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Arrivo al Mall (il viale che va verso Buckingham Palace, dove si svolgono le gare di marcia) verso le 9,30. La 50 km. ha passato da poco i 20 km.: Diniz avanza da solo, regale, sembra passeggiare mentre gli altri si affannano dietro di lui. Il pubblico è molto diverso da quello dello stadio: i britannici sono quasi inesistenti, saranno di più per le due 20 km, ma sempre in minoranza. Si vedono molti irlandesi, cinesi, giapponesi, portoghesi e anche italiani. Vedo il gruppo dei familiari di Antonelli dall'altro lato della strada, dopo un paio di giri attraverso (c'erano due punti in cui si poteva attraversare il percorso nei momenti morti) e mi unisco a loro.
Arrivo al Mall (il viale che va verso Buckingham Palace, dove si svolgono le gare di marcia) verso le 9,30. La 50 km. ha passato da poco i 20 km.: Diniz avanza da solo, regale, sembra passeggiare mentre gli altri si affannano dietro di lui. Il pubblico è molto diverso da quello dello stadio: i britannici sono quasi inesistenti, saranno di più per le due 20 km, ma sempre in minoranza. Si vedono molti irlandesi, cinesi, giapponesi, portoghesi e anche italiani. Vedo il gruppo dei familiari di Antonelli dall'altro lato della strada, dopo un paio di giri attraverso (c'erano due punti in cui si poteva attraversare il percorso nei momenti morti) e mi unisco a loro.
Ci sono due maxischermi, uno per lato, ma dalla mia posizione lo intravedo appena. Poi c'è il tabellone delle ammonizioni, ma i marciatori sono indicati col numero, mentre sul pettorale hanno solo il nome, per cui l'unico modo di capire di chi si tratta sarebbe guardare l'app IAAF, che però non si apre (in realtà mi faranno poi notare che il numero sul pettorale c'è, ma molto piccolo). A un certo punto riesco a vedere sullo schermo che Antonelli ne ha due e De Luca una, poi De Luca prende la seconda e a un certo punto vedo un giudice avvicinarglisi minaccioso, ma poi ci ripensa.
Dopo metà gara cominciano i doppiaggi, tanto che verso la fine per uno che arrivasse in quel momento sarebbe impossibile capire la situazione. Un gruppo di spagnoli vede un connazionale subito dietro Diniz e forse per un attimo crede che sia secondo. Anch'io mi confondo e credo che De Luca arrivi 8° invece di 9° perché tra quelli che lo rimontano non noto un polacco, che pensavo fosse un giro dietro. A un certo punto Diniz sembra sulla strada per doppiare tutti, alla fine si salveranno in tre.
Ci sono anche le donne, che vanno avanti nell'indifferenza generale. Se non l'avessi visto all'inizio sull'app, non capirei mai qual è il gruppo di testa. Solo a 2/3 di gara circa, quando la portoghese prende il largo, cominciano destare un po' di attenzione. Lo speaker magnifica questa prima edizione della prova femminile, dicendo che "circostanze" hanno fatto sì che fosse improvvisata, come se non fosse stata una decisione della IAAF.
Per la prova femminile, mi sposto un po' più verso il traguardo, dove trovo un gruppo di tifosi italiani. Verso l'inizio viene a trovarci Tamberi, che fa il giro dei tifosi italiani. Qualcuno gli dice "ti aspettiamo a Tokio" e lui risponde "anche prima". Io gli dico che ero pronto ad andare allo stadio con la mezza barba.
La Palmisano è sempre in testa, mentre il gruppo si assottiglia sempre più, fino a rimanere in 4. All'ultimo giro, un po' dallo speaker (che chiacchiera, ma non racconta molto cosa succede), un po' intravedendo lo schermo, capiamo che la Palmisano si è staccata, e infatti quando ci compare davanti sembra irrimediabilmente quarta. Siamo quindi rassegnati a restare all'asciutto anche a questi mondiali. Avevo però notato che il tabellone riportava la squalifica per un numero che corrispondeva a una cinese, ma visto che le cinesi davanti continuavano la gara pensavo fosse la terza, quella più indietro. Dopo l'arrivo scopriamo invece che la cinese squalificata era una di quelle in testa e che la Palmisano è bronzo: finalmente una soddisfazione.
Dopo l'arrivo mi avvicino al traguardo, ma ci fanno fermare per l'uscita delle atlete. Una signora asiatica non si ferma e viene trattata molto male. Noto che gli steward non prendono minimamente in considerazione l'ipotesi che uno possa non capire l'inglese.
