più di quanto non accada allo stadio. Certo, sono andato anche in posti turistici, nella City sarebbe stato diverso (ma la City l'ho frequentata abbastanza...), ma non era certo così a Mosca o ad Osaka.
Rientro in albergo per un momento di riposo e mi addormento, così parto per lo stadio in ritardo, e per di più trovo la metro bloccata e decido di andare a piedi fino a Liverpool Street. Passo i controlli proprio intorno alle 19,20: vedo coda ai chioschi gastronomici e decido di rimandare la cena. Mi fermo invece a prendere il programma, per scoprire che è anche peggiore del solito. Non ne avevo ancora parlato, ma il programma cartaceo fa semplicemente schifo: non ne avevo mai visto uno fatto così male. Innanzitutto il programma delle gare è in 4-5 pagine su oltre 40, quindi è difficile da trovare. Poi mancano i numeri delle corsie e d'ordine, mancano i personali e nei salti in elevazione c'è la stessa tabella a 6 colonne dei salti in estensione e dei lanci. Infine per i diversi turni delle stesse gare le presentazioni sono le stesse, quindi i contenuti si ripetono. Ciliegina sulla torta: oggi, nella sintesi iniziale del programma orario, hanno messo quello di ieri.
Sono ancora più in alto di ieri, e un po' più centrale, sempre nel rettilineo opposto agli arrivi. Dietro di me un gruppo di tedeschi. Ci sono invece molti francesi nel settore dell'asta. Si comincia col giavellotto femminile, molto combattuto: la Spotakova trova il lancio vincente al secondo tentativo, ma le cinesi danno sempre l'impressione di insidiarla. Per fortuna non ci sono sorpassi nell'ultimo turno, visto che me lo perdo per prendermi da mangiare. Dopo lo strazio delle italiane sui 200, infatti, decido di scendere per la cena, per trovare ancora più coda che all'inizio. Scelgo il chiosco con meno coda e mangio un "pork roll", panino con pezzi di carne di maiale simile al "pulled pork" americano.
Rientro per le semifinali dei 400hs: per l'Italia si spera in un miracolo che non arriva. E' uno di quei giorni che mi chiedo "ma perché non vado a vedere la scherma? O magari il nuoto?". C'è anche l'asta maschile, con una progressione che sembra un po' troppo rapida, come ormai succede quasi sempre: in 3 non superano neanche la prima quota, dopo 3 quote si rimane in 5. Poi però si va avanti bene, con 3 oltre i 5,89, e si finisce dopo la fine delle corse.
Prima del gran finale dei 400, c'è la finale degli 800, con la vittoria a sorpresa di Bosse (i francesi aspettavano Lavillenie ed è arrivato lui: beati loro che hanno tutte queste alternative). Nell'intervista si chiede "Sto sognando?", in un inglese migliore di quello di molti francesi in posizioni molto più di alto livello. Infine i 400, dove ci si aspettava un tempo sotto i 43 e invece si scende a stento sotto i 44. Certo, fa un po' impressione parlare di delusione per un 43.98, ma Van Niekerk (e non solo) ci aveva abituato bene. Condizioni comunque particolari: in tutte le gare si è andato piano.
All'arrivo dei 400 molti cominciano ad uscire, anche se l'asta non è ancora finita (ieri si vedeva gente affrettarsi come se rischiasse di perdere l'ultimo metrò).Quando con l'ultimo errore di Lavillenie si decide l'asta, si avviano all'uscita praticamente tutti, anche se Kendricks teoricamente potrebbe continuare a saltare. saggiamente decide di smettere, anche perché rischia di essere lasciato solo.
All'uscita, solito 40 minuti per arrivare alla metro. Stavolta però avrei potuto fermarmi a un chiosco, se avessi voluto.
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