domenica 28 agosto 2022

Lazio - Inter (26-08-2022)

 Vado allo stadio direttamente dall'ufficio: sulla metro quelli che vanno allo stadio sono ancora una minoranza (certo, ci saranno anche quelli in incognito, ossia senza segni distintivi, come me), ma si vedono più interisti che laziali. Sul tram ci saranno invece più laziali, ma sempre molti interisti. Arrivo davanti ai cancelli verso le 19,15: penso quindi che ho tempo per prendermi da mangiare e mi dirigo verso ponte Milvio. passando, vedo il corteo congiunto dei tifosi, col bandierone di Diabolik. Mi fermo in una paninoteca, che però finisce il pane mentre sono in coda: mi tocca quindi andare in un chiosco (che era proprio quello che avrei voluto evitare) e fare un'altra coda. Comincio a pensare di non avere più tutto questo tempo. Mi danno una bottiglietta d'acqua leggerissima, che mi illudo che mi facciano portare dentro, come se non conoscessi il funzionamento degli stadi italiani (ormai sono troppo abituato a sport meno problematici del calcio): invece mi toccherà berla nei pochi metri tra il primo cancello, con controllo solo dei biglietti, e il controllo degli zaini, chiedendomi anche dove svuotarla se non fossi riuscito a finirla (alla fine la finisco).

C'è un po' di coda ai tornelli: vado al secondo cancello che trovo, pensando ce ne sia di meno, ma siamo lì. La fila scorre rapidamente, ma a bloccarla sarò proprio io, che passerò il biglietto solo al terzo tentativo. Solo dopo i tornelli c'è il controllo dei documenti, c'è poi un'altra fila di poliziotti, che penso controllino di nuovo gli zaini, invece niente, Sono dentro verso le 20,15: aspetto il mio amico laziale, ma visto che non arriva, mi dirigo verso il mio posto, che si trova in Tribuna Tevere, lato sud, verso il basso, molto vicino al posto dell'anno scorso. Ho scelto questo settore in quanto frequentato da interisti, e i miei due vicino di sedia lo saranno. Dall'altro lato avrò invece dei posti vuoti: i posti non occupati saranno molto di più di  quelli che risultavano liberi quando avevo comprato il biglietto. La Tribuna Monte Mario resterà vuota per almeno tre quarti, mentre gli altri settori saranno sostanzialmente pieni, anche se qualche vuoto si vedrà.



Prendo posto che stanno suonando "I giardini di marzo", che per i laziali è diventato un altro inno. Sono oltre la linea di porta: il campo vuoto sembra si veda bene, ma so già che farò fatica a distinguere le azioni dall'altro lato. Quando cominciano a dare le formazioni arriva il mio amico (che ha  posto dall'altro lato della tribuna) e andiamo a prenderci qualcosa: rientro durante l'ultimo rituale pre-partita, il volo dell'aquila. Poi sistemano a centro campo il logo della seria A col suo sponsor ed entrano i bambini; stavolta invece di far entrare i giocatori accompagnati ognuno da un bambino coi colori dell'altra squadra, prima entrano i bambini e poi i giocatori.

Si parte: dal mio lato c'è la porta dell'Inter. Questo vuol dire che vedrò male la maggior parte delle azioni del primo tempo, che si svolgeranno dall'altro lato. Il tema del primo tempo, infatti, sarà: Inter che attacca cercando Dumfries sulla fascia destra, il quale riceve palla, spesso salta  qualcuno ed entra in area, ma poi tutto finisce lì, da lontano non posso giudicare fino a che punto sia colpa dell'attacco e fino a che punto merito della difesa. Ma le poche volte che arriva in attacco è la Lazio ad essere più pericolosa: già verso la metà Zaccagni si trova solo in mezzo all'area e tira fuori di poco, poi, dopo un'altra occasione simile, al 40' lancio per Felipe Anderson, che si infila tra i difensori e segna. Dopo molti daranno la colpa anche a Handanovic, sul momento non mi è sembrato potesse fare molto. 




Il primo tempo finisce così e, anche a prescindere dal risultato, non è stato certo piacevole: tanto pressing, da entrambe le parti, e pochi spazi. Nell'intervallo, che dura un po' più del previsto, approfitto dei pochi posti occupati nella mia fila per allontanarmi. Si riprende, e all'inizio non sembra cambiato molto: dopo 1'30" intravedo una parata di Handanovic. Poi  però l'Inter si fa più pericolosa: comincia a farsi più pericolosa: fa qualche tiro in porta e guadagna calci d'angolo. Dopo 6' mischia in area: la palla si impenna e Lautaro riesce ad arrivare sulla ricaduta davanti ai difensori: 1-1. Per un po' l'Inter sembra in grado di prender il sopravvento: Dimarco pesca Dumfries solo davanti al portiere, ma decentrato: la schiacciata viene respinta. Verso la metà del secondo tempo la situazione cambia: la Lazio attacca sempre più e ho appena il tempo di pensare che si sta mettendo male che Felipe Alberto segna da fuori. Per quello che posso vedere dal mio lato, molto bello. Tutti i giocatori della Lazio escono dal campo e vanno a festeggiare sotto la curva, raggiunti dai panchinari.





L'Inter torn ad attaccare, ma in modo disordinato, anche perché il cambio degli esterni da Dumfries-Dimarco a Darmian-Gosens è stato senz'altro svantaggioso. Non spero tantissimo nel pareggio, anche se lazione giusta si può sempre azzeccare. Entra anche Correa, che viene fischiato tutte le volte che tocca palla, ma non risolve: siamo nella situazione di tante punte e nessuno che le serve. In un contropiede della Lazio un giocatore va a terra e mentre mi chiedo se il gioco sia fermo o no, la palla entra: il gioco non era fermo, è 3-1. Stavolta solo alcuni giocatori vanno a festeggiare sotto la curva, da campo e panchina.

Finisce così, esattamente come l'anno scorso (e mi consolo pensando che l'anno scorso non è stata una brutta stagione): è la terza sconfitta consecutiva dell'Inter con la Lazio che vedo (saltando la stagione 201-21, in cui gli spettatori erano stati solo 1000, a invito). Mi dirigo verso la fermata del tram, che trovo meno pieno della metro all'ora di punta. Ci sono interisti, con cui si discute della sconfitta e di quello che per i tifosi è sempre il primo responsabile, ossia l'allenatore (stavolta con qualche ragione...).

Vado a piedi da Piazzale Flaminio a Piazza di Spagna, e vedo ancora tifosi delle due squadre uno accanto all'altro. E mi dispiace di doverlo sottolineare.

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