La 20 km. maschile la vedo cominciata per prendermi qualcosa da mangiare. Al primo passaggio vedo Rubino e Fortunato indietro, dopo indiani, keniani e turchi. Mi illudo che Giupponi sia davanti e non l'avessi notato, invece è ancora più dietro. Alla fine Rubino recupera fino al 16° posto, piazzamento che in una gara su pista riterremmo buono, e anche Fortunato almeno fa il personale.
Prima di andarmene, scopro che ci sono anche le premiazioni: pensavo le facessero allo stadio. Non specificano dove siano, pensavo verso il traguardo, invece sono un po' verso Buckingham Palace. Qui i pennoni per issare la bandiere ci sono. Per lo speaker, la Palmisano diventa Palmissimo.
Stavolta ero riuscito ad entrare allo stadio con un buon anticipo, nonostante la coda, ma ordino una pizza al relativo stand e devo aspettare la consegna. Rischio quindi ancora di non arrivare in tempo per l'inizio, alla fine mi siederò giusto in tempo per il primo salto in alto. Sono in 22^ fila, seconda curva: una posizione perfetta per seguire l'alto, che pensavo sarebbe stata la gara clou per l'Italia. Invece, oltre ad essere senza italiani, è una gara incredibilmente sottotono. Già in partenza, un atleta non salta e uno si ritira dopo un solo salto: peccato che nell'atletica non ci siano le riserve. Poi, nonostante una progressione non troppo rapida, bastano tre quote superate per andare a medaglia e due per arrivare sesti. Soprattutto: solo 5 superano i 2,29, contro i 17 delle qualificazioni e con la stessa combinazione di misura ed errori di Tamberi in qualificazione si sarebbe arrivati quarti.
Si vede abbastanza bene anche il disco femminile, che sembra già deciso al 6° lancio complessivo, il primo della Perkovic, invece quel lancio da solo non sarebbe bastato a vincere: la Perkovic vince perché si migliora, ma la Samuels tiene testa.
Visto la brevità dell'alto, già alle 20,40 rimangono solo staffette e premiazioni. Le gare si concludono (un po' in ritardo) con l'incredibile vittoria di Trinidad & Tobago nella 4X400 maschile. Stavolta però nessuno se ne va: ci sono le premiazioni e soprattutto la passerella finale di Bolt, che fa un giro di campo al ritmo di "Reggae Night" (stavolta cambiano: quando c'era di mezzo la Giamaica mettevano sempre "Jammin") e riceve in regalo un pezzo della pista delle Olimpiadi (sì, la vendono ancora a pezzi, anch'io ho comprato un paio di portachiavi: ma non la finiscono mai?) con il numero 7, come i suoi ori individuali ai Mondiali.
L'ultimo inno che suona è quello di Trinidad & Tobago: una signora dietro di me, nella zona disabili, lo canta. all'uscita incontro un gruppo di qatarioti e gli dico "ci vediamo a Doha". Prima però c'è Berlino, magari Birmingham e, per l'atletica in generale, più modestamente Rieti.
Si vede abbastanza bene anche il disco femminile, che sembra già deciso al 6° lancio complessivo, il primo della Perkovic, invece quel lancio da solo non sarebbe bastato a vincere: la Perkovic vince perché si migliora, ma la Samuels tiene testa.
Visto la brevità dell'alto, già alle 20,40 rimangono solo staffette e premiazioni. Le gare si concludono (un po' in ritardo) con l'incredibile vittoria di Trinidad & Tobago nella 4X400 maschile. Stavolta però nessuno se ne va: ci sono le premiazioni e soprattutto la passerella finale di Bolt, che fa un giro di campo al ritmo di "Reggae Night" (stavolta cambiano: quando c'era di mezzo la Giamaica mettevano sempre "Jammin") e riceve in regalo un pezzo della pista delle Olimpiadi (sì, la vendono ancora a pezzi, anch'io ho comprato un paio di portachiavi: ma non la finiscono mai?) con il numero 7, come i suoi ori individuali ai Mondiali.
L'ultimo inno che suona è quello di Trinidad & Tobago: una signora dietro di me, nella zona disabili, lo canta. all'uscita incontro un gruppo di qatarioti e gli dico "ci vediamo a Doha". Prima però c'è Berlino, magari Birmingham e, per l'atletica in generale, più modestamente Rieti.
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