lunedì 13 agosto 2018

Europei di atletica a Berlino - 6^ giornata (12-08-2018)

E' uno di quei giorni in cui posso dire "c'ero anch'io": ho assistito a una gara di salto con l'asta veramente epica, conclusa con un record, quello juniores di Duplantis, che probabilmente rimarrà per tutto il resto della mia vita, sempre naturalmente che non lo batta lui stesso nel resto della stagione. l'ho vista anche da un'ottima posizione: alla fine delle prima curva, proprio davanti alla pedana. L'unica scomodità erano i 34 posti dal corridoio più vicino: cercando di uscire dalle file superiori, meno affollate, sono caduto e mi sono fatto un po' male.

La gara era cominciata con Stecchi, primo a saltare, che supera senza problemi 5,30 e, approfittando di un tentativo ripetuto, anche 5,50 alla prima. Considerato anche che uno è già uscito a 5,50, penso che basterà per un piazzamento decente, magari negli 8. Invece è l'unico a uscire a 5,65, a 5,75 sono ancora in 7, in 3 superano i 5,90 e un quarto, Lavillenie, conserva l'ultimo tentativo per 5,95 e li supera. Impressiona soprattutto la facilità con cui Duplantis e il russo Morgunov (che ammetto di non aver mai sentito nominare prima di questi Europei) superano quote come 5,80 o 5,85: alla fine arriveranno rispettivamente a 6,05 e 6,00 In 4 tentano i 6,00, con 5,90 si arriverà quarti. Alla fine il giro d'onore lo fanno solo Duplantis e Lavillenie, Morgunov no, non so se perché non ha una bandiera da mostrare o per altro. Anche lo speaker lo ignora bellamente, intervistando solo lo svedese e il francese.

La giornata era cominciata alle 9,20 circa con il passaggio della maratona femminile da Potsdamer Platz (avevo scelto di vedere il primo passaggio da lì in quanto era il punto più vicino al mio albergo). C'è poca gente. Passa in testa un gruppo di 9 con 2 italiane, ci sono atlete già staccate di 2 minuti.

Avevo in mente di guardare il secondo passaggio dal Reichstag, invece per un ritardo nei mezzi capisco che probabilmente non avrei fatto in tempo, quindi decido di andare direttamente all'arrivo: mentre mi avvicino, intravedo la partenza della gara maschile. Dopo un po' di giri, riesco a trovare un posto dove si veda sia il percorso, sia lo schermo, spostandosi appena. Col passare del tempo, però, la folla aumenterà e lo schermo si vedrà sempre meno. Non sempre comunque vederlo sarebbe stato d'aiuto, visto che in momenti decisivi delle gare facevano vedere interviste o baci tra spettatori.

Al secondo passaggio vedo la Dossena ancora in testa, al terzo l'attesa per vederla dopo il passaggio della prima sembra lunghissima, anche se in realtà è ancora a soli 12 secondi. Il distacco cresce sempre più: uno spera in un crollo verticale di qualcuna che la precede, ma alla fine chiude sesta. Bravissima la Bertone, ottava a 46 anni (solo 4 meno di me!). Tra gli uomini, primi due passaggi con tutti gli italiani nel primo gruppo, terzo con Rachik in testa e gli altri due italiani non lontani. Poi il belga mette il turbo e Rachik chiude terzo, e con Faniel (meglio che non scriva l'altro cognome) e La Rosa vince anche il titolo a squadre. All'arrivo degli ultimi mi chiedo se sarei in grado di tenere il passo delle ultime maratonete per gli ultimi 195 metri: forse solo di quelle particolarmente in crisi.

Entro nella Generali Arena (l'area recintata della piazza) per le premiazioni: all'inizi temo di restare in piedi e penso che non resisterei (lo sono da 3 ore), poi riesco a sedermi. Quando suonano l'inno italiano per la squadra maschile, lo canto. Alla fine la voce nn mi esce più tanto. ma uno spagnolo mi fa i complimenti. Tornando, incontro la Bertone, e faccio io i complimenti a lei.

La sera, si vede già dalle code all'ingresso, quasi inesistenti, che c'è meno gente di ieri: i biglietti venduti sono 40.000. L'anello inferiore in corrispondenza della prima curva è del rettilineo opposto è quasi tutto pieno, il resto molto meno. Rispetto al solito, si edono più britannici.

A parte l'asta, la serata si apre con la batterie delle due 4X100: tra le donne l'Italia approfitta della batteria più debole e passa, tra gli uomini saremmo passati a stento ma veniamo squalificati. La batteria dell'Italia si caratterizza per la caduta del quarto frazionista tedesco, che ricomparirà tutto fasciato come una mummia.

Vi sono altri due concorsi: martello donne e triplo uomini. Del primo, vedo bene l'atterraggio, l secondo lo vedo un po' meno bene, ma riesco a farmi un'idea del risultato attraverso la linea laser che segna la misura da battere: alcuni salti comunque li seguirò dallo schermo. Poche emozioni in entrambi: nel martello la favorita (non fatemi scrivere il nome!) tiene viva la gara un po' più del previsto con ul lancio sottotono, ma poi prende il largo nel secondo. Nel triplo, misure modeste: si entrava negli 8 con 16,48 e si andava a medaglia con 16,78: quanti ripianti per gli italiani! Risolve Evora al 5° con l'unico salto sopra i 17 metri.

In pista ci sono i 5000 femminili, dove nel finale le atlete sono distribuite su tutta la pista e si fatica a seguire: mi perdo la scena della Salpeter che sprinta con un giro d'anticipo. Seguono i 3000 siepi, con la vittoria della francofortese Krause su una svizzera che avevo scambiato per l'albanese, le maglie sono simili. Si chiude, in ritardo, con le staffette: molti non aspetteranno neanche la 4X100 maschile (senza la Germania), che si svolgerà con 20 minuti di ritardo.

E' stata anche l'unica giornata con le premiazioni allo stadio. Quando suona l'inno tedesco, non sono in molti a cantarlo: si sente appena di più di quello polacco.

Esco dallo stadio col senso di vuoto che pervade alla fine di una manifestazione come questa…











